scholarly journals Osservazioni sull'innovazione lessicale legata al Covid-19

2022 ◽  
Vol 5 (2) ◽  
pp. 1-15
Author(s):  
Ilaria Bonomi

Il contributo si prefigge di offrire una sintetica panoramica, senza pretesa di esaustività, sui modi dell’innovazione lessicale che ha investito la lingua italiana veicolata dai media in seguito alla pandemia di Covid-19, sulla base degli studi più rilevanti usciti durante il periodo. Le categorie di voci illustrate con alcuni esempi sono i tecnicismi, gli anglicismi, i neologismi. Il saggio si chiude con qualche auspicio per il proseguimento degli studi in questo ambito. This paper wants to give an overview of lexical changes in italian media due to Covid-19 pandemic. Technical terms, anglicisms and neologisms will be analyze by the most important study works in that period. This paper doesn’t want to be exhaustive, but it tries to call attention to this linguistic phenomenon.

2020 ◽  
pp. 29-38
Author(s):  
Emanuela Chiodo
Keyword(s):  

La povertà di bambini e adolescenti in famiglie deprivate del Mezzogiorno è sia la più invisi-bile, perché spesso occultata dalla più generale condizione di svantaggio del nucleo di appar-tenenza, sia la più estrema, per l'intensità con cui essa si lega a radicate disuguaglianze nella sfera dell'istruzione, della cultura e, in generale, nelle loro chances di vita al presente e nel futuro. In particolare, la povertà educativa è quella che meglio rappresenta lo svantaggio cumulativo che si genera a partire da condizioni di deprivazione materiale ed economica e trova nell'esclusione dall'accesso ad una formazione e a competenze adeguate, ma anche a spazi e ambienti di vita degni, a opportunità ludiche, culturali e di socializzazione più ampia le sue espressioni più evidenti. Napoli e le sue periferie più disagiate costituiscono un caso paradigmatico di tale scenario sia per la povertà multi-generazionale da cui sono interessate sia per l'elevata incidenza del-la popolazione minorile proprio nei quartieri più difficili. Ed è proprio nel contesto urbano e sociale della periferia est della città che l'articolo si cala per definire i contorni di quella «comunità educante» volta al contrasto della vulnerabilità sociale e dei rischi di esclusione per i tanti bambini e adolescenti in condizione di svantaggio economico e sociale. Alla luce della direttrice teorica sui legami sociali come fonte di protezione e riconoscimento (Paugam, 2008) e sulla base di un approccio di ricerca micro-sociologico basato su studi di caso, l'articolo descrive la qualità delle relazioni di social support (Meo, 1999) create, promosse, rafforzate da alcuni enti di terzo settore (associazioni e cooperative sociali) provando a sotto-linearne il valore embedded nel contrasto della povertà educativa. Già a partire dal recupero di spazi vuoti o abbandonati in cui le attività socio-educative promosse si radicano e realiz-zano le loro attività, i centri socioeducativi considerati nella ricerca appaiono in grado di ri-pristinare relazioni e significati plurimi. A partire dalle rappresentazioni raccolte tramite la voce e le parole degli attori intervistati la comunità educante prende forma nei vincoli e nelle risorse, nei limiti e nelle opportunità evidenziate da enti di terzo settore (associazioni e coo-perative sociali) che realizzano advocacy, affiancamento scolastico dei minori, accompagna-mento sociale per le loro famiglie. In particolare, nel testo si evidenzia come, non solo rico-noscendo la «responsabilità educativa» come principio cardine ma anche "agendo" tale principio come orientamento nella prassi concreta di intervento, organizzazioni diverse che abitano e animano la periferia est sono in grado di rendere permeabili tra loro sfere di inclu-sione diverse (culturale, educativa, sociale). Intervenendo nel contrasto della povertà minorile ed educativa tramite azioni di bridging con la famiglia, la scuola, i servizi sociali, le esperien-ze di affiancamento socio-educativo descritte interrogano e allo stesso tempo costruiscono il senso di quella «comunità educante e generativa», capace di «agire in comune» adottando «un modo di fare le cose inclusivo, integrativo e abilitante» (Magatti e Giaccardi, 2014).


2020 ◽  
Vol 171 (4) ◽  
pp. 189-192
Author(s):  
Roberto Bolgè
Keyword(s):  

La gestione del rischio è ora richiesta anche nella pianificazione forestale (saggio) I danni causati dalla siccità del 2018 che hanno interessato superfici estese di bosco suscitarono preoccupazioni tra gli addetti ai lavori nel settore forestale. Tra le riflessioni che ne scaturirono vi era anche la questione dei rischi e delle incertezze generate dal cambiamento climatico. In ambito forestale si trovano già varie pubblicazioni e ricerche al riguardo, tuttavia l’attiva e coordinata gestione del rischio dovrebbe essere ulteriormente implementata negli strumenti di gestione del bosco. Se per la selvicoltura sono già state intraprese delle iniziative sulla base dei risultati ottenuti dal programma di ricerca Bosco e cambiamento climatico, per quanto concerne la pianificazione forestale vi è la necessità di integrare maggiormente la gestione del rischio nei processi pianificatori e nei relativi prodotti (strategie, piani forestali e piani di gestione).


2019 ◽  
Author(s):  
Benedetta Viscidi

Sulla base degli studi di Mircea Eliade, l’Autore evidenzia, nel lai antico francese Yonec e in due racconti popolari riconducibili al tipo AT 432, «The Prince as bird» (Il Principe Verdeprato di G. B. Basile e La penna di Finist, falco splendente raccolto da A. N. Afanasev), tracce di scenari iniziatici femminili e del viaggio oltremondano sciamanico.


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