Pattern of intervention and patients' satisfaction with Community Mental Health Service in Bologna

2000 ◽  
Vol 9 (4) ◽  
pp. 272-281 ◽  
Author(s):  
Marco Chiappelli ◽  
Sabina Berardi

RIASSUNTOScopo – Verificare se il grado di soddisfazione per i servizi offerti dal CSM sia collegato ad alcune caratteristiche (sociodemografiche, cliniche, assistenziali) dell'utenza, concentrando l'attenzione sulle situazioni più “critiche”, al fine di acquisire elementi per i progetti di miglioramento. Disegno – Studio trasversale con rilevazione delle prestazioni fruite e somministrazione di uno strumento di valutazione ai pazienti con almeno un accesso ogni due mesi nel corso del 1998 e in carico al Centro di Salute Mentale. Setting – Il Centro di Salute Mentale (CSM) del Distretto Saragozza-Porto dell'Azienda USL Città di Bologna. Principali misure utilizzate – Dati del sistema informativo relativi alle caratteristiche sociodemografiche, cliniche, assistenziali di ciascun soggetto e Verona Service Satisfaction Scale (VSSS— 32). Risultati – I risultati relativi a 145 soggetti (24% della popolazione) hanno mostrato come su tre dimensioni principali (soddisfazione globale, professionalità, informazione) e quattro sottodimensioni (colloqui, aiuto economico, aiuto domiciliare, farmacoterapie) oltre il 70% degli intervistati si è dichiarata soddisfatta, giudicando sostanzialmente sufficiente il servizio. L'analisi dei punteggi meno elevati, attraverso il confronto con le variabili sociodemografiche, cliniche ed assistenziali, ha evidenziato quattro aree nelle quali, in modo differenziato, vi sono aspetti suscettibili di miglioramento della qualità del servizio: 1) accessibilità dei servizi: gli assistiti meno soddisfatti lamentano costi assistenziali troppo elevati (spese per i farmaci) e mal tollerano la frequentazione ambulatoriale con persone più gravemente disturbate; 2) coinvolgimento dei familiari: il problema è diffusamente avvertito e la critica sembra vertere sulla scarsa incisività degli interventi presso i familiari; 3) colloqui individuali: l'insoddisfazione sembra derivare dalla scarsa incisività dei trattamenti o dalla “dipendenza” dal CSM che un pattern assistenziale complesso può indurre; 4) contributi economici: gli “insoddisfatti” sono prevalentemente assistiti ai quali il CSM eroga aiuti economici diretti, spesso nell'ambito di programmi che comportano un intenso lavoro di collegamento con altre agenzie sociali e sanitarie. Conclusioni – Il grado di soddisfazione si differenzia significativamente in relazione ad alcune caratteristiche sociodemografiche e cliniche degli assistiti e in funzione a tipo e quantità di assistenza prestata, sebbene emergano aspetti apparentemente incoerenti (ad una maggior assistenza pare corrispondere un diminuzione della soddisfazione) che devono forse far ripensare al tipo di risposta assistenziale fornita a certe categorie di assistiti.

2017 ◽  
Author(s):  
Magenta Simmons ◽  
Alexandra G. Parker ◽  
Sarah E. Hetrick ◽  
Nic Telford ◽  
Alan Bailey ◽  
...  

2018 ◽  
Vol 27 (6) ◽  
pp. 1709-1718 ◽  
Author(s):  
Trentham Furness ◽  
Elizabeth Wallace ◽  
Jo McElhinney ◽  
Brian McKenna ◽  
Celeste Cuzzillo ◽  
...  

2006 ◽  
Vol 15 (2) ◽  
pp. 138-147 ◽  
Author(s):  
Liliana Allevi ◽  
Giovanni Salvi ◽  
Mirella Ruggeri

SUMMARYAims – To start a process of Continuous Quality Improvement (CQI) in an Italian Community Mental Health Service by using a quality assurance questionnaire in a self audit exercise. Methods – The questionnaire was administered to 14 key workers and clinical managers with different roles and seniority. One senior manager's evaluation was used as a benchmark for all the others. Changes were introduced in the service practice according to what emerged from the evaluation. Meetings were scheduled to monitor those changes and renew the CQI process. Results – There was a wide difference in the key workers' answers. Overall, the senior manager's evaluation was on the 60th percentile of the distribution of the other evaluations. Those areas that required prompt intervention were risk management, personnel development, and CQI. The CQI process was followed up for one year: some interventions were carried out to change the practice of the service. Conclusions – A self audit exercise in Community Mental Health Services was both feasible and useful. The CQI process was easier to start than to carry on over the long term.


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