I processi di invecchiamento e degenerazione discale sono caratterizzati da progressiva disidratazione del nucleo polposo e dell'anello fibroso e dalla loro trasformazione fibrosa. Tali alterazioni rappresentano ilmomento prelimnare più importante nella patogenesi dell'ernia del disco. La degenerazione discale si associa spesso ad alterazioni dei corpi vertebrali adiacenti caratterizzate da modificazioni strutturali in seno al midollo osseo della spongiosa vertebrale, sclerosi delle limitanti somatiche, osteofitosi, ernie di Schmorl. Ancora oggi si ritiene che, in presenza di una sintomatologia mieloradicolare, non si possa prescindere da un esame radiologico convenzionale della colonna vertebrale, nonostante la bassa sensibilità per la patologia degenerativa del disco ed in particolare per l'ernia. L'indagine consente in tempi rapidi una valutazione panoramica del rachide, valutando l'allineamento dei metameri vertebrali ed evidenziando eventuali alterazioni vertebrali di natura malformativa, degenerativa, infiammatoria o neoplastica. La saccoradicolografia e la mielografia consentono un'accurata diagnostica dell'ernia discale, mostrando i classici segni di compressione extradurale e permettendo di valutare gli effetti del carico e della postura sulle compresioni mieloradicolari. La discografia, metodica invasiva e non esente da rischi al pari delle precedenti, evidenzia le alterazioni degenerative iniziali ed avanzate del disco ed anche la fuoriuscita di materiale nucleare (ernia). Attualmente trova indicazione solo come momento preparatorio ai trattamenti percutanei dell'ernia discale lombare (nucleoaspirazione e nucleolisi). Un fondamentale e innovativo apporto per il progresso delle conoscenze sulla patologia degenerativa del rachide è stato offerto dalle nuove tecnologie diagnostiche, in particolare dalla tomografia computerizzata e dalla risonanza magnetica che, in maniera non invasiva, hanno fornito dati più precisi sull'invecchiamento e sulla degenerazione del disco intervertebrale, sull'ernia discale e sulle alterazioni osteovertebrali associate. La TC consente una precisa definizione delle alterazioni discali ed ossee più avanzate, mentre non è in grado di apprezzare iniziali fenomeni degenerativi. Permette inoltre di riconoscere direttamente l'ernia discale e di valutarne l'esatta topografia, le dimensioni, lo sviluppo, le caratteristiche strutturali e di stimare il grado di occupazione dello speco vertebrale. La TC è molto più affidabile a livello lombosacrale, rispetto ai tratti cervicale e dorsale, per la presenza di condizioni anatomiche particolarmente favorevoli. La RM, in considerazione della assoluta non invasività, dell'elevata risoluzione di contrasto e della possibilità di uno studio multiplanare diretto (proiezioni sagittali!) rappresenta senza alcun dubbio una grande innovazione nella diagnostica per immagini della patologia degenerativa disco-vertebrale. La RM è particolarmente sensibile ai fenomeni di degenerazione del disco intervertebrale, evidenziando alterazioni sia morfologiche che strutturali (bulging, riduzione di spessore, disidratazione, vacuum phenomenon, calcificazioni del nucleo polposo). Le sequenze Spin-Echo sono più utili nel valutazione della disidratazione del disco, le Gradient Echo nel rilievo delle calcificazioni e del vacuum phenomenon.