Approccio multidisciplinare integrato al Neuroblastoma Olfattivo

1997 ◽  
Vol 10 (3) ◽  
pp. 305-335
Author(s):  
F. Roncallo ◽  
I. Turtulici ◽  
G. Macchia ◽  
C. Calautti ◽  
F. Scasso ◽  
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Il Neuroblastoma Olfattivo o Estesioneuroblastoma rappresenta una rara neoplasia maligna della volta delle fosse nasali e dei seni etmoidali. La sua derivazione istologica ne fa un tumore ad elevato potenziale invasivo soprattutto nei confronti degli involucri meningei e del parenchima cerebrale della fossa cranica anteriore. Il parallelo sviluppo delle metodiche non invasive di diagnostica (tomografia computerizzata e risonanza magnetica), delle tecniche chirurgiche con approccio combinato facciale ed intracranico, radioterapiche e chemioterapiche, consente una possibile terapia radicale anche di forme neoplastiche naso-sinusali prima incurabili. Ne deriva quindi la necessità di ottenere una diagnosi possibilmente precoce, ma soprattutto un bilancio spaziale tridimensionale accurato ed una istologia precisa della neoplasia, allo scopo di formulare una prognosi e selezionare la terapia più idonea. Inoltre i pazienti trattati vanno seguiti nel tempo, anche per lunghi periodi, in rapporto alla maggiore sopravvivenza. Nel nostro lavoro abbiamo rivalutato criticamente una nostra casistica di 7 Neuroblastomi Olfattivi e rivisitato i dati della letteratura, analizzando i molteplici aspetti epidemiologici, anatomo-patologici, clinico-semeiologici e terapeutici di questa neoplasia, in modo da standardizzare linee guida per il suo trattamento e per il suo monitoraggio dopo terapia.

1997 ◽  
Vol 10 (2) ◽  
pp. 189-218
Author(s):  
F. Roncallo ◽  
I. Turtulici ◽  
C. Calautti ◽  
I. Ferrea ◽  
G. Garrone ◽  
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Scopo del lavoro è quello di descrivere le caratteristiche morfologiche TC ed RM delle patologie espansive benigne nel soggetto adulto, correlando le alterazioni di densità alla TC e segnale alla RM, alle lesioni anatomo-patologiche presenti. Queste lesioni espansive benigne, infatti, rivestono un particolare interesse non solo perchè sono piuttosto rare, ma soprattutto perchè possono mimare patologia di altra natura, specie neoplastica maligna. Viene pertanto proposto uno schema di interpretazione delle immagini sulla base delle nozioni embriologiche e di sviluppo, allo scopo di effettuare una corretta diagnosi differenziale tra le lesioni congenite e quelle acquisite benigne nei confronti di quelle maligne. Sono stati valutati retrospettivamente i quadri morfologici TC e RM, eseguiti negli ultimi due anni ed effettuati secondo protocollo iniziale standardizzato, di 350 pazienti (174 maschi, 126 femmine, di età compresa tra i 16 e i 77 anni), con patologia espansiva del distretto testa-collo, accertata con esame clinico e/o strumentale endoscopico. Nella nostra casistica abbiamo riscontrato anche nell'adulto un discreto numero di soggetti affetti da patologia espansiva benigna nell'ambito delle regioni sopra- e sottoioidea del distretto testa-collo, confermata con la biopsia e/o dopo intervento chirurgico (47 casi). Abbiamo distinto diverse categorie principali di lesioni: Lesioni cistiche congenite: cisti di Tornwaldt (6), del dotto tireoglosso (5), delle tasche branchiali (5); Lesioni cistiche acquisite: laringoceli (2), laringomucopioceli (3); Lesioni Vascolari: malformazioni vascolari venose (3), linfangiomi (4); Lesioni neoplastiche benigne: paragangliomi (4), lipomi (2), tumori ghiandolari misti (3), neurinomi (2); Pseudotumori: vascolari: giugulare ectasica (2) e dissezione della carotide interna (2); ossei: osteofitosi vertebrale somatica ed interapofisaria (4). Non deve essere allora dimenticato che nel soggetto adulto si possano manifestare patologie espansive benigne, anche congenite, a primitiva localizzazione negli spazi fasciali profondi periviscerali, oppure in quelli sede delle principali stazioni linfoghiandolari del distretto testa-collo, il cui aspetto clinico-semeiologico è nella maggioranza dei casi del tutto aspecifico e pertanto pone seri problemi diagnostico-differenziali se non addirittura erronee diagnosi di natura. Viene quindi suggerito un razionale ricorso alla diagnostica per immagini TC e/o RM, tenuto conto che una corretta diagnosi differenziale di queste lesioni con effetto massa non può prescindere da una precisa identificazione dello spazio fasciale primitivo di origine e dall'analisi degli aspetti morfologici caratteristici, uniti a nozioni embriologiche, che possono aiutare ad escludere la natura maligna ed a formulare infine una corretta caratterizzazione etiologica, con ovvie conseguenze sulla prognosi e sulla pianificazione di un'idonea terapia.


1988 ◽  
Vol 1 (3) ◽  
pp. 257-263
Author(s):  
G. Scotti ◽  
S. Pieralli ◽  
C. Righi ◽  
F. Triulzi ◽  
A. Visciani

All'angiografia non si richiedono oggi tanto informazioni indispensabili per giungere alla diagnosi, che sono quasi sempre ottenibili con le tecniche non invasive, quanto una dimostrazione accurata e completa dei vasi e della patologia che primitivamente li interessa, ed eventualmente delle caratteristiche di vascolarizzazione di neoplasie o lesioni espansive in genere. L'angiografia in età pediatrica conserva, anche se ridotte di numero, molte indicazioni anche nell'epoca del massimo sviluppo della Tomografia Computerizzata (TC), della Risonanza Magnetica (RM) e della ecografia.


1989 ◽  
Vol 2 (2) ◽  
pp. 153-157
Author(s):  
F.S. Finizio ◽  
R. Padovani

Gli autori presentano uno studio eseguito su 8 pazienti portatori di cisti siringomielica, studiati con risonanza magnetica nucleare prima e dopo l'intervento di derivazione siringosubaracnoideale (SSS). In tutti i casi la RM è stata sufficiente per la diagnosi, indicando con precision l'estensione della cavità siringomielica, i suoi caratteri, il grado di ingrandimento del midollo e la coesistenza di malformazioni quali 1'Arnold-Chiari, le anomalie della cerniera atlo-occipitale e la scoliosi. Gli autori sottolineano in particolare l'importanza di eseguire delle sequenze T2 pesate allo scopo di evidenziare il segno del “Flow void” liquorale (CFVS) ritenuto particolarmente utile nella diagnosi differenziale delle cisti siringomieliche con quelle di natura tumorale. Nei controlli post-operatori la RM ha sempre evidenziato il risultato dell'intervento. La RM, metodo non invasivo, può attualmente da sola porre con sicurezza la diagnosi di siringomielia ed è in grado di controllare perfettamente i risultati degli interventi chirurgici.


1992 ◽  
Vol 5 (3) ◽  
pp. 367-370
Author(s):  
I. Chiaramonte ◽  
A. Zingale ◽  
L. Basile ◽  
P. Mancuso ◽  
G. Pero ◽  
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L'angiografia cerebrale è ancora considerata la più utile metodica per immagini per la diagnosi di malattia di Moya-Moya malgrado il continuo miglioramento delle tecniche con risonanza magnetica. La tomografia computerizzata con mezzo di contrasto può essere considerata una metodica utile per la diagnosi di Malattia di Moya-Moya simmetrica in tutti quei casi nei quali un attento studio delle cisterne basali può dimostrare l'assenza o l'atrofia dei vasi del poligono di Willis.


2002 ◽  
Vol 15 (6) ◽  
pp. 705-711
Author(s):  
P. Renzetti ◽  
R. C. Parodi ◽  
C. Ottonello ◽  
F. Zandrino ◽  
M. Cossu ◽  
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L'elevato peso atomico del Gd giustifica l'ipotesi di un utilizzo in tomografia computerizzata (TC) di mezzi di contrasto (MdC) già clinicamente in uso in risonanza magnetica (RM). Il potenziamento TC determinato dalla Gadodiamide (Gd-DTPA-BMA, Omniscan, Nycomed-Amersham), MdC paramagnetico non ionico, è stato valutato e quantificato in vitro e in vivo. Due serie di soluzioni scalari di Gadodiamide e di MdC iodato (Iopamiro 370, Bracco) sono state sottoposte a scansione TC per la quantificazione densitometrica in unità Hounsfield (UH). Sette pazienti affetti da neoplasia intracranica sono stati sottoposti a TC prima e dopo somministrazione endovenosa di 0,3 mmol/Kg di Gadodiamide; sono stati rilevati i valori medi di densità pre- e postcontrasto a livello dell'arteria basilare e della massa tumorale. Nello studio in vitro, a parità di concentrazione molare del MdC, è risultata maggiore la densità media della soluzione di gadodiamide rispetto al MdC iodato, superiorità statisticamente significativa (test F, p < 0,0001), a conferma del fatto che il Gd ha caratteristiche fisiche che lo rendono utilizzabile in MdC per TC. Nello studio in vivo, la gadodiamide ha determinato incrementi densitometrici medi (postcontrasto /precontrasto) del 71,05% per l'arteria basilare e del 45,23% per la lesione tumorale, consentendo una sufficiente apprezzabilità soggettiva dell'enhancement. La Gadodiamide può essere utilizzata come MdC in TC in pazienti con dubbia o asserita diatesi allergica per i MdC iodati allorquando non sia praticamente disponibile la RM (urgenze!) o sussistano importanti controindicazioni (pacemaker, ecc.). L'osmolarità medio-bassa (780 mOsm/Kg) e il profilo tossi-cologico favorevole della Gadodiamide permettono di ipotizzare l'utilizzo di dosi anche più elevate. Tali risultati preliminari rafforzano l'ipotesi della messa a punto di MdC per TC a base di Gd; più atomi di Gd potrebbero ad esempio essere contenuti all'interno della molecola con il duplice effetto di ridurre la tossicità ed elevare il peso atomico del MdC. Gadolinium (Gd) high atomic weight can enable us to use the Gd-chelates as contrast agents (c.a.) in computed tomography (CT). CT contrast enhancement (c.e.) due to Gadodiamide (Gd-DTPA-BMA, Omniscan, Nycomed-Amersham), a non-ionic paramagnetic c.a. used in magnetic resonance (MR) imaging, was evaluated and quantified through an in vitro and in vivo study.


2000 ◽  
Vol 13 (3) ◽  
pp. 449-458 ◽  
Author(s):  
T. Arcuri ◽  
F. Calabrò ◽  
S. Delucchi ◽  
A. Tartaglione ◽  
C. Capellini

Le lesioni del massiccio facciale superiore sono di frequente riscontro nell'ambito della patologia traumatica craniofacciale; esse si presentano con aspetti e localizzazioni molto varie ed assai spesso combinate tra di loro. La tomografia computerizzata è ormai l'esame di elezione nello studio di tale patologia in quanto fornisce informazioni di grande precisione anatomica sia per quanto riguarda le fratture ossee (di cui permette l'evidenziazione di spostamenti di frammenti anche di piccole dimensioni), che, soprattutto, per le lesioni dei tessuti molli in particolare a livello endoorbitario. Tale sensibilità della TC in particolare nella fase acuta del trauma, viene esaltata dalla possibilità di ottenere immagini ricostruite nei vari piani dello spazio con acquisizioni di tipo volumetrico. L'uso della risonanza magnetica è limitato alla valutazione delle complicanze quali le lesioni intrinseche del nervo ottico o nella diagnostica della rinoliquorrea postraumatica.


1994 ◽  
Vol 7 (3_suppl) ◽  
pp. 65-88
Author(s):  
C. Monti ◽  
M.C. Malaguti ◽  
M. Marchi

La patologia della colonna dell'anziano, intendendo arbitrariamente con questo termine soggetti di età superiore ai 60 anni, è costituita per lo più da lesioni degenerative osteo-disco-articolari, dalla osteoporosi e dalle sue complicanze. Dalla revisione di 1.000 esami di tomografia computerizzata della colonna in pazienti di età superiore a 60 anni gli Autori infatti hanno posto diagnosi in 808 casi di malattia degenerativa e di osteoporosi e in 192 casi hanno ritrovato altre patologie che, pur non essendo di esclusiva pertinenza dell'anziano, mostrano una netta predilezione per questa fascia di età. In 27 pazienti fu posta diagnosi di metastasi ed il dato, epidemiologicamente non significativo, è da porsi in relazione al carattere monospecialistico degli Istituti Ortopedici Rizzoli. In 93 casi fu posta diagnosi di tumore osseo primitivo benigno rappresentato dall'emangioma nelle sue varietà asintomatica e compressiva; i 43 casi di tumori ossei primitivi maligni sono da ascrivere in ordine decrescente al mieloma, al cordoma, ai linfomi e a rarissimi casi di emangioendotelioma. In 21 pazienti fu posta diagnosi di spondilodiscite e in 8 di malattia di Paget. Gli autori descrivono le caratteristiche clinico-radiologiche di queste lesioni enfatizzando il ruolo della tomografia computerizzata e della risonanza magnetica non solo nella individuazione e precisazione della lesione ma anche nel bilancio loco-regionale ed infine sottolineano la difficoltà della diagnosi differenziale tra metastasi, tumori primitivi maligni talora con le spondilodisciti e la malattia di Paget per cui spesso è indispensabile il ricorso alla biopsia TC-guidata.


1997 ◽  
Vol 10 (2_suppl) ◽  
pp. 252-252
Author(s):  
M. Mortilla ◽  
M. Ermini ◽  
M. Nistri ◽  
G. Dal Pozzo ◽  
F. Falcini

Nel 30–60% dei soggetti con LES ad esordio pediatrico è stato descritto un coinvolgimento del SNC. In studi precedenti sono state riscontrate alterazioni metaboliche tramite indagine con SPECT cerebrale. Sono stati studiati con Risonanza Magnetica (Imaging e Spettroscopia 23 soggetti (18 F e 5 M; età media 15, 4 anni; range 8–27) con LES, 20 controlli di età e sesso adeguati, 5 soggetti con forma giovanile di dermatomiosite (5 F), 2 con sclerosi sistemica (1 F e 1 M) e 1 con malattia di Behçet (1 F). Altre 2 ragazze con LES erano state sottoposte all'esame RM, ma sono state escluse dallo studio per il rilievo di grossi artefatti dovuti alla presenza di apparecchio metallico ortodontico fisso. Gli esami sono stati effettuati con apparecchio Philips ACS-NT (Best, Olanda) 1,5T. Sono state eseguite scansioni assiali spin eco T2 e FLAIR, scansioni sagittali turbo T2 (5mm di spessore) e spettroscopia dell'idrogeno di un singolo volume 70times50times20mm (TE 272ms, TR 2000ms) posizionato sulla sostanza bianca sopraventricolare. 16 pazienti affetti da LES presentavano dati anamnestici e clinici di coinvolgimento del SNC: tra questi soltanto 9 hanno mostrato alterazioni all'esame di Imaging preliminare (atrofia e/o piccole lesioni focali della sostanza bianca). Anche in 2 dei pazienti senza sintomi neuropsichiatrici il quadro neuroradiologico è risultato alterato. L'indagine spettroscopica ha evidenziato una correlazione tra l'attività della malattia e la diminuzione dell'N-acetilaspartato espresso come rapporto NAA/Cr. 11 pazienti sono stati esaminati durante la presenza di sintomi neuropsichiatrici: tra questi 5 pazienti sottoposti a un prolungato periodo di trattamento con corticosteroidi per un coinvolgimento sistemico della malattia più marcato hanno mostrato il più basso valore del rapporto NAA/Cr. 2 tra essi hanno mostrato il quadro neuroradiologico nella norma. Dunque la Risonanza Magnetica per immagini e la Spettroscopia possono essere indagini non invasive da utilizzare in soggetti con LES pediatrico sia per rilevare un coinvolgimento precoce dell'encefalo sia per monitorizzare la gravità della malattia.


1993 ◽  
Vol 6 (3) ◽  
pp. 283-289 ◽  
Author(s):  
M.C. Bianchi ◽  
M. Puglioli ◽  
P.L. Collavoli ◽  
R. Padolecchia ◽  
F. Marcella ◽  
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La migrazione di frammenti di nucleo polposo nello spazio epidurale posteriore rappresenta una rara complicazione nei corso della storia evolutiva della patologia discale di tipo erniario. Infatti, a nostra conoscenza, sono descritti in letteratura due soli casi di cui uno in sede cervicale e l'altro in sede lombare. Presentiamo 3 casi nei quali il frammento discale era migrato nello spazio epidurale postero-laterale; essi sono stati studiati con tomografia computerizzata, saccoradicolografia, mielo-TC e risonanza magnetica. Fra queste indagini la RM, eseguita anche con Gadolinio, e risultata essere la metodica di prima scelta per un corretto inquadramento di tale tipo di patologia.


1997 ◽  
Vol 10 (2_suppl) ◽  
pp. 28-30 ◽  
Author(s):  
M. Mortilla ◽  
M. Ermini ◽  
M. Nistri ◽  
G. Dal Pozzo ◽  
F. Falcini

Systemic lupus erythematosus can produce disturbances in the CNS, characterized by seizures, headache, encephalopathy, chorea, cerebral infarction and psychosis. We used magnetic resonance and spectroscopy, in order to provide anatomical and metabolic information on the direct involvement of the CNS in LES. This study shows how these non-invasive techniques are well tolerated by children and young adults and how the levels of N-acetylaspartate correlate with the severity of the disease.


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