JHA - Journal of HIV and Ageing
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Published By Peperosso

2499-5819, 2499-3638

Author(s):  
Camilla Muccini et al.

Obiettivo di questo studio era la valutazione della prevalenzadi ispessimento dell’intima-media (>1.00-1.20 mm) e diplacche (>1.20 mm), in una coorte di persone che vivonocon HIV, e i fattori di rischio per queste condizioni.<br />Il Progetto è iniziato nel 2019 e coinvolge otto centri italiani. Le misurazioni della carotide erano eseguite da un medicoappositamente preparato, che valutava i seguenti parametri:spessore medio-intimale delle carotidi comuni e interne, sia a sinistra che a destra. Sono state raccolte informazionisui fattori di rischio per le malattie cardiovascolari, la contadei CD4+, i lipidi serici, la glicemia, e l’indica di massa corporea (BMI).<br />L’associazione tra risultati patologici e potenzialifattori di rischio è stata valutata utilizzando la regressionelogistica, con gli odds ratio (OR) e gli intervalli di confidenzaal 95% (95% CI). Tra 1147 pazienti valutati, con età media di 50 anni, 347 (30.2%) avevano risultati patologici (15.8% placche e 14.5%IMT).<br />Oltre ai fattori di rischio soliti, come età avanzata, sessomaschile, sovrappeso e dislipidemia, una conta dei CD4+nadir < 200 celle/mm³ era associata con una prevalenzamaggiore di placche (OR aggiustato 1.79, 95% CI 1.23-2.61).<br />L’uso di INSTI era suggerito come associato con risultati patologici. Questi dati mostrano che la percentuale complessiva di lesionidella carotide è ancora elevata.<br />L’ecografia color-Dopplerpotrebbe ricoprire un ruolo chiave nell’indentificare equantificare le lesioni aterosclerotiche nelle persone che vivonocon HIV, anche a uno stadio molto precoce, e dovrebbevenire inclusa nell’algoritmo di gestione delle comorbiditàin questi pazienti.


Author(s):  
Claudia Bartalucci et al.
Keyword(s):  
Hiv Rna ◽  

L'aumento dell'aspettativa di vita delle persone che vivonocon l'HIV (PHIV) ha portato negli ultimi anni ad un aumentodella prevalenza delle comorbidità metaboliche, in particolaresovrappeso e obesità, le cui cause sono attualmenteoggetto di ricerca.<br />Lo scopo di questo studio è quello di valutarel'aumento di peso annuale di PHIV sovrappeso e obesi equali fattori clinici e terapeutici sono associati a un maggioreaumento di peso.Studio di coorte retrospettivo condotto nel periodo marzo 2011-marzo 2021, che ha incluso PHIV con BMI ≥25 kg/ m²(sovrappeso) o ≥30 kg / m² (obesi).<br /> L'associazione tra aumentodi peso annuale e variabili cliniche e farmacologiche è statatestata con un modello di regressione lineare.Sono stati inclusi nello studio 164 PHIV di cui il 73% maschi.<br />L'età mediana al momento dell'arruolamento era di 53.5(±10.34) anni, BMI 29.7 (±4.35) kg/m² con il 34% di PHIVobesi e il 66% di PHIV in sovrappeso nella coorte.<br /> Il 96% deipartecipanti allo studio aveva un HIV-RNA <50 copie/ml, conlinfociti T CD4+ medi di 640 (q1 457.5 q3 914.5) cellule/mm³.<br />L’84,5% dei PHIV ha avuto un aumento di peso durante i 10anni di osservazione, con un incremento ponderale medio di1.30 (±1.70) kg/anno di osservazione: +0.91 (±1.20) kg/annonei PHIV sovrappeso e +2.05 (±2.21) kg/anno nel PHIV obesi.<br />All'analisi univariata, un maggiore aumento di peso è statoassociato a una carica virale più elevata (copie/anno) (VCY,ß+0.30, 95%CI +0.12; +0.36, p<0.001), mentre una correlazioneinversa è stata riscontrata con l'esposizione cumulativaagli inibitori della proteasi (IP, ß -0.15, 95%CI -0.08; 0.00,p=0.08), agli inibitori non nucleosidici della trascrittasi inversa(NNRTI, ß -0.18, 95%CI 0.011; -0.001, p=0.021), con l’etàavanzata (ß -0.23, 95%CI -0.07; -0.01, p=0.003) e gli anni totalidi infezione da HIV (ß -0.31, 95%CI -0.08; -0.03, p<0.001).<br />Dopo l'aggiustamento per i principali fattori confondenti, glianni di infezione da HIV sono rimasti l'unico fattore significativamente correlato all'andamento del peso nel corso deglianni, (ß -0.32, 95%CI -0.08; -0.03, p<0.001) con una correlazioneinversamente proporzionale tra anni di infezione e aumentodi peso.In conclusione, tra i PHIV in sovrappeso e obesi, l'84,5% haaumentato il proprio peso in un follow-up di 10 anni.<br />L'entitàdell'aumento di peso era inversamente proporzionale aglianni di infezione da HIV.<br />I nostri risultati mostrano un aumentomaggiore del peso globale subito dopo la diagnosi di infezioneda HIV, coerentemente con un fenomeno del ritorno alla salute,e un aumento più lento ma continuo negli anni successivi,durante un follow-up di 10 anni, indipendentemente dal tempocumulativo trascorso sui farmaci PI, NNRTI e INI.


Author(s):  
Francesca Iannuzzi et al.
Keyword(s):  

Vi è un’estesa sovrapposizione geografica tra malaria e infezione da HIV nell’Africa Sub-Sahariana e, in minor misura, nel Sud-Est Asiatico.<br />In Europa e Nord America i casi di malaria nei pazienti HIV positivi sono limitati ai viaggiatori in aree malariche senza idonea profilassi.<br />La co-infezione malaria-HIV (CMH) comporta un aumento della viremia e una riduzione del numero dei linfociti CD4+, l’incremento della parassitemia e della frequenza di gametocitemia persistente, più frequenti complicanze da malaria grave e mortalità più elevata.<br />La CMH in gravidanza aumenta il rischio di complicanze perinatali (parto pre-termine, aumentata<br />mortalità neonatale, anemia grave).<br />Nella scelta del trattamento antimalarico è necessario tenere in considerazione le numerose interazioni farmacologiche con la terapia antiretrovirale.<br />In generale gli inibitori delle proteasi e gli NNRTI sono i farmaci con il maggior numero di interazioni farmacologiche con le terapie di combinazione a base di derivati dell’artemisinina.<br />L’allungamento del tratto QT è l’evento avverso più frequente e che richiede un monitoraggio ECG più attento nei pazienti in trattamento antiretrovirale.<br />Il paziente con infezione da HIV necessita pertanto un attento monitoraggio degli effetti collaterali in corso di terapia e rivalutazione nelle settimane successive per assicurarsi l’efficacia del trattamento antimalarico.


Author(s):  
Nicole Stoller ◽  
et al.
Keyword(s):  

Informazioni sull’HIV nei gruppi di età superiori ai 50 anni sono relativamente scarse in molti paesi, compresa l’Africa sub-sahariana. Scopo principale di questo studio è quello di descrivere le caratteristiche di un insieme di persone anziane che vivono con HIV (PLHIV). Inoltre, lo studio ha cercato di identificare se le caratteristiche analizzate rivelassero eventuali disparità di genere.<br />É stata effettuata un’analisi retrospettiva dei dati dei pazienti di una clinica privata in Ghana. Sono stati selezionate le informazioni demografiche, comportamentali e cliniche di 282 PLHIV, che all’ultima consultazione avessero 50 o più anni. I dati sono stati raccolti tra il 2015 e il 2019. Per l’analisi<br />sono state usate statistiche descrittive e inferenziali.<br />L’età mediana era di 56 anni, e il 57% dei soggetti erano donne (162/282). L’attività sessuale era confermata dal 44.2% (111/251) dei soggetti, più frequentemente dagli uomini.<br />Quasi tutti i pazienti (97.3%, 249/256) erano in terapia antiretrovirale, e il 70.2% (172/245) con buona aderenza.<br />Una carica virale <1000 copie/ml era raggiunta dal 63.6% (89/140) dei pazienti, più frequentemente dalle donne. Il 73.5% (191/260) dei pazienti, in misura Maggiore le donne, non avevano rivelato il loro stato HIV.<br />Questa elevata proporzione di persone che non rivelano il loro status HIV può indicare che lo stigma e la discriminazione sono tra le maggiori sfide per questo gruppo di età. Per quanto riguarda l’obiettivo dell’OMS del “quarto 90”, sono necessari ulteriori study sulla situazione e i bisogni sanitari dei PLHIV over 50, specialmente in un’area geografica dove sono pochi i dati specifici su HIV.


Author(s):  
Elena Sarcletti ◽  
et al.

Dall’inizio del 2020, il mondo sta vivendo un’emergenzacausata dal SARS-COV-2 che ha imposto nuove e complessesfide ai sistemi sanitari e ha esposto tutti gli operatori coinvolti,in particolare quelli in prima linea, a stressors e dilemmimorali di varia natura, con conseguenze rilevanti e a voltemisconosciute sulla salute mentale.Dovrebbe essere priorità delle organizzazioni sanitarie occuparsidell’impatto psicologico della pandemia sui propri dipendentiattraverso l’implementazione di piani di azione appropriatie flessibili. Gli interventi, progettati e realizzati daglipsicologi operanti nelle strutture ospedaliere, si sviluppanosu diversi piani: da quelli psico-educazionale e formativo aquelli di sostegno psicologico e di psicoterapia. La peculiaritàdi questa emergenza e i rischi a cui è stato sottoposto il personalerichiedono una riflessione sui settings e sulle metodologie.L’introduzione di interventi online si delinea comeuna modalità che risponde alle esigenze di trasversalità eapplicabilità in tutti i contesti.


Author(s):  
Giovanni Cenderello ◽  
et al.

Nel 2019, a livello globale, l’infezione da HIV è stata ancoraresponsabile di 1,7 milioni di nuovi contagi e 690.000 morti.Le moderne terapie antiretrovirali (Antiretroviral Therapy,ART), l’ottimizzazione del follow-up, le nuove tecnologieper supportare il data sharing fra professionisti sanitari nellagestione delle persone con infezione da HIV (people livingwith HIV, PLHIV) e nel dispensare la terapia antiretrovirale,sono disperatamente necessari per raggiungere l’ambiziosoobiettivo 90-90-90.Il Severe Acute Respiratory Syndrome Coronavirus 2 (SARSCoV-2), responsabile della pandemia da Coronavirus-19(COVID-19) scoppiata nel 2020, ha costituito una sfida imponentein termini di continuità assistenziale per i medici che sioccupano di HIV e PLHIV in tutto il mondo. In questo lavoropromuoviamo la “up-to-date patient-centred HIV medicine”e proponiamo dieci idee per migliorare la gestione di HIVnella pratica clinica durante la pandemia da COVID-19.


Author(s):  
Lorenzo Crupi ◽  
et al.

L’osservazione a lungo termine delle persone con infezioneda HIV (PLWH) richiede strumenti tecnologici appropriati ela possibilità di condividere i dati con altri centri e coorti. Descriveremouna coorte di PLWH in follow up presso i centridi Malattie Infettive dell’ospedale San Martino di Genova edell’ospedale Borea di Sanremo.La rete Ligure HIV (RLHIV) permette di esportare i dati digitalidirettamente e anonimamente dai database ospedalieri.Abbiamo raccolto i dati di una popolazione di PLWH in followup tra il 2016 e il 2020, includendo tutti i pazienti conalmeno una conta dei CD4+ e un esame della carica viraleall’anno.La coorte è composta da 1628 PLWH (1072 maschi). Nel2020 sono stati visti1223 pazienti (814 maschi) e 37 decessiosservati complessivamente. Gli stranieri erano 188(15,37%). Età media ed età media alla diagnosi erano rispettivamente54 e 35 anni (51 e 35 nel 2016). Il rapporto sessualeè la modalità di trasmissione prevalente: 612 (50,09%)casi. 12 PLWH (0,99%) avevano HIV-RNA>200 copie/mL e1181 (96,64%) HIV-RNA<50 copies/mL. I pazienti con CD4+>500 erano 931 (76,12%), e con CD4+ <200 37 (3,03%).Sono state osservate 20 coinfezioni con HCV e HCV-RNArilevabile (1,64%), mentre erano 140 nel 2016. Il trattamentocon Single Tablet Regimens era prescritto a 648 persone(52,98%).Le PLWH in Liguria invecchiano, nonostante l’aumento deipazienti stranieri. Il dato sulla trasmissione sessuale correlacon quello nazionale. I livelli medi di CD4+ aumentano el’obiettivo OMS del 90% dei pazienti in soppressione viraleè raggiunto. Il progetto che mira a eradicare la coinfezionecon HCV è ben avviato.


Author(s):  
Maria Lucia Borghesi ◽  
et al.
Keyword(s):  

L’infezione da micobatteri non tubercolari costituisce una<br />severa complicanza nei pazienti affetti da AIDS. L’efficacia<br />del trattamento è complicata dalla difficoltà di una precisa<br />diagnosi microbiologica e da problematiche farmacologiche<br />(compliance alla terapia, interazioni farmacologiche e malassorbimento).<br />Descriviamo il caso di un giovane uomo affetto<br />da infezione da HIV, AIDS presenter per micobatteriosi<br />atipica disseminata e sindrome infiammatoria da immunoricostituzione,<br />il quale non ha risposto alla terapia antimicobatterica<br />e antiretrovirale per os a causa di malassorbimento<br />intestinale. La somministrazione endovenosa della<br />terapia antimicobatterica e l’adeguamento della terapia antiretrovirale<br />alle resistenze emerse hanno permesso un miglioramento<br />del quadro clinico. È necessario considerare il<br />malassorbimento dei farmaci come una possibile una causa<br />di fallimento terapeutico in corso di infezione micobatterica.


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