Trattamento endovascolare di 11 aneurismi della carotide intracranica mediante spirali MDS Balt

1996 ◽  
Vol 9 (2_suppl) ◽  
pp. 173-175 ◽  
Author(s):  
F. Resta ◽  
A. Bettinelli ◽  
S. Lucchi ◽  
M. Leonardi

Dall'agosto 93 al novembre 95 sono stati affrontati complessivamente 39 aneurismi cerebrali in 38 pazienti, utilizzando spirali MDS Balt. Tra questi, in 11 casi l'aneurisma era localizzato a livello della carotide intracranica. In 10 casi su 11 il trattamento è stato effettuato entro i primi sette giorni dall'episodio di emorragia subaracnoidea; le condizioni cliniche degli 11 pazienti, secondo i valori della scala di Hunt ed Hess, erano così distribuite: 7 pazienti <=2 e 4 pazienti tra 3 e 5. Un'occlusione completa dell'aneurisma è stata ottenuta in 3 casi; in 1 di questi casi l'occlusione completa è stata raggiunta in due sedute successive. Un'occlusione subtotale intorno al 90% è stata raggiunta in 3 casi. In 1 di tali casi l'aneurisma è risultato occluso al 100% al controllo angiografico un mese dopo il trattamento. In 5 casi non è stato possibile effettuare il trattamento a causa di difficoltà tecniche; in 1 di questi 5 casi si è osservata rottura della sacca aneurismatica durante il trattamento. In un solo caso trattato si è verificata l'insorgenza, sette giorni dopo la procedura, di un'emiparesi da probabile fenomeno tromboembolico: il recupero clinico è stato comunque soddisfacente. I risultati ottenuti vengono analizzati con l'obbiettivo di contribuire ad un effettivo e motivato inserimento di questa tecnica nel protocollo terapeutico.

1996 ◽  
Vol 9 (6) ◽  
pp. 743-748
Author(s):  
S. Perini ◽  
P. Zampieri ◽  
L. Rosta ◽  
E. Piovan ◽  
G. Barone ◽  
...  

La nostra casistica comprende 29 pazienti sottoposti a trattamento endovascolare per la presenza di una MAV di tipo piale. I pazienti sono stati trattati con varie metodiche (embolizzazione a «flusso libero» 2 casi, embolizzazione particolata con micro-emboli di filo da sutura -17 casi, embolizzazione con colla acrilica- 10 casi). È stato fatto un confronto tra la serie trattata in età pediatrica e quella dei pazienti adulti evidenziando alcune significative differenze di angio-architettura e sede della MAV: in età pediatrica sono risultate più frequenti le MAV mono o pauci- peduncolari, le fistole dirette e quelle a nido plessiforme fistoloso ad alto flusso e le malformazioni giganti a sede sottotentoriale e centrale profonda. Nel primo caso il trattamento di elezione è risultato essere quello con colla acrilica associato a radiochirurgia con guarigione definitiva in 3 casi. Nelle FAV dirette e nelle MAV ad alto flusso abbiamo impiegato come agenti embolizzanti filo da sutura e colla acrilica con risultato definitivo. Il trattamento delle MAV sottotentoriali e a sede centrale profonda rappresenta il problema di più difficile soluzione in età pediatrica. In due pazienti l'embolizzazione con colla ha consentito di effettuare la radio-chirurgia (MAV giganti cerebellari). Non riteniamo che attualmente alcuna tecnica endovascolare consenta un trattamento sicuro delle estese MAV centrali profonde. Ogni trattamento, nei bambini ancor più che nell'adulto, deve richiedere una attenta valutazione del rapporto rischio/ beneficio della metodica con riferimento ai dati della storia naturale.


2002 ◽  
Vol 15 (1) ◽  
pp. 69-84
Author(s):  
S. Perini ◽  
F. Causin ◽  
L. Castellan

Il trattamento endovascolare con colla acrilica o altri agenti embolizzanti viene utilizzato con vantaggio nella terapia delle MAV encefaliche da oltre vent'anni. Oggi rappresenta, per lo più, la fase preliminare alla micro-chirurgia o alla radio-chirurgia stereotassica con soddisfacente risultato terapeutico anche nelle malformazioni localizzate in sede eloquente o critica. L'embolizzazione praticata come unico atto terapeutico volto alla guarigione della MAV è sensibilmente meno efficace della terapia combinata. Le percentuali di occlusione completa e definitiva del “nidus” riportate in letteratura non sono omogenee ed oscillano per lo più tra il 10% e il 20% dei casi. Dal 1993 ad oggi sono stati sottoposti a trattamento endovascolare 138 pazienti: di questi, 37 (27%) sono stati sottoposti ad embolizzazione come unico gesto terapeutico. L'occlusione completa e definitiva del nido angiomatoso con la sola iniezione di colla acrilica è stata ottenuta in 16 su 138 casi (11.5%). L'incidenza delle complicanze riscontrate nella nostra serie è stata del 23%, quasi completamente riferibile al trattamento delle malformazioni situate in area eloquente o critica. Non sono state riscontrate complicanze mortali. Sulla base dei nostri risultati sembrano importanti le seguenti considerazioni riguardanti l'efficacia, le complicanze e le indicazioni della metodica. L'occlusione completa e definitiva del “nidus” di una MAV dopo embolizzazione rappresenta tutt'ora, dopo oltre vent'anni dalla introduzione della tecnica, un'evenienza piuttosto rara legata a circostanze non completamente prevedibili. L'emorragia rappresenta l'evenienza più grave conseguente alla embolizzazione e rappresenta la causa principale della maggior parte dei deficit neurologici gravi riscontrati sia durante il trattamento sia nei giorni successivi. Sulla base dei dati della letteratura e da quelli emersi dalla nostra casistica non è stato possibile stabilire indicazioni certe al trattamento con la sola embolizzazione. Esistono, invece, condizioni cliniche e morfologiche che sconsigliano la chirurgia o la radio-chirurgia e quindi anche il trattamento combinato.


1995 ◽  
Vol 8 (5) ◽  
pp. 637-644 ◽  
Author(s):  
G.B. Bradač ◽  
A. Riva ◽  
M. Bergui ◽  
G. Stura ◽  
M. Fontanella ◽  
...  

Dal maggio 93 al giugno 95 sono stati trattati per via endovascolare 48 aneurismi in 47 pazienti, utilizzando fibered coils nei primi 6 casi e GDC in 42. In 26 casi il trattamento è stato effettua-to in acuto dopo emorragia subaracnoidea; di questi 14 presentavano condizioni cliniche scadenti ed erano stati giudicati inoperabili. 6 aneurismi erano localizzati a livello del circolo posteriore, 42 a livello del circolo anteriore. Una occlusione completa è stata ottenuta in 30 casi su 48 (62% circa), un occlusione subtotale (>70%) e parziale (<70%) rispettivamente in 12 (25, 5%) e 2 (4%) casi. Per motivi tecnici non fu possibile trattare 4 pazienti (8, 5%). Si sono verificate 2 perforazioni della sacca durante il trattamento (4%): in entrambi i casi si ottenne l'occlusione dell'aneurisma con arresto dell'emorragia senza aggravamento clinico. Nonostante l'eparinizzazione sistemica si sono verificati deficit neurologici da probabile tromboem-bolia in 8 casi: in 4 (8%) il recupero clinico è stato rapido e completo, in 2 (4%) è residuato un modesto deficit, 2 pazienti infine (4%), in gravissime condizioni cliniche, sono deceduti nei giorni successivi.


1992 ◽  
Vol 5 (3) ◽  
pp. 309-330 ◽  
Author(s):  
R. Gasparotti ◽  
G.F. Gualandi ◽  
M. Bonetti ◽  
A. Chiesa ◽  
G. Galli

L'Angiografia a Risonanza Magnetica (ARM) è stata utilizzata per lo studio del circolo cerebrale a completamento della convenzionale indagine RM spin-echo (RM-SE) in 20 pazienti portatori di malformazioni artero-venose (MAV) cerebrali (17 sovratentoriali e 3 sottotentoriali). Per un'efficace dimostrazione sia delle afferenze arteriose che del drenaggio venoso sono stati contemporaneamente impiegati diversi tipi di sequenze ad «pacchetto» 2D e 3D (Time-of-Flight MR Angiography). Nei 5 casi con emorrragia intraparenchimale spontanea è stata utilizzata l'Angio-RM a contrasto d'ampiezza (Magnitude MR Angiography). I reperti sono stati confrontati con quelli dell'angiografia e della RM spin-echo. L'angio-RM è risultata essenziale ai fini di una diagnosi non invasiva di malformazione artero-venosa cerebrale in 3 pazienti (15%) con MAV di piccole dimensioni (diametro max di 15 mm), non riconoscibili nelle immagini spin-echo, ed in 4 casi dubbi (20%) in cui la RM-SE poneva solo un sospetto sulla base di rilievi indiretti. In tutti i casi di emorragia cerebrale da rottura spontanea di MAV l'Angio-RM ha permesso il riconoscimento del nidus angiomatoso residuo, mascherato dal segnale del sangue nelle immagini spin-echo, trovando successiva conferma nell'angiografia. L'Angio-RM si è inoltre dimostrata superiore alia RM spin-echo nella caratterizzazione anatomica delle MAV, riconoscendo un maggior numero di vasi afferenti e precisando meglio il tipo di drenaggio venoso. Confrontata con l'angiografia, l'Angio-RM in 3 casi è risultata insufficiente per la dimostrazione di vasi afferenti di calibro sottile, quali le arterie corioidee e le arterie cerebellari superiori, mentre in altri 3 casi ha mancato la visualizzazione di scarichi venosi profondi non dilatati. Nonostante l'angiografia rimanga l'unica indagine radiologica in grado di fornire una completa caratterizzazione sia morfologica che emodinamica delle MAV cerebrali, indispensabile ai fini di una terapia chirurgica o di un trattamento endovascolare, in base ai risultati del presente studio l'angio-RM può essere considerata come indagine fondamentale nella fase di inquadramento diagnostico, complementare alia RM tradizionale.


1994 ◽  
Vol 7 (5) ◽  
pp. 723-733 ◽  
Author(s):  
G. Scotti ◽  
C. Righi ◽  
F. Simionato ◽  
Ming Hua Li

Tra Giugno 1993 e Agosto 1994, sono stati trattati con spirali staccabili di Guglielmi 32 pazienti con aneurismi intracranici subaracnoidei. Il gruppo è composto da 24 femmine e 8 maschi, con età media di 53 anni. Venti pazienti sono stati trattati in fase acuta a seguito di emorragia subaracnoidea; 12 sono stati diagnosticati per la presenza di segni neurologici legati alla sede e dimensione dell'aneurisma (effetto massa, deficit di nervi cranici), o sono stati un riscontro occasionale. Per quanto riguarda le dimensioni, 15 aneurismi erano piccoli (meno di 10 mm di diametro), 11 erano grandi (fra 10 e 25 mm di diametro) e 6 erano giganti (più di 25 mm di diametro, comprendendo la porzione eventualmente trombizzata). Un elemento importante nel condizionare le probabilità di successo del trattamento endovascolare è rappresentato dalle dimensioni del colletto in rapporto alle dimensioni dell'aneurisma: 14 aneurismi avevano un colletto di diametro inferiore ai 4 mm (10 piccoli, 3 grandi e un gigante) e 12 un colletto di diametro superiore ai 4 mm (3 piccoli, 5 grandi e 4 giganti); negli altri 6 non è stata possibile una valutazione sufficientemente accurata. Gli aneurismi del circolo posteriore erano 11, 8 dell'apice e 3 del tronco della basilare. Tutti i pazienti sono stati trattati in anestesia generale; gli ultimi 22 pazienti erano in eparinizzazione totale. I controlli a distanza sono disponibili solo per un numero limitato di pazienti (3 a 12 mesi; 5 a 6 mesi e 2 a 4 mesi); tutti i pazienti hanno avuto un controllo angiografico immediato e ad una settimana dal trattamento. Secondo il protocollo tutti i pazienti avranno un controllo angiografico ad un anno e possibilmente a 24 mesi dal trattamento. Il controllo angiografico ha mostrato occlusione completa dell'aneurisma in 18 pazienti (56%), occlusione parziale in dodici (38%) (di cui in 6 superiore all '80%). In due pazienti (6%) non è stato possibile posizionare il microcatetere Tracker all'interno dell'aneurisma. Questi due pazienti sono stati successivamente operati, come altri due in cui non era stato possibile posizionare un numero di coils adeguato per ottenere un packing soddisfacente ed era residuato un colletto non protetto. Tre pazienti sono stati trattati due volte; in due il trattamento è stato ripetuto perchè un controllo a 6 mesi aveva documentato ricanalizzazione parziale dell'aneurisma, nel terzo perchè il posizionamento delle coils era stato interrotto la prima volta per il riscontro di embolo nella arteria cerebrale media. Non si sono rilevate differenze nella percentuale di occlusione in funzione della sede dell'aneurisma; per quanto riguarda le dimensioni, la percentuale di occlusione completa e del 33% negli aneurismi giganti, del 63% in quelli grandi e del 70% in quelli piccoli. Nella nostra casistica il diametro del colletto non sembra influenzare in maniera significativa la percentuale di chiusura completa; ciò può essere tuttavia espressione del numero per ora basso di aneurismi trattati. Sui 14 aneurismi con colletto piccolo si è avuta chiusura completa in 5 dei 10 piccoli, vale a dire solo il 50%. Tuttavia in due pazienti non e stato possibile introdurre le spirali nell'aneurisma e si tratta quindi di insuccessi tecnici. Se quindi si considerano 8 aneurismi trattati la percentuale sale al 62%. Tutti i tre aneurismi grandi sono stati occlusi completamente (100%) mentre la chiusura dell'unico aneurisma gigante è stata parziale. Nei 12 aneurismi con colletto di diametro superiore ai 4 mm, 2 su 3 piccoli sono stati chiusi completamente (66%), 3 su 5 grandi (60%) e 1 su 4 giganti (25%). Nessun paziente è morto in conseguenza diretta del trattamento; due pazienti, entrambi con emorragia subaracnoidea di grado 3–4 sono morti cinque giorni dopo il trattamento. Si trattava di aneurismi della comunicante anteriore, in un caso associato a spasmo della cerebrale anteriore con successivo infarto frontale e nell'altro con ematoma frontobasale mesiale, prodottosi dopo il posizionamento delle coils. Si sono registrate 5 complicanze emboliche (15%) durante il trattamento o nelle prime dodici ore successive; tutte tranne una in pazienti non eparinizzati. Quattro delle complicanze sono state sintomatiche con deficit neurologici residui in 3 pazienti, da lieve afasia a grave emiparesi. In un paziente si è prodotta rottura dell'aneurisma nel corso del posizionamento delle coils, per eccessivo avanzamento del Tracker dopo la quarta coil. Il posizionamento di una quinta coil ha conseguito il tamponamento della rottura. In totale sono state impiegate 155 spirali con una media di cinque spirali per paziente; questo alto numero è spiegato dalla prevalenza, nel nostro gruppo, di aneurismi grandi o giganti.


2002 ◽  
Vol 15 (1) ◽  
pp. 137-144
Author(s):  
G. Maira ◽  
A. Vignati ◽  
E. Marchese ◽  
A. Puca ◽  
A. Albanese ◽  
...  

I recenti progressi della neurochirurgia e della neuroradiologia permettono di affrontare i problemi relativi alle malformazioni arterovenose cerebrali secondo diverse modalità terapeutiche anche tra loro combinate. Ci riferiamo in particolare al trattamento diretto microneurochirurgico, alla riduzione od esclusione della malformazione vascolare dal circolo mediante trattamento endovascolare anche ripetuto nel tempo ed al trattamento radiochirurgico. Diversi fattori sono stati correlati alla valutazione del rischio chirurgico, quali la sede, le dimensioni, l'angio-architettura, con particolare riferimento alla presenza di aneurismi arteriosi o venosi ed al pattern del drenaggio venoso. Altri fattori che influenzano il rischio chirurgico sono quelli relativi al quadro generale del paziente ed alle sue condizioni neurologiche. L'indicazione al trattamento di una malformazione vascolare si pone se il rischio dell'opzione terapeutica è considerato “accettabile”, ossia inferiore rispetto a quello della storia naturale. Gli Autori espongono i risultati della casistica personale relativa a 20 pazienti trattati con modalità chirurgica ed endovascolare.


2002 ◽  
Vol 15 (1) ◽  
pp. 119-128
Author(s):  
R. Scienza ◽  
G. Pavesi

Vi sono 2 motivi per cui la MAV cerebrali si pongono come un problema neurochirurgico particolarmente difficile da affrontare. In primo luogo l'indicazione al trattamento (e con quali metodiche); e in secondo luogo l'obiettiva difficoltà tecnica che queste lesioni presentano alla chirurgia. Quali sono le MAV che si giovano di un trattamento chirurgico? Questa decisione si basa sulla storia naturale, la cui previsione è tuttora deducibile più dalle modalità d'esordio clinico che dagli aspetti morfologici. Sulla base dei dati della letteratura sono state redatte delle tabelle di calcolo per il rischio individuale di emorragia nell'arco di una vita che sono uno strumento imprescindibile per affrontare questi delicati problemi terapeutici in maniera razionale. Per quanto concerne il rischio chirurgico sono stati identificati precisi fattori di rischio morfo-funzionali che permettono una quantificazione preoperatoria del rischio di mortalità e morbilità cui può andare incontro il paziente, una volta operato. Inoltre, la terapia delle MAV è oggi un intervento multidisciplinare, in quanto nel percorso decisionale si inseriscono anche le opzioni di tecniche alternative quali il trattamento endovascolare e la radiochirurgia. Attualmente il nostro orientamento è quello di riservare alle tecniche di embolizzazione un ruolo di ‘preparazione’ al trattamento definitivo, sia esso chirurgico o radioterapico. Le nostre osservazioni sulla terapia chirurgica delle MAV cerebrali si basano su 175 casi personalmente operati. La chirurgia delle MAV cerebrali richiede una alta specializzazione nella microchirurgia vascolare affiancata da una adeguata struttura organizzativa. L'esperienza personale può orientare nella indicazione al miglior trattamento possibile, senza tuttavia pretendere di rappresentare un algoritmo decisionale assolutamente attendibile e standardizzabile. Infatti, mancano studi randomizzati di terapia radiochirurgica, endovascolare o microchirurgica, in grado di definire i criteri di trattamento. Questi studi, che richiedono una collaborazione multicentrica, sono necessari per stabilire la prognosi dei pazienti portatori di MAV cerebrali.


2002 ◽  
Vol 15 (1) ◽  
pp. 93-108
Author(s):  
C.A. Pagni ◽  
M. Fontanella ◽  
F. Nannucci ◽  
D. Garbossa ◽  
C. Cossandi ◽  
...  

Dal mese di Novembre 1991 all'Agosto 2001, 115 pazienti sono stati ricoverati per una Malformazione Artero-Venosa (MAV) presso la Clinica Neurochirurgica dell'Università di Torino. Novantaquattro pazienti su 115 (82%) sono stati ricoverati dopo un sanguinamento. Novantaquattro (82%, 82 sanguinanti, 11 non sanguinanti) sono stati sottoposti a vari trattamenti (chirurgico, endovascolare, radiochirurgico o associazioni dei precedenti). Risanguinamento: Nessuno dei 9 pazienti portatori di MAV non sanguinanti e non sottoposti a trattamento per varie ragioni, ha avuto un sanguinamento nel periodo di follow up di 1–10 anni. In 12 pazienti, su 94 che avevano già avuto una emorragia, abbiamo osservato il risanguinamento della MAV (13%). MAV sanguinanti: Sul totale di 82 pazienti trattati, 43 (53%) sono stati dimessi senza deficit neurologici, 19 (23%) con deficit minori, 11 (13%) con gravi deficit neurologici, 9 pazienti sono deceduti (11%). MAV non sanguinanti: Sul totale di 11 casi trattati, 8 sono stati dimessi senza deficit neurologici (73%), 2 casi con deficit minori (18%) e 1 paziente è deceduto (9%). Le tecniche di trattamento sono state variamente combinate. Il trattamento chirurgico è stato associato a buoni risultati nel 50% dei casi, con mortalità dell '8%. Malformazioni artero-venose sanguinanti: ogni tipo di trattamento di una MAV deve mirare alla sua completa esclusione. In generale il nostro comportamento nel trattamento di pazienti con MAV sanguinante è il seguente: - In caso di MAV superficiali, di volume inferiore a 25–30 cm3 e in aree non eloquenti, l'approccio è chirurgico. - In caso di MAV sulla faccia mesiale dell'emisfero o che interessano la regione del cingolo o il corpo calloso, l'esclusione della MAV può essere ottenuta con l'aggressione chirurgica diretta o con la radiochirurgia eventualmente preceduta da parziale embolizzazione. - Le MAV profonde para o intraventricolari o della testa del n. caudato o strio-capsulo-talamiche possono essere trattate chirurgicamente, ma di solito vengono sottoposte a radiochirurgia. - Le MAV in aree eloquenti, se piccole sono sottoposte a radiochirurgia, se di dimensioni maggiori sono dapprima sottoposte ad embolizzazione e successivamente a radiochirurgia. - Le MAV vicine ad aree eloquenti o che in parte le coinvolgono, ad esempio MAV parieto-occipitali corticali o cortico-sottocorticali sono di solito sottoposte a trattamento chirurgico, eventualmente preceduto da un trattamento endovascolare. Malformazioni artero-venose non sanguinanti: in linea generale le MAV di piccolo volume in aree non eloquenti vengono sottoposte al trattamento chirurgico. Se superano i 25–30 cm3 possono essere sottoposte a trattamento endovascolare e successivamente alla chirurgia. Le MAV superiori ai 25–30 cm3 in aree eloquenti, in particolare se irrorate da feeders profonde non vengono di solito sottoposte ad alcun trattamento.


2002 ◽  
Vol 15 (1) ◽  
pp. 129-136
Author(s):  
F. Colombo ◽  
U. Fornezza ◽  
L. Casentini

La irradiazione stereotassica in dose unica (radiochirurgia) è una tecnica che è stata sviluppata per consentire la somministrazione di una dose di radiazione elevata con precisione millimetrica su bersagli intracranici di piccole dimensioni. Da quando, nel 1982, abbiamo sviluppato una metodica radiochirurgica originale che impiega, come sorgente radiante, un acceleratore lineare da radioterapia, la tecnica è stata impiegata in oltre 1000 pazienti. La indicazione di gran lunga più frequente è rappresentata dalle malformazioni artero-venose cerebrali (565 casi). Scopo della relazione è presentare un aggiornamento della nostra esperienza. I sintomi di esordio erano rappresentati dall'emorragia in 388 (68.6%), dall'epilessia in 96, da deficit neurologici in 32, da cefalea in 22, da idrocefalo in 5, da una nevralgia trigeminale in 2 e da esoftalmo in 1. 196 pazienti avevano subito precedenti tentativi terapeutici. Le dimensioni massime delle lesioni trattate variano da 4 a 50 mm. Il follow-up varia da 1 a 195 mesi. La percentuale di obliterazione completa è 44% ad un anno e 71.8% (249 pazienti) a due anni. In 30 pazienti l'angiografia si è negativizzata dopo periodi piè lunghi, da 36 a 72 mesi. La irradiazione è stata ripetuta in 46 pazienti ottenendo la guarigione angiografica in 21. Aggiungendo questi ultimi, la obliterazione completa è stata ottenuta pertanto nell '86.4% dei pazienti seguiti. 8 pazienti non guariti sono stati successivamente operati e 19 sottoposti a trattamento endovascolare. 44 pazienti hanno presentato un episodio di emorragia cerebrale dopo il trattamento. 32 di questi avevano una storia di precedenti eventi emorragici. Nella nostra serie, le malformazioni più grandi sembrano essere più soggette a rottura di quanto lo siano quelle più piccole. Le conseguenze del sanguinamento sono state importanti: 8 pazienti sono deceduti (1.4%) e 7 sono stati sottoposti ad intervento d'urgenza per un ematoma con effetto massa. 28 (5%) pazienti hanno presentato complicanze attribuibili all'irradiazione. In tutti i casi la TAC con mezzo di contrasto e/o la RMN deponevano per un danno cerebrale da raggi con edema perilesionale. Un paziente ha sviluppato un tumore (istologia: glioblastoma) nella sede del trattamento 12 anni dopo l'irradiazione e 11 anni dopo la guarigione angiografica dell'angioma.


1997 ◽  
Vol 10 (2_suppl) ◽  
pp. 109-109
Author(s):  
F. Briganti ◽  
G. La Tessa ◽  
S. Cirillo ◽  
G. Sirabella ◽  
R. Saponiero ◽  
...  

Nell'ambito della patologia stenotica dei vasi epiaortici la P.T.A. ha raggiunto un ruolo di primo piano; essa rappresenta il trattamento di prima scelta nelle stenosi delle origini delle arterie carotidi e succlavie. L'introduzione di protesi endovascolari (stent) ha migliorato i risultati del trattamento endovascolare. Questo lavoro valuta i risultati ottenuti da un gruppo di studio campano in tre differenti centri di neuroradiologia interventistica in quattro anni di attività sono stati trattati 35 pazienti affetti da patologia steno-ostruttiva del distretto epiaortico con un'età compresa tra i 60 ed i 72 anni. La valutazione dei risultati pertanto è stata fatta sul controllo angiografico immediato e clinico-strumentale (echo-doppler) a distanza.


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