scholarly journals Gestione del rischio cardiovascolare nel diabete: un documento congiunto delle Società Italiane di Cardiologia (SIC) e di Diabetologia (SID)

il Diabete ◽  
2021 ◽  
Vol 33 (1) ◽  
2016 ◽  
Vol 84 (1-2) ◽  
Author(s):  
Pierfranco Terrosu

<p>The net clinical benefit of aspirin in primary prevention is uncertain as the reduction in occlusive events needs to be balanced against the increase in gastro-intestinal and cerebral bleedings. The meta-analysis of ATT (Anti Thrombotic Trialists) Collaboration in 2009 showed that aspirin therapy in primary prevention was associated with 12% reduction in cardio-vascular events, due mainly to a reduction in non-fatal myocardial infarction (0.18% vs 0.23% per year, p&lt;0.0001). However, the benefit in term of coronary events was almost balanced by the increase in major bleedings. The balance between potential benefit and harm of aspirin differs in each person and appears to be favorable in subjects at higher cardio-vascular risk. Older people have increased risk of hemorrhage as well as increased risk of heart attack and stroke. As a consequence, it is important consider both likelihoods of benefits as well as harm within the lifespan and functioning of the person. The older people who most likely benefit from aspirin in primary prevention are those at higher cardio-vascular risk, with preserved functional abilities, low comorbidity, low risk of bleeding and a prolonged life expectancy.</p><p> </p><p><strong>Riassunto</strong></p><p>Il beneficio clinico netto dell’aspirina in prevenzione primaria è poco chiaro, a causa del bilancio critico tra riduzione delle occlusioni vascolari e aumento dei sanguinamenti gastro-intestinali e cerebrali. La metanalisi del 2009 del ATT (Anti Thrombotic Trialists) Collaboration mostra che l’aspirina in prevenzione primaria determina una riduzione del 12% degli eventi cardiovascolari, principalmente dovuta ad una riduzione dell’infarto miocardico non-fatale (0.18% vs 0.23% per anno, p&lt;0.0001). Tuttavia il beneficio in termini di eventi coronarici è controbilanciato dall’incremento dei sanguinamenti maggiori. Ne deriva che il bilancio tra vantaggi ed effetti avversi differisce nel singolo soggetto ed appare potenzialmente favorevole nei casi a più elevato rischio cardiovascolare. Nella popolazione anziana è aumentato sia il rischio trombotico che quello emorragico. Di conseguenza, è importante considerare il rapporto rischio/beneficio in relazione alla aspettativa di vita e alla capacità funzionale. In sostanza gli anziani che possono trarre vantaggio dall’aspirina in prevenzione primaria sono quelli a più alto rischio cardiovascolare, con mobilità conservata, scarsa comorbidità, basso rischio emorragico e lunga aspettativa di vita.</p>


2020 ◽  
pp. 163-166
Author(s):  
Elena Coletti Moia

Prima di iniziare una terapia oncologica potenzialmente cardiotossica è importante una valutazione cardiologica basale; essa può essere eseguita da un cardio-oncologo ma spesso in realtà viene attuata dal cardiologo ambulatoriale. La valutazione basale serve a identificare il profilo di rischio cardiovascolare del paziente, a correggere i fattori di rischio modificabili e, nel paziente cardiopatico noto, ad ottimizzare il trattamento. La correzione dei fattori di rischio come ipertensione arteriosa e dislipidemia richiede un adeguato approccio farmacologico ma per abbattere il più possibile il rischio, il paziente deve adottare una correzione dello stile di vita con misure comportamentali come l’interruzione del fumo, l’esercizio fisico ed una adeguata alimentazione. Il paziente con disfunzione ventricolare sinistra o cardiopatia ischemica deve essere valutato con test che permettano di rilevare l’entità del problema e poi intraprendere una terapia la cui scelta ed aderenza va considerata anche in base alle possibili interferenze con i farmaci oncologici.


2020 ◽  
pp. 187-190
Author(s):  
Giorgio Locci

I farmaci che inibiscono il Vascular Endothelian Growth Factor (Anti VEGF) hanno come effetto collaterale l’Iper-tensione Arteriosa fino a circa il 40% dei casi. Questo effetto sembra favorito dalla riduzione della densità dei capillari e delle arteriole, dal blocco della NO-sintetasi e dall’aumento di Endotelina, che determina un’alterazione dell’equi-librio tra vasodilatazione e vasocostrizione a favore di quest’ultima; essi inoltre possono determinare fenomeni trombotici con ischemia miocardica e, anche se raramente, scompenso cardiaco. Nei pazienti trattati con questi farmaci bisogna fare una Stratificazione del Rischio Cardiovascolare a 10 anni applicando la tabella dello SCORE come indicato nelle Linee Guida Europee ESC/ESH 2018. Per la terapia mirata anti-ipertensiva si possono usare i Beta bloccanti, gli Ace-Inibitori, i Sartani ed i Calcio antagonisti diidropiridinici. Mentre sono da evitare i calcio-antagonisti non diidro-piridinici come il Diltiazem ed il Verapamil per la loro Interferenza con il Citocromo p450. I diuretici vanno sconsigliati per gli effetti sull’equilibrio idroelettrolitico spesso compromesso in molti pazienti neoplastici.


2015 ◽  
Vol 35 (6) ◽  
pp. 420-425
Author(s):  
D. PASSALI ◽  
G. CORALLO ◽  
S. YAREMCHUK ◽  
M. LONGINI ◽  
F. PROIETTI ◽  
...  

La Sindrome delle Apnee Ostruttive Notturne (OSAS) è una patologia caratterizzata da alterazioni metaboliche e da un elevato rischio di sviluppo di patologie cardiovascolari. Lo scopo dello studio è stato quello di identificare dei markers precoci predittivi di rischio cardiovascolare con la valutazione dello stress ossidativo misurato attraverso esami di laboratorio in soggetti normali e pazienti con diagnosi di sindrome delle apnee ostruttive notturne. È stato effettuato uno studio prospettico per confrontare i risultati di laboratorio ottenuti dalla valutazione dei biomarkers dello stress ossidativo in 20 pazienti adulti con OSAS e 20 soggetti sani. Le tecniche di analisi utilizzate avevano l’obiettivo di identificare e quantificare i danni dei radicali liberi attraverso la misurazione di anti-ossidanti e pro-ossidanti in modo da valutare l’equilibrio ossidativo presente nei due gruppi di studio. I due gruppi di pazienti sono risultati omogeni per sesso, età ed indice di massa corporea (p < 0,05). Una differenza statisticamente significativa è stata individuata tra i livelli di indice di apnea-ipopnea valutata alla polisonnografia e di isoprostani, produzione di proteine di ossidazione e proteine non legate al ferro nei due gruppi in esame. Nessuna differenza significativa è stata trovata nel livello dei tioli tra i soggetti sani e i pazienti con sindrome delle apnee ostruttive. I tioli, a differenza degli altri markers, sono molecole anti-ossidanti, i restanti sono invece espressione di danno ossidativo. I risultati dello studio indicano che i biomarkers potrebbero essere utilizzati come indici di ostruzione delle vie aeree superiori (VAS) e come marcatori precoci di ipossiemia causando processi flogistici ricorrenti e danno locale da radicali liberi a carico delle VAS.


il Diabete ◽  
2020 ◽  
Vol 3 (N. 3, settembre 2019) ◽  
Author(s):  
Antonio Sircana ◽  
Elena Paschetta ◽  
Maurizio Cassader ◽  
Roberto Gambino ◽  
Giovanni Musso

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