Trattamento endovascolare di aneurisma gigante rotto dell'arcata pancreatico-duodenale in paziente con occlusione del tripode

2018 ◽  
Vol 5 (3) ◽  
Author(s):  
Matteo Arnó ◽  
Arianna Nivolli ◽  
Antonio Barile ◽  
Diego Ivaldi ◽  
Paolo Gazzo
1996 ◽  
Vol 9 (2_suppl) ◽  
pp. 173-175 ◽  
Author(s):  
F. Resta ◽  
A. Bettinelli ◽  
S. Lucchi ◽  
M. Leonardi

Dall'agosto 93 al novembre 95 sono stati affrontati complessivamente 39 aneurismi cerebrali in 38 pazienti, utilizzando spirali MDS Balt. Tra questi, in 11 casi l'aneurisma era localizzato a livello della carotide intracranica. In 10 casi su 11 il trattamento è stato effettuato entro i primi sette giorni dall'episodio di emorragia subaracnoidea; le condizioni cliniche degli 11 pazienti, secondo i valori della scala di Hunt ed Hess, erano così distribuite: 7 pazienti <=2 e 4 pazienti tra 3 e 5. Un'occlusione completa dell'aneurisma è stata ottenuta in 3 casi; in 1 di questi casi l'occlusione completa è stata raggiunta in due sedute successive. Un'occlusione subtotale intorno al 90% è stata raggiunta in 3 casi. In 1 di tali casi l'aneurisma è risultato occluso al 100% al controllo angiografico un mese dopo il trattamento. In 5 casi non è stato possibile effettuare il trattamento a causa di difficoltà tecniche; in 1 di questi 5 casi si è osservata rottura della sacca aneurismatica durante il trattamento. In un solo caso trattato si è verificata l'insorgenza, sette giorni dopo la procedura, di un'emiparesi da probabile fenomeno tromboembolico: il recupero clinico è stato comunque soddisfacente. I risultati ottenuti vengono analizzati con l'obbiettivo di contribuire ad un effettivo e motivato inserimento di questa tecnica nel protocollo terapeutico.


2000 ◽  
Vol 13 (3) ◽  
pp. 495-507
Author(s):  
G. Bonaldi

Il basicranio è sede di una grande varietà di eventi patologici; la sua complessità anatomica condiziona una difficile accessibilità terapeutica, in particolare chirurgica. La neuroradiologia interventistica diviene quindi strumento di grandi utilità e versatilità, potendo da un lato intervenire a supporto del chirurgo, con tecniche di embolizzazione preoperatoria, dall'altro potendo realizzare trattamenti definitivi di lesioni non altrimenti aggredibili. Le lesioni neoplastiche di interesse neurointervenzionistico che più frequentemente coinvolgono tale distretto sono: - i meningiomi, tendenzialmente meno ipervascolari rispetto a quelli della volta, possono beneficiare di un'embolizzazione preoperatoria, in tal caso solitamente realizzata con particelle solide di piccole dimensioni. L'obiettivo è quello di ottenere una devascolarizzazione il più radicale e il più distale possibile; per tale motivo vengono utilizzate particelle anche di diametro medio inferiore ai cento micron, le particelle più usate sono di P.V.A. (gelatina di alcol di polivinile), la tecnica è quella della microcateterizzazione iperselettiva dei rami durali afferenti. Spesso l'asportazione radicale di neoplasie della base cranica (tipicamente i meningiomi della regione cavernosa) non può prescindere da una dissecazione del tumore dalle pareti dall'arteria carotide interna, con conseguente rischio intraoperatorio di lesione od occlusione della stessa. In questi casi diventa importante l'esecuzione preoperatoria di un test d'occlusione per valutare i circoli di compenso. - I chemodectomi sono tumori ipervascolari, pressoché ubiquitari ma la cui sede più frequente è rappresentata dalla regione timpano-giugulare. Una loro asportazione chirurgica totale, che può condurre alla completa guarigione, non può assolutamente prescindere da una devascolarizzazione preoperatoria mediante embolizzazione. Quest'ultima può essere realizzata sia con particelle solide, sia con colle acriliche. - L'angiofibroma giovanile naso-faringeo è una lesione neoplastica benigna, modicamente vascolarizzata, originante a livello del forame sfeno palatino, spesso con coinvolgimento verso l'alto delle regioni etmoidali e del basicranio anteriore, con apporti al circolo patologico neoformato originanti dai sifoni carotidei o dalle arterie oftalmiche, di difficile embolizzazione per via endovascolare con tecnica di microcateterismo; la neoplasia può quindi essere embolizzata mediante puntura diretta (attraverso orifici naturali o per via percutanea) e successiva iniezione di colla acrilica. Alcune malformazioni vascolari che coinvolgono il basicranio sono di particolari interesse terapeutico mediante gli approcci endovascolari della neuroradiologia interventistica. Gli aneurismi del sifone carotideo intracavernoso, che solitamente si rendono evidenti clinicamente quando raggiungono le dimensioni dell'aneurisma gigante, possono essere trattati mediante embolizzazione selettiva con spirali di Guglielmi e risparmio dell'arteria portante; più frequentemente per il loro trattamento è necessario il sacrificio dell'asse carotideo interno, mediante occlusione con palloncini staccabili previo test d'occlusione. Le fistole carotido cavernose dirette sono più spesso di natura post-traumatica, meno frequentemente da rottura di aneurisma intracavernoso, da collagenopatia, da displasia fibro-muscolare. Il trattamento endovascolare è particolarmente elegante, e uno dei primi trattamenti eseguiti a livello intracranico per via endovascolare. La tecnica consiste nel ripristinare la normale pervietà dell'arteria carotide interna, occludendo il tramite patologico, mediante gonfiaggio di un palloncino staccabile nel versante venoso. Solo nelle lesioni traumatiche più gravi, con lacerazioni irregolari o multiple della parete arteriosa, può essere necessario il sacrificio della stessa. È possibile in casi selezionati anche un trattamento per via venosa, mediante stipamento del seno cavernoso con spirali staccabili di Guglielmi. Le fistole durali più frequenti sono a livello della loggia cavernosa e delle regioni dei seni trasverso e sigmoideo. Esse possono essere trattate mediante embolizzazione degli apporti arteriosi durali, con particelle solide oppure con con colle acriliche; è possibile anche un approccio per via venosa a livello di un seno durale di scarico, solitamente occluso per pregresso evento trombotico, e successivo stipamento con spirali metalliche. Nei casi ritenuti chirurgici, con clippaggio dell'origine delle vene di scarico intracraniche, l'embolizzazione preoperatoria può ridurre il rischio dell'intervento diminuendo la pressione nelle strutture venose.


2016 ◽  
Vol 36 (2) ◽  
pp. 149-152
Author(s):  
P. PELLICCIA ◽  
M. BARTOLOMEO ◽  
G. IANNETTI ◽  
A. BONAFÉ ◽  
M. MAKEIEFF

Descriviamo il caso di un pseudoaneurisma di origine traumatica dell’arteria carotide interna destra localizzato all’interno di un seno sfenoidale fratturato che si è sviluppato in un paziente che aveva riportato delle fratture dell’osso frontale e della base cranica che coinvolgevano le pareti del seno sfenoidale e il canale della carotide malgrado l’angio-TC precoce fosse negativa. Il paziente ha presentato due episodi di epistassi ritardata massiva potenzialmente letale prima di essere trattato con successo con tecniche endovascolari utilizzanti spirali metalliche e uno stent non ricoperto. Questo caso sottolinea il fatto che i pazienti con trauma cranico che presentano fratture nel seno sfenoidale con o senza epistassi massiva dovrebbero essere studiati il più presto possibile alla ricerca dello sviluppo di uno pseudoaneurisma postraumatico della carotide interna. Se la prima angio-TC è negativa, un’epistassi ricorrente dovrebbe condurre alla realizzazione di una seconda angio-TC poiché lo pseudoaneurisma richiede tempo per svilupparsi. Un trattamento endovascolare precoce con uno stent non ricoperto può impedire il decesso del paziente.


2012 ◽  
Vol 17 (3) ◽  
pp. 1-19
Author(s):  
P. Alric ◽  
L. Canaud ◽  
P. Branchereau ◽  
C. Marty-Ane

1996 ◽  
Vol 9 (6) ◽  
pp. 743-748
Author(s):  
S. Perini ◽  
P. Zampieri ◽  
L. Rosta ◽  
E. Piovan ◽  
G. Barone ◽  
...  

La nostra casistica comprende 29 pazienti sottoposti a trattamento endovascolare per la presenza di una MAV di tipo piale. I pazienti sono stati trattati con varie metodiche (embolizzazione a «flusso libero» 2 casi, embolizzazione particolata con micro-emboli di filo da sutura -17 casi, embolizzazione con colla acrilica- 10 casi). È stato fatto un confronto tra la serie trattata in età pediatrica e quella dei pazienti adulti evidenziando alcune significative differenze di angio-architettura e sede della MAV: in età pediatrica sono risultate più frequenti le MAV mono o pauci- peduncolari, le fistole dirette e quelle a nido plessiforme fistoloso ad alto flusso e le malformazioni giganti a sede sottotentoriale e centrale profonda. Nel primo caso il trattamento di elezione è risultato essere quello con colla acrilica associato a radiochirurgia con guarigione definitiva in 3 casi. Nelle FAV dirette e nelle MAV ad alto flusso abbiamo impiegato come agenti embolizzanti filo da sutura e colla acrilica con risultato definitivo. Il trattamento delle MAV sottotentoriali e a sede centrale profonda rappresenta il problema di più difficile soluzione in età pediatrica. In due pazienti l'embolizzazione con colla ha consentito di effettuare la radio-chirurgia (MAV giganti cerebellari). Non riteniamo che attualmente alcuna tecnica endovascolare consenta un trattamento sicuro delle estese MAV centrali profonde. Ogni trattamento, nei bambini ancor più che nell'adulto, deve richiedere una attenta valutazione del rapporto rischio/ beneficio della metodica con riferimento ai dati della storia naturale.


2002 ◽  
Vol 15 (1) ◽  
pp. 69-84
Author(s):  
S. Perini ◽  
F. Causin ◽  
L. Castellan

Il trattamento endovascolare con colla acrilica o altri agenti embolizzanti viene utilizzato con vantaggio nella terapia delle MAV encefaliche da oltre vent'anni. Oggi rappresenta, per lo più, la fase preliminare alla micro-chirurgia o alla radio-chirurgia stereotassica con soddisfacente risultato terapeutico anche nelle malformazioni localizzate in sede eloquente o critica. L'embolizzazione praticata come unico atto terapeutico volto alla guarigione della MAV è sensibilmente meno efficace della terapia combinata. Le percentuali di occlusione completa e definitiva del “nidus” riportate in letteratura non sono omogenee ed oscillano per lo più tra il 10% e il 20% dei casi. Dal 1993 ad oggi sono stati sottoposti a trattamento endovascolare 138 pazienti: di questi, 37 (27%) sono stati sottoposti ad embolizzazione come unico gesto terapeutico. L'occlusione completa e definitiva del nido angiomatoso con la sola iniezione di colla acrilica è stata ottenuta in 16 su 138 casi (11.5%). L'incidenza delle complicanze riscontrate nella nostra serie è stata del 23%, quasi completamente riferibile al trattamento delle malformazioni situate in area eloquente o critica. Non sono state riscontrate complicanze mortali. Sulla base dei nostri risultati sembrano importanti le seguenti considerazioni riguardanti l'efficacia, le complicanze e le indicazioni della metodica. L'occlusione completa e definitiva del “nidus” di una MAV dopo embolizzazione rappresenta tutt'ora, dopo oltre vent'anni dalla introduzione della tecnica, un'evenienza piuttosto rara legata a circostanze non completamente prevedibili. L'emorragia rappresenta l'evenienza più grave conseguente alla embolizzazione e rappresenta la causa principale della maggior parte dei deficit neurologici gravi riscontrati sia durante il trattamento sia nei giorni successivi. Sulla base dei dati della letteratura e da quelli emersi dalla nostra casistica non è stato possibile stabilire indicazioni certe al trattamento con la sola embolizzazione. Esistono, invece, condizioni cliniche e morfologiche che sconsigliano la chirurgia o la radio-chirurgia e quindi anche il trattamento combinato.


2012 ◽  
Vol 17 (2) ◽  
pp. 1-18
Author(s):  
J.-P. Becquemin ◽  
M. Majewski ◽  
P. Desgranges ◽  
E. Allaire ◽  
H. Kobeiter ◽  
...  

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