Traces de rites initiatiques féminins dans Yonec de Marie de France et dans le conte type AT 432

2019 ◽  
Author(s):  
Benedetta Viscidi

Sulla base degli studi di Mircea Eliade, l’Autore evidenzia, nel lai antico francese Yonec e in due racconti popolari riconducibili al tipo AT 432, «The Prince as bird» (Il Principe Verdeprato di G. B. Basile e La penna di Finist, falco splendente raccolto da A. N. Afanasev), tracce di scenari iniziatici femminili e del viaggio oltremondano sciamanico.

Reinardus ◽  
2010 ◽  
Vol 22 ◽  
pp. 76-103
Author(s):  
Marco Maulu
Keyword(s):  

Il contributo analizza la vicenda resa celebre nel Lai de Guigemar di Marie de France in rapporto alla rielaborazione inedita della stessa condotta nella Legenda e storia di messere Prodesagio, un romanzo fiorentino in prosa risalente alla fine del XIV secolo. In particolare, l’a. indaga i rapporti fra le due opere, con l’obiettivo di individuare le modalità di composizione del testo italiano e le caratteristiche salienti del modello utilizzato nella riscrittura tarda del pattern narrativo comune al Lai: si ricava l’impressione di un “testo” composito nel quale, oltre a tracce dell’opera di Marie, si riscontrano alcune varianti del plot alternative a quelle ricostruibili sulla base del solo Lai, in particolare nel rapporto fra la cerva, la fata e l’eroe.


Author(s):  
Kinoshita Sharon ◽  
McCracken Peggy
Keyword(s):  

2020 ◽  
pp. 29-38
Author(s):  
Emanuela Chiodo
Keyword(s):  

La povertà di bambini e adolescenti in famiglie deprivate del Mezzogiorno è sia la più invisi-bile, perché spesso occultata dalla più generale condizione di svantaggio del nucleo di appar-tenenza, sia la più estrema, per l'intensità con cui essa si lega a radicate disuguaglianze nella sfera dell'istruzione, della cultura e, in generale, nelle loro chances di vita al presente e nel futuro. In particolare, la povertà educativa è quella che meglio rappresenta lo svantaggio cumulativo che si genera a partire da condizioni di deprivazione materiale ed economica e trova nell'esclusione dall'accesso ad una formazione e a competenze adeguate, ma anche a spazi e ambienti di vita degni, a opportunità ludiche, culturali e di socializzazione più ampia le sue espressioni più evidenti. Napoli e le sue periferie più disagiate costituiscono un caso paradigmatico di tale scenario sia per la povertà multi-generazionale da cui sono interessate sia per l'elevata incidenza del-la popolazione minorile proprio nei quartieri più difficili. Ed è proprio nel contesto urbano e sociale della periferia est della città che l'articolo si cala per definire i contorni di quella «comunità educante» volta al contrasto della vulnerabilità sociale e dei rischi di esclusione per i tanti bambini e adolescenti in condizione di svantaggio economico e sociale. Alla luce della direttrice teorica sui legami sociali come fonte di protezione e riconoscimento (Paugam, 2008) e sulla base di un approccio di ricerca micro-sociologico basato su studi di caso, l'articolo descrive la qualità delle relazioni di social support (Meo, 1999) create, promosse, rafforzate da alcuni enti di terzo settore (associazioni e cooperative sociali) provando a sotto-linearne il valore embedded nel contrasto della povertà educativa. Già a partire dal recupero di spazi vuoti o abbandonati in cui le attività socio-educative promosse si radicano e realiz-zano le loro attività, i centri socioeducativi considerati nella ricerca appaiono in grado di ri-pristinare relazioni e significati plurimi. A partire dalle rappresentazioni raccolte tramite la voce e le parole degli attori intervistati la comunità educante prende forma nei vincoli e nelle risorse, nei limiti e nelle opportunità evidenziate da enti di terzo settore (associazioni e coo-perative sociali) che realizzano advocacy, affiancamento scolastico dei minori, accompagna-mento sociale per le loro famiglie. In particolare, nel testo si evidenzia come, non solo rico-noscendo la «responsabilità educativa» come principio cardine ma anche "agendo" tale principio come orientamento nella prassi concreta di intervento, organizzazioni diverse che abitano e animano la periferia est sono in grado di rendere permeabili tra loro sfere di inclu-sione diverse (culturale, educativa, sociale). Intervenendo nel contrasto della povertà minorile ed educativa tramite azioni di bridging con la famiglia, la scuola, i servizi sociali, le esperien-ze di affiancamento socio-educativo descritte interrogano e allo stesso tempo costruiscono il senso di quella «comunità educante e generativa», capace di «agire in comune» adottando «un modo di fare le cose inclusivo, integrativo e abilitante» (Magatti e Giaccardi, 2014).


2019 ◽  
Vol 22 (1) ◽  
pp. 3-12
Author(s):  
Leonardo Ambasciano

2013 ◽  
pp. 9-15
Author(s):  
Anna Gęsicka

In the Breton lais, we encounter a brilliant marriage of the Celtic and Christian « marvel » (merveilleux), which is revealed on various semiotic levels. The zones of sacrum and profanum interpenetrate and provoke the reader’s afterthoughts with abundant and profound imagery. In Yonec by Marie de France, at the moment when the coming from Autre Monde protagonist is receiving the Eucharist, he con-stitutes one body with his beloved. In this paper, I attempt to uncover a spiritual meaning/message underlying the text, characters-symbols. The clue to this analysis is the idea of transition: from one status to another, from one figure to another, or from one meaning to another.    


2020 ◽  
Vol 171 (4) ◽  
pp. 189-192
Author(s):  
Roberto Bolgè
Keyword(s):  

La gestione del rischio è ora richiesta anche nella pianificazione forestale (saggio) I danni causati dalla siccità del 2018 che hanno interessato superfici estese di bosco suscitarono preoccupazioni tra gli addetti ai lavori nel settore forestale. Tra le riflessioni che ne scaturirono vi era anche la questione dei rischi e delle incertezze generate dal cambiamento climatico. In ambito forestale si trovano già varie pubblicazioni e ricerche al riguardo, tuttavia l’attiva e coordinata gestione del rischio dovrebbe essere ulteriormente implementata negli strumenti di gestione del bosco. Se per la selvicoltura sono già state intraprese delle iniziative sulla base dei risultati ottenuti dal programma di ricerca Bosco e cambiamento climatico, per quanto concerne la pianificazione forestale vi è la necessità di integrare maggiormente la gestione del rischio nei processi pianificatori e nei relativi prodotti (strategie, piani forestali e piani di gestione).


Sacrilegens ◽  
2020 ◽  
Vol 16 (2) ◽  
pp. 85-101
Author(s):  
Carlos Eduardo Mendes de Araújo Couto
Keyword(s):  

A obra tardia de Theo Angelopoulos, desenvolvida na última década de 1990, além das características políticas, possui um viés religioso ainda pouco compreendido. O objetivo desse artigo é analisar como essa religiosidade se apresenta na narrativa do cineasta grego. Usaremos como suporte autores como Mircea Eliade, Michael Bahktin, Gerard Genette e Jan Albert. Como amostra usaremos o filme A Eternidade e um dia (Mia aioniotita kai mia mera, 1998).  


1979 ◽  
Vol 34 (5) ◽  
pp. 943-955 ◽  
Author(s):  
Bruce A. Rosenberg ◽  
D. Laurent ◽  
R. J. Cormier

La littérature médiévale en langue vulgaire est plus largement imprégnée d'éléments folkloriques que celle de n'importe quelle autre période. Les oeuvres savantes — écrits philosophiques, théologiques ou autres — étaient toujours en latin (les sermons, toutefois, étaient émaillés de proverbes, de récits facétieux ou de légendes populaires). Les récits en langue vulgaire, eux, ont souvent pour cadre le monde merveilleux du conte. Même les romans courtois, tels ceux de Chrétien de Troyes, ou les lais de Marie de France, les Nouvelles de Boccace et les Contes de Canterbury de Chaucer sont étonnamment proches des contes populaires dont ils dérivent ou qui, à l'inverse, en dérivent. Magie, croyances et savoir populaires sont partout. Théoriquement, donc, le médiéviste devrait connaître le folklore au moins aussi bien que le latin, mais, bien souvent, tel n'est pas le cas. Joseph Bédier tournait en dérision, à cause sans doute de leurs excès, ses collègues (les « folkloristes ») qui étudiaient les origines du conte populaire. Mais, ce faisant, il a retardé de plusieurs décennies le développement des études de folklore en France.


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