scholarly journals Il calo delle prestazioni assistenziali durante il lockdown da Covid-19 in Italia: revisione da Pubmed

NSC Nursing ◽  
2021 ◽  
Author(s):  
Antonio Brusini ◽  
De Marco

Introduzione: La pandemia da Covid-19 ha inevitabilmente avuto un impatto significativo sul nostro stile di vita, stravolgendo e mutando modalità di lavoro, tempo libero e abitudini quotidiane. La più grande e grave pandemia degli ultimi 100 anni ha messo in luce la fragilità dei sistemi sanitari di tutto il mondo. Questo in Italia ha determinato, oltre alle migliaia di morti causate dal virus, anche i “danni collaterali” dovuti al fermo dei ricoveri ospedalieri e delle prestazioni ambulatoriali per tutti gli altri malati. Materiali e Metodi: Attraverso il motore di ricerca Pubmed, con filtro di ricerca la parola “lockdown” AND “Italy” e considerando il periodo di tempo tra l’01/02/2020 e il 6/11/2020, compaiono 591 risultati. Sono stati presi in considerazione esclusivamente gli articoli e le citazioni che contenessero dati ospedalieri riferiti al periodo gennaio - maggio 2020, per un confronto con lo stesso periodo del 2019 Analisi dei dati: Gli studi selezionati mostrano uniformemente in tutto il territorio italiano un calo di ingressi e di ricoveri per patologie diverse dal Covid-19. Su 40 studi presi in cosiderazione, solo una voce ha mostrato un aumento delle prestazioni rispetto all’anno precedente. Le prestazioni sono calate poiché, durante l’era del Coronavirus, si sono ridotte le risorse per tante patologie croniche e di urgenza e per la loro prevenzione, risorse che sono state invece destinate alla lotta al Coronavirus; inoltre sono calati gli accessi al Pronto Soccorso. Conclusione: per evitare eventuali future riduzioni di prestazioni ospedaliere causa pandemia occorre trovare soluzioni alternative all’ospedale, come il potenziamento della prevenzione e della medicina nel territorio. Inoltre è indispensabile l’informazione alla cittadinanza su un uso adatto del Pronto Soccorso, anche se il calo di ricoveri per patologie a rischio vita è un chiaro segno di paura al servirsi di tale servizio in caso di emergenza.

Author(s):  
Antônio Nelson Alencar de Araújo ◽  
Marcos Alexandre Casimiro de Oliveira

Introduzione: L’obesità patologica è caratterizzata da uno stato di insulino-resistenza ed è spesso associata alla sindrome metabolica, aumentando la mortalità generale e cardiovascolare. A causa dei risultati insoddisfacenti nel trattamento convenzionale in specifici gruppi di pazienti, l’intervento invasivo è un’alternativa. Tuttavia, può essere indicato, soprattutto in situazioni in cui il paziente ha grave obesità o obesità morbosa. Obiettivo: Il presente studio mira a valutare i cambiamenti nei parametri della sindrome metabolica dopo la chirurgia bariatrica. Metodologia: Si tratta di una revisione integrativa della letteratura eseguita attraverso ricerche nei database Scielo, LILACS e PUBMED utilizzando i seguenti descrittori di scienze della salute controllate (DeCS): Chirurgia bariatrica, bypass gastrico, obesità e sindrome metabolica. I criteri di inclusione erano: articoli in inglese o portoghese, testo per intero, pubblicazioni nel periodo 2009-2019 in formato articolo che ha affrontato il tema descritto. Sono state escluse le pubblicazioni duplicate, gli articoli che non hanno approfondito il tema dopo aver letto i rispettivi abstract e articoli che non soddisfano gli obiettivi di questo studio. Risultati: Secondo l’analisi dei risultati, è stata osservata una riduzione dell’86,1% nella prevalenza della sindrome metabolica; 65,3% nell’ipertensione arteriosa e 84,2% nella glicemia a digiuno alterata. Si può osservare una normalizzazione della circonferenza addominale nel 35,4% dei pazienti, un aumento del 35,8% nei livelli di HDL e alti valori di trigliceridi. Tra i risultati ottenuti, l’aumento di HDL non ha ottenuto grande rilevanza, così come la diminuzione della circonferenza addominale. Conclusione: Lo studio ha mostrato una relazione positiva tra la chirurgia bariatrica e i parametri della sindrome metabolica. I risultati presentati sono stati favorevoli quando la chirurgia è stata associata a uno stile di vita sano e fattori che contribuiscono alla gestione efficace di questa condizione nella maggior parte dei casi analizzati. Tuttavia, il follow-up multiprofessionale, in particolare per le cure mediche, nutrizionali e psicologiche, è essenziale per avere un impatto positivo sulla qualità della vita di questi pazienti.


2016 ◽  
Author(s):  
Niccolò Lombardi

Le reazioni avverse a farmaco (ADR) hanno un notevole impatto sulla salute dei pazienti. Lo scopo di questa tesi di dottorato è stato quello di analizzare l’impatto delle ADR sugli accessi in pronto soccorso, utilizzando i dati ottenuti dallo studio MEREAFaPS. I pazienti anziani sono risultati il gruppo più esposto ad ADR. I disturbi gastrointestinali sono state le reazioni avverse maggiormente riportate. L’acido acetilsalicilico ed il warfarin sono stati i due farmaci più segnalati. Il 17% delle ADR gravi e il 32% dei decessi correlati sono stati classificati come evitabili. L’età anziana è risultato essere il principale fattore di rischio associato ad ADR, si sottolinea per questo la necessità di un uso più attento dei farmaci in questo gruppo di pazienti.


2002 ◽  
Vol 15 (6) ◽  
pp. 705-711
Author(s):  
P. Renzetti ◽  
R. C. Parodi ◽  
C. Ottonello ◽  
F. Zandrino ◽  
M. Cossu ◽  
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L'elevato peso atomico del Gd giustifica l'ipotesi di un utilizzo in tomografia computerizzata (TC) di mezzi di contrasto (MdC) già clinicamente in uso in risonanza magnetica (RM). Il potenziamento TC determinato dalla Gadodiamide (Gd-DTPA-BMA, Omniscan, Nycomed-Amersham), MdC paramagnetico non ionico, è stato valutato e quantificato in vitro e in vivo. Due serie di soluzioni scalari di Gadodiamide e di MdC iodato (Iopamiro 370, Bracco) sono state sottoposte a scansione TC per la quantificazione densitometrica in unità Hounsfield (UH). Sette pazienti affetti da neoplasia intracranica sono stati sottoposti a TC prima e dopo somministrazione endovenosa di 0,3 mmol/Kg di Gadodiamide; sono stati rilevati i valori medi di densità pre- e postcontrasto a livello dell'arteria basilare e della massa tumorale. Nello studio in vitro, a parità di concentrazione molare del MdC, è risultata maggiore la densità media della soluzione di gadodiamide rispetto al MdC iodato, superiorità statisticamente significativa (test F, p < 0,0001), a conferma del fatto che il Gd ha caratteristiche fisiche che lo rendono utilizzabile in MdC per TC. Nello studio in vivo, la gadodiamide ha determinato incrementi densitometrici medi (postcontrasto /precontrasto) del 71,05% per l'arteria basilare e del 45,23% per la lesione tumorale, consentendo una sufficiente apprezzabilità soggettiva dell'enhancement. La Gadodiamide può essere utilizzata come MdC in TC in pazienti con dubbia o asserita diatesi allergica per i MdC iodati allorquando non sia praticamente disponibile la RM (urgenze!) o sussistano importanti controindicazioni (pacemaker, ecc.). L'osmolarità medio-bassa (780 mOsm/Kg) e il profilo tossi-cologico favorevole della Gadodiamide permettono di ipotizzare l'utilizzo di dosi anche più elevate. Tali risultati preliminari rafforzano l'ipotesi della messa a punto di MdC per TC a base di Gd; più atomi di Gd potrebbero ad esempio essere contenuti all'interno della molecola con il duplice effetto di ridurre la tossicità ed elevare il peso atomico del MdC. Gadolinium (Gd) high atomic weight can enable us to use the Gd-chelates as contrast agents (c.a.) in computed tomography (CT). CT contrast enhancement (c.e.) due to Gadodiamide (Gd-DTPA-BMA, Omniscan, Nycomed-Amersham), a non-ionic paramagnetic c.a. used in magnetic resonance (MR) imaging, was evaluated and quantified through an in vitro and in vivo study.


1997 ◽  
Vol 10 (2_suppl) ◽  
pp. 148-148
Author(s):  
L. Manfrè ◽  
R. Angileri ◽  
G. Caruso ◽  
V. D'Antonio ◽  
M. De Maria ◽  
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A differenza dell'Angiografia, l'esame Angio-RM consente la simultanea visualizzazione dei vasi del poligono. Si è valutata la correlazione esistente tra calibro dei sifoni e asimmetrie di sviluppo del poligono nella popolazione normale. Sono stati esaminati 3 casi di occlusione totale di una carotide. 120 pazienti privi di patologie vascolari o neoplastiche sono stati sottoposti ad esame Angio-RM 3DTOF con Magnetization Tranfer e TONE. Sono state valutate le immagini di sorgente e 3DMIP, prima e dopo sottrazione dei pixel non vascolari. I pazienti sono stati suddivisi in 5 gruppi: I = aplasia di A1, II = ipoplasia di A1, III = lieve asimmetria di A1, IV ? arteria comunicante posteriore fetale, V = poligono simmetrico. Inoltre i pazienti sono stati suddivisi in base al calibro della carotide interna in: A (simmetrico), B (lieve asimmetria), e C (marcata asimmetria). è stata calcolata la percentuale di differenza di calibro (PDC) tra carotide destra e sinistra (Cmin/Cmax). Sono stati posti in correlazione PDC e simmetria dei vasi del poligono. I pazienti del gruppo C sono stati sottoposti a color Doppler dei vasi al collo, per escludere vasculopatia a monte. Una differenza statisticamente significativa in termini di PDC tra sifone carotideo destro e sinistro è stata osservata unicamente nei pazienti di gruppo I e II. I pazienti affetti da occlusione del sifone carotideo con compenso via Al dimostravano un calibro di Al superiore rispetto ai gruppi III, IV e V. Per quanto una asimmetria di calibro dei sifoni carotidei possa suggerire l'esistenza di una patologia vascolare a monte, è necessario considerare le varianti anatomiche correlate all'asimmetrico del poligono di Willis. Il bilancio dei rami collaterali esistenti a livello del poligono di Willis mediante Angio-RM è importante per la valutazione dei possibili circoli di compenso.


1992 ◽  
Vol 5 (1_suppl) ◽  
pp. 135-140 ◽  
Author(s):  
S. Perini ◽  
A. Beltramello ◽  
C. Mazza ◽  
A. Maschio ◽  
E. Piovan ◽  
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Keyword(s):  

Sono stati sottoposti a trattamento endo-vascolare 19 pazienti in età pediatrica. L'embolizzazione è stata praticata come metodica pre-operatoria (9 casi); pre-radiochirurgica (2 casi); come singolo atto terapeutico per il trattamento di 1 fistola A-V diretta e di 1 aneursma della vena di Galeno; come terapia palliativa in 6 MAV giganti a sede centrale profonda. In tutti i casi è stata effettuata una embolizzazione particolata utilizzando in 17 casi come agente embolizzante il filo di polylene e in 2 casi particelle di spugna di Silastic. In base ai risultati, alle complicanze, al controllo successivo, sono state tratte le seguenti conclusioni: il trattamento vascolare delle lesioni del bambino rappresenta una efficace metodica prechirurgica soprattutto per le MAV estese e in sede critica. L'efficacia del trattamento come metodica pre-radiochirurgica non è ancora stata ben determinata. L'esiguità dei casi sottoposti non ha permesso una conclusione defmitiva, comunque l'embolizzazione ha permesso la riduzione del nido angiomatoso a dimensioni suscettibili di radio-chirurgia. Utilizzata come unica terapia, in assenza d'intervento, la metodica si è rivelata molto utile nel trattamento delle fistole A-V a linea retta (1 caso guarito definitivamente) e nel trattamento dell'aneurisma della vena di Galeno (1 caso trattato incompletamente e tuttora in osservazione). Non sono stati riscontrati, invece, risultati soddisfacenti nel trattamento palliativo di MAV cerebrali molto estese (sopra i 50 ml). In questi casi l'embolizzazione non ha contribuito ad un miglioramento significativo della recidiva emorragica e della mortalità, stimata sulla base della storia naturale ma, al contrario, ha sottoposto i piccoli pazienti a rischi di ischemia e soprattutto di emorragia. Per questi motivi il nostro orientamento attuale è di non sottoporre a trattamento tali malformazioni in età pedriatrica.


2010 ◽  
pp. 7-19
Author(s):  
Dina Di Giacomo ◽  
Lucia S. De Federicis ◽  
Domenico Passafiume
Keyword(s):  

Le ricerche sullo sviluppo della rete semantica presenti in letteratura sono numerose e sono state condotte sui processi sottostanti la strutturazione della capacitŕ semantica utilizzando diversi approcci di studio. Nel presente lavoro abbiamo studiato lo sviluppo e l'utilizzo delle categorie di associazione semantica in etŕ pre-scolare e scolare. L'obiettivo č la verifica della presenza e dell'uso di categorie semantiche nel periodo dello sviluppo cognitivo e se dipenda dall'inserimento in un percorso scolastico strutturato, o sia ascrivibile all'esperienza diretta delbambino; le ipotesi che abbiamo voluto verificare sono la progressivitŕ della competenza nell'utilizzazione di categorie associative nel corso della infanzia e che la competenza nell'uso delle categorie di associazione non sia dovuta alla scolarizzazione. Alla presente ricerca hanno partecipato 129 bambini (64 maschi e 65 femmine) di etŕ compresa tra i 50,8 mesi (&plusmn; 3.0) ed i 92,4 mesi (&plusmn; 4,0), divisi in 4 gruppi, dal secondo anno di scuola materna al secondo anno della scuola elementare. I bambini sono stati sottoposti ad un compito di associazione semantica. Le categorie prese in considerazione sono: Funzione, Parte-tutto, Contiguitŕ, Attributo, Superordinata. I risultati hanno evidenziato la presenza di differenze significative nell'uso delle cinque categorie in relazione all'etŕ dei bambini. In particolare, la capacitŕ di utilizzare la Funzione č apparsa significativamente migliore rispetto alla categoria Superordinata; inoltre le differenze tra le categorie variano con il crescere dell'etŕ.


2012 ◽  
pp. 327-358
Author(s):  
Drew Westen ◽  
Jonathan Shedler ◽  
Bekh Bradley ◽  
Jared A. DeFife

Viene presentato un sistema diagnostico della patologia di personalitŕ derivato empiricamente, clinicamente rilevante e di agevole uso quotidiano. Un campione randomizzato di 1.201 psichiatri e psicologi clinici statunitensi ha descritto un proprio paziente, selezionato in modo casuale e affetto da un disturbo della personalitŕ, utilizzando la Shedler-Westen Assessment Procedure-II (SWAP-II). L'analisi fattoriale ha prodotto 10 diagnosi di personalitŕ, clinicamente coerenti, organizzate in tre cluster sovraordinati: internalizzante, esternalizzante e borderline-disregolato. Le descrizioni col punteggio piů elevato sono state selezionate per costruire un prototipo di ogni sindrome di personalitŕ. In un secondo campione indipendente, i ricercatori e i clinici sono stati in grado di diagnosticare le sindromi di personalitŕ con un elevato accordo e un livello minimo di comorbilitŕ. Questi 10 prototipi diagnostici sono empiricamente fondati e clinicamente rilevanti.


1994 ◽  
Vol 43 (1-2) ◽  
pp. 116-116
Author(s):  
R. Staffolani ◽  
G. Biagini ◽  
A. Pugnaloni ◽  
E. Salvolini ◽  
N. Cester ◽  
...  
Keyword(s):  

AbstractLe gravidanze gemellari sono caratterizzate da riduzioni delle dimensioni del feto accompagnati dai corrispondenti riduzioni placentari, come precedentemente riportato. Anche modificazioni sono state evidenziate a carico degli altri annessi embrionali, mentre varie sono le problematiche non risolte. Pertanto noi abbiamo voluto valutare le caratteristiche morfofunzionali delle vene ombelcali cordonali di gemelli dicoriali confrontandoli con quelle di gravidanze normali a termine. Sono stati analizzati i cordoni ombelicali di gravidanze a termine e da una gravidanza gemellare dicoriale recisi dalla placenta subito dopo il parto. È stata utilizzata la microscopia elettronica a trasmissione (TEM) e a scansione (SEM). Per l'indagine immuno istochimica è stata impiegata la tecnica del complesso avidina-biotina perossidasi. Le cellule endoteliali sono state ottenute con il metodo di Jaffe e per gli studi di fluorescenza è stata utilizzata la sonda l-(4 trimetilaminofenil) 6 fenil-1,3,5 — esatriene (TMA-DPH).Nei cordoni ombelicali ottenuti da gravidanze normali a termine esse presentano una completa fase di differenziamento. Abbiamo infatti osservato: 1) elementi modicamente appiattiti, 2) protrusioni citoplasmatiche, 3) vescicole di pinocitosi e citoplasmatiche, 4) aggregati di lisomi, 5) corpi di Weibel e Palade, 6) nucleo lenticolare, 7) nucleo evidente con predominante eucromatina. La tonaca media appare ricca di fibrocellule muscolari lisce ricche di filamenti di tipo contrattile. Nei gemelli le celule endoteliali appaiono globose con aspetti di attività cellulare come anche confermato dagli studi biochimici. Le cellule muscolari sottostaminali risultano assai ricche di reticolo ergastoplasmatico e con fenotipo sintetico.In conclusione per quanto concerne il cordone ombelicale quanto da noi osservato istochimicamente ultrastrutturalmente biochimicamente pare sottolineare uno stato di minor maturità delle gravidanze gemellari rispetto ai controlli normali a termine.


1993 ◽  
Vol 6 (3) ◽  
pp. 267-273 ◽  
Author(s):  
A. Bozzao ◽  
M. Gallucci ◽  
I. Aprile ◽  
M. Mastantuono
Keyword(s):  

Scopo dello studio è stata la valutazione della storia naturale delle ernie discali lombari nei pazienti sottoposti a terapia non chirurgica. Lo studio si è sviluppato in due fasi successive. In una prima sono stati valutati con RM 69 pazienti cui era stata precedentemente diagnosticata (sempre con RM) un'ernia del disco lombo-sacrale è che non erano stati sottoposti ad intervento chirurgico. In una seconda fase, piü propriamente prospettica è stato eseguito il medesimo studio su 10 pazienti integrando la valutazione RM con il mezzo di contrasto. Le modificazioni volumetriche dell'ernia discale rilevate nei corso dello studio sono state suddivise in 4 classi. Analogamente sono state valutate le modificazioni del potenzialento peridiscale (ove presente) nei pazienti inclusi alla seconda fase dello studio. Nei 65% dei pazienti e stata evidenziata una riduzione del materiale erniato superiore al 30%; solo 1'8% mostrava viceversa un incremento. Nei casi in cui fosse stato dimostrato al primo esame RM un potenziamento peridiscale significativo è stata dimostrata una phi elevata incidenza di riduzione del volume del frammento erniato.


2017 ◽  
Vol 37 (2) ◽  
pp. 94-101 ◽  
Author(s):  
M. Castagnola ◽  
E. Scarano ◽  
G.C. Passali ◽  
I. Messana ◽  
T. Cabras ◽  
...  

Lo studio della proteomica salivare, test economico e non invasivo, rappresenta una fonte di numerose informazioni, ed è utile per la diagnosi di svariate malattie. Da quando siamo entrati nell’era della tecnologia genomica e delle scienze “omiche”, la raccolta di campioni salivari è aumentata esponenzialmente. Recenti piattaforme proteomiche hanno analizzato il proteoma salivare umano, caratterizzando circa 3000 peptidi e proteine, espressi in maniera differente: più del 90% in peso deriva dalla secrezione delle tre ghiandole salivari maggiori, mentre la restante parte proviene dalle ghiandole salivari minori, dal fluido crevicolare gengivale, da essudati mucosi e dalla microflora orale. L’obiettivo principale dell’analisi proteomica è discriminare tra condizioni fisiologiche e patologiche. Ad oggi, tuttavia, non esiste un preciso protocollo che permetta di analizzare l’intero proteoma salivare, pertanto sono state realizzate svariate strategie. Innanzitutto, è possibile distinguere due tipologie di piattaforme proteomiche: l’approccio “top-down” prevede l’analisi delle proteine sotto esame come entità intatte; nell’approccio “bottom-up” la caratterizzazione della proteina avviene mediante lo studio dei peptidi ottenuti dopo digestione enzimatica (con tripsina tipicamente). A causa di questa eterogeneità, per una stessa patologia sono stati proposti differenti biomarkers. Il proteoma salivare è stato caratterizzato in numerose malattie: carcinoma squamoso e leucoplachie orali, malattia del trapianto contro l’ospite (GVHD) cronica, sindrome di Sjögren e altri disordini autoimmuni come la sindrome SAPHO (sinovite, acne, pustolosi, iperostosi e osteite), schizofrenia e disordine bipolare, malattie genetiche come la sindrome di Down o la malattia di Wilson. In conclusione, i risultati delle ricerche riportate in questa review suggeriscono che nel prossimo futuro la saliva diverrà un fluido di indubbia rilevanza diagnostica utile per fini clinici, sia diagnostici, sia prognostici.


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