Effectiveness of cognitive-behavioural treatment in Social Phobia: a description of the results obtained in a public mental health service

2002 ◽  
Vol 11 (2) ◽  
pp. 127-133
Author(s):  
Daniela Leveni ◽  
Daniele Piacentini ◽  
Arturo Campana

RIASSUNTOScopo – L'efficacia sperimentale della terapia cognitivo–comportamentale nel trattamento della Fobia Sociale, e provata da numerosi studi, tuttavia tali evidenze non risultano avere una ricaduta significativa nella pratica clinica. Abbiamo pertanto voluto verificare l'applicability di tale terapia nel contesto di un normale servizio pubblico di salute mentale e valutarne i risultati per compararli a quelli descritti dagli studi sperimentali. Disegno e setting – Abbiamo introdotto nel nostro centro una terapia cognitivo comportamentale intensiva e trattato i casi di Fobia Sociale che si sono presentati successivamente. In totale sono stati trattati 11 soggetti rispondenti ai criteri diagnostici del DSM–IV e sono stati valutati gli esiti sia al tennine della terapia sia a 6 mesi dal suo tennine. Principali misure di valutazione – Sono stati utilizzati strumenti obiettivi di valutazione: SF/36 per la valutazione della percezione da parte del soggetto del proprio stato di salute generale e mentale, la CGI per la valutazione clinica del terapeuta e PGI per la valutazione di quella del paziente, Liebowitz scale per la valutazione obiettiva dei correlati sintomatologici. Risultati – Nonostante il numero relativamente ridotto di soggetti che componevano il campione e la cronicita del disturbo presentato, sono stati ottenuti miglioramenti statisticamente significativi. Conclusioni – I risultati ottenuti confermano sostanzialmente quelli indicati dagli studi di efficacia e soprattutto l'applicability del metodo proposto anche nel contesto del Servizio Pubblico. Tenuto conto della elevata diffusione epidemiologica del disturbo, dell'elevato carico di malattia che determina nella popolazione generale e del costo relativamente modesto che il trattamento proposto comporta sarebbe auspicabile che esso venisse utilizzato routinariamente nella pratica clinica dei servizi pubblici.

1999 ◽  
Vol 8 (4) ◽  
pp. 270-275 ◽  
Author(s):  
Daniela Leveni ◽  
Damiano Mazzoleni ◽  
Daniele Piacentini

RIASSUNTOScopo - In questo lavoro vengono presentati i risultati, a breve termine e dopo sei mesi di follow-up, ottenuti con un trattamento intensivo di tipo cognitivo-comportamentale di gruppo in soggetti affetti da Disturbo da Attacchi di Panico con o senza Agorafobia secondo i criteri del DSM IV. Disegno e Setting - I risultati si riferiscono ad un campione di 22 soggetti trattati presso il Centro Psico Sociale di Zogno (BG) e valutati attraverso strumenti obiettivi di autovalutazione, inerenti sia la soddisfazione di vita (SF/36) che l'and amento sintomatologico (PAAAS, MSPS, STAI-X1, STAI-X2). I dati ottenuti sono indicativi di significativi miglioramenti al termine del trattamento. Sono in corso ulteriori follow-up per valutare il mantenimento nel tempo dei risultati raggiunti. Conclusioni -Il risultato più importante appare comunque la dimostrazione che anche in un Servizio pubblico italiano di salute mentale, come in molti paesi esteri, è stato possibile trattare pazienti affetti da Disturbi d'Ansia con tecniche di dimostrata efficacia e relativamente a basso costo e soprattutto che è possibile introdurre nell'attività clinica routinaria indicatori obiettivi di esito.


1998 ◽  
Vol 32 (5) ◽  
pp. 612-615 ◽  
Author(s):  
Alan Rosen

We admitted to ourselves, …and to our colleagues that we cannot treat people with severe and persistent mental illness as independent practitioners, and asked to be key players on the multidisciplinary team (Extract from A 12-Step Recovery Program for Psychiatrists [1]).


Author(s):  
Amelia Gulliver ◽  
Michelle Banfield ◽  
Alyssa R Morse ◽  
Julia Reynolds ◽  
Sarah Miller ◽  
...  

BACKGROUND There is an increasing need for peer workers (people with lived experience of mental health problems who support others) to work alongside consumers to improve recovery and outcomes. In addition, new forms of technology (tablet or mobile apps) can deliver services in an engaging and innovative way. However, there is a need to evaluate interventions in real-world settings. OBJECTIVE This exploratory proof-of-concept study aimed to determine if a peer worker–led electronic mental health (e-mental health) recovery program is a feasible, acceptable, and effective adjunct to usual care for people with moderate-to-severe mental illness. METHODS Overall, 6 consumers and 5 health service staff participated in the evaluation of a peer-led recovery app delivered at a community-based public mental health service. The peer worker and other health professional staff invited attendees at the drop-in medication clinics to participate in the trial during June to August 2017. Following the intervention period, participants were also invited by the peer worker to complete the evaluation in a separate room with the researcher. Consumers were explicitly informed that participation in the research evaluation was entirely voluntary. Consumer evaluation measures at postintervention included recovery and views on the acceptability of the program and its delivery. Interviews with staff focused on the acceptability and feasibility of the app itself and integrating a peer worker into the health care service. RESULTS Consumer recruitment in the research component of the study (n=6) fell substantially short of the target number of participants (n=30). However, from those who participated, both staff and consumers were highly satisfied with the peer worker and somewhat satisfied with the app. Health care staff overall believed that the addition of the peer worker was highly beneficial to both the consumers and staff. CONCLUSIONS The preliminary findings from this proof-of-concept pilot study suggest that a peer-led program may be a feasible and acceptable method of working on recovery in this population. However, the e-mental health program did not appear feasible in this setting. In addition, recruitment was challenging in this particular group, and it is important to note that these study findings may not be generalizable. Despite this, ensuring familiarity of technology in the target population before implementing e-mental health interventions is likely to be of benefit.


2010 ◽  
Author(s):  
Jonathan D. Horowitz ◽  
Jennifer A. Perrott ◽  
Guy Cafri ◽  
Gregory A. Aarons

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