Cuore e testa: Il «tutore radiologico» e oltre

1992 ◽  
Vol 5 (4) ◽  
pp. 465-471 ◽  
Author(s):  
M. Sharples ◽  
B. du Boulay

Il presente lavoro tratta dell'insegnamento dell'interpretazione delle immagini mediche basato sul computer. Esso indica i vantaggi dell'assistenza del computer come metodo per fornire una consulenza sistematica accessibile per l'interpretazione delle immagini mediche, nonchè i problemi dati dalla sostituzione o dall'integrazione della figura dell'insegnante. Esso descrive il prototipo di un sistema di insegnamento relativo alle radiografie al torace ed illustra un progetto attualmente in corso per estendere il sistema alle immagini neurologiche della risonanza magnetica. Insegnare ad interpretare le immagini mediche è molto simile all'insegnamento in altre discipline, come la meteorologia, la botanica e la geologia, nelle quali le informazioni si presentano principalmente come immagini visive. Testi di psicologia dell'insegnamento forniscono chiare indicazioni su come insegnare le immagini visive e molte possono essere applicate all'insegnamento riferito alle immagini mediche. Ma le immagini mediche presentano problemi particolari: la qualità dell'immagine è fortemente influenzata da fattori tecnici come il tempo di esposizione; l'immagine è un'astrazione degradata della struttura fisica; le strutture tridimensionali sono ridotte a modulazioni dell'intensità dell'immagine; caratteristiche anatomiche cruciali possono essere nascoste da altre caratteristiche; e le caratteristiche possono assumere un'ampia gamma di valori in pazienti normali e in quelli con anomalie. Nonostante queste difficoltà non esiste un metodo affermato per insegnare ad esaminare le immagini mediche. Generalmente gli studenti imparano sui libri di testo e la loro esperienza di studio di casi è limitata a brevi incontri con un insegnante e un set di immagini scelte ad hoc. I sistemi di insegnamento basato sul computer offrono una soluzione al problema di fornire una consulenza sistematica accessibile. Essi sono stati sviluppati per altri settori della formazione professionale, come l'elettronica, la diagnosi di malattie infettive ed il controllo di processi industriali. Sono in grado di utilizzare varie strategie di insegnamento e di apprendimento, compresi lo sfogliare rapidamente il testo, l'esplorazione guidata, l'assistenza nello studio di casi e l'insegnamento diretto. Un computer può immagazzinare migliaia di immagini interrelate e collegate ad informazioni relative alle loro caratteristiche e alle patologie ad esse associate. Questo database può essere consultato per tenere una «lezione» costituita da una sequenza studiata di immagini esemplificatrici o per correggere le concezioni errate di uno studente mostrandogli immagini comparate.

2002 ◽  
Vol 15 (6) ◽  
pp. 705-711
Author(s):  
P. Renzetti ◽  
R. C. Parodi ◽  
C. Ottonello ◽  
F. Zandrino ◽  
M. Cossu ◽  
...  

L'elevato peso atomico del Gd giustifica l'ipotesi di un utilizzo in tomografia computerizzata (TC) di mezzi di contrasto (MdC) già clinicamente in uso in risonanza magnetica (RM). Il potenziamento TC determinato dalla Gadodiamide (Gd-DTPA-BMA, Omniscan, Nycomed-Amersham), MdC paramagnetico non ionico, è stato valutato e quantificato in vitro e in vivo. Due serie di soluzioni scalari di Gadodiamide e di MdC iodato (Iopamiro 370, Bracco) sono state sottoposte a scansione TC per la quantificazione densitometrica in unità Hounsfield (UH). Sette pazienti affetti da neoplasia intracranica sono stati sottoposti a TC prima e dopo somministrazione endovenosa di 0,3 mmol/Kg di Gadodiamide; sono stati rilevati i valori medi di densità pre- e postcontrasto a livello dell'arteria basilare e della massa tumorale. Nello studio in vitro, a parità di concentrazione molare del MdC, è risultata maggiore la densità media della soluzione di gadodiamide rispetto al MdC iodato, superiorità statisticamente significativa (test F, p < 0,0001), a conferma del fatto che il Gd ha caratteristiche fisiche che lo rendono utilizzabile in MdC per TC. Nello studio in vivo, la gadodiamide ha determinato incrementi densitometrici medi (postcontrasto /precontrasto) del 71,05% per l'arteria basilare e del 45,23% per la lesione tumorale, consentendo una sufficiente apprezzabilità soggettiva dell'enhancement. La Gadodiamide può essere utilizzata come MdC in TC in pazienti con dubbia o asserita diatesi allergica per i MdC iodati allorquando non sia praticamente disponibile la RM (urgenze!) o sussistano importanti controindicazioni (pacemaker, ecc.). L'osmolarità medio-bassa (780 mOsm/Kg) e il profilo tossi-cologico favorevole della Gadodiamide permettono di ipotizzare l'utilizzo di dosi anche più elevate. Tali risultati preliminari rafforzano l'ipotesi della messa a punto di MdC per TC a base di Gd; più atomi di Gd potrebbero ad esempio essere contenuti all'interno della molecola con il duplice effetto di ridurre la tossicità ed elevare il peso atomico del MdC. Gadolinium (Gd) high atomic weight can enable us to use the Gd-chelates as contrast agents (c.a.) in computed tomography (CT). CT contrast enhancement (c.e.) due to Gadodiamide (Gd-DTPA-BMA, Omniscan, Nycomed-Amersham), a non-ionic paramagnetic c.a. used in magnetic resonance (MR) imaging, was evaluated and quantified through an in vitro and in vivo study.


1995 ◽  
Vol 8 (4) ◽  
pp. 497-512 ◽  
Author(s):  
G.C. Ettorre ◽  
A.P. Garribba ◽  
A. Tirelli ◽  
P. Lavezzi ◽  
M.P. Bondioni ◽  
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L'impiego in risonanza magnetica delle sequenze 3DFT-CISS consente una rappresentazione anatomica dettagliata delle strutture dell'orecchio interno grazie alle possibilità di ottenere strati sottili ad alta risoluzione spaziale e di contrasto. Gli autori riportano la loro esperienza nello studio dell'anatomia dell'orecchio interno mediante imaging RM con sequenze 3DFT-CISS ed analizzano, nei casi patologici, i risultati ottenuti comparativamente con sequenze Spin-Echo (SE) convenzionali. 126 pazienti con deficit uditivo neurosensoriale sono stati sottoposti a RM delle rocche petrose secondo un protocollo che ha previsto l'impiego di sequenze SE convenzionali e sequenze 3DFT-CISS. In tutte le rocche petrose giudicate normali le sequenze 3DFT-CISS hanno consentito una rappresentazione anatomica definita e dettagliata della coclea, del canale semicircolare laterale e del vestibolo nel 100% dei casi, del canale semicircolare posteriore e superiore rispettivamente nel 92% e nell'89% dei casi. Il VII nervo cranico e le branche cocleare, vestibolare superiore e vestibolare inferiore dell'VIII sono state identificate rispettivamente nell'89%, 95%, 80% ed 87% dei casi. Nei casi patologici l'apporto delle sequenze 3DFT-CISS è stato giudicato decisivo nelle malformazioni, nei conflitti neuro-vascolari e nell'otosclerosi cocleare obliterativa. La loro utilizzazione ha escluso nei casi di labirintite la presenza di un processo espansivo intralabirintico. Nella patologia espansiva del nervo acustico le sequenze 3DFT-CISS hanno consentito sempre l'identificazione del processo espansivo e sono risultate superiori alle sequenze SE T2 nella definizione spaziale del tumore, anche se non hanno fornito ulteriori informazioni rispetto alle sequenze SE T1 senza Gadolinio. Gli autori, in conclusione, ritengono che l'impiego delle sequenze 3DFT-CISS in associazione con sequenze SE T1 senza e con mezzo di contrasto possono rappresentare una ottima combinazione per un approccio RM di prima istanza in tutti i deficit uditivi neurosensoriali.


1997 ◽  
Vol 10 (2) ◽  
pp. 157-164 ◽  
Author(s):  
M. Di Girolamo ◽  
F.G. Assael ◽  
S. Pirillo ◽  
V. Tancioni ◽  
R. Pastore ◽  
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La displasia fibrosa è una patologia caratterizzata da un disturbo nello sviluppo dell'osso. Scopo del lavoro è quello di valutare l'accuratezza diagnostica della risonanza magnetica nello studio della displasia fibrosa cranio-facciale, completando l'esame convenzionale con la somministrazione e.v. di mezzo di contrasto paramagnetico (gadolinio - DTPA) e con acquisizioni di angiografia RM. 5 pazienti con displasia fibrosa cranio-facciale, diagnosticata con biopsia, sono stati sottoposti a studio RM. L'esame è stato effettuato con scansioni assiali Spin-Echo pesate in T1, DP e T2. Altre scansioni assiali e coronali o sagittali pesate in T1 sono state effettuate dopo la somministrazione e.v. di gadolinio-DTPA. È stata quindi eseguita l'angiografia RM usando la tecnica «2D In-Flow» con scansioni assiali. Le immagini ottenute in tal modo sono state elaborate con tecnica MIP (Maximum Intensity Projection) in modo da ottenere delle ricostruzioni simil-angiografiche sul piano assiale e coronale. Le ossa coinvolte dalla displasia cranio-facciale sono state perfettamente valutate, specialmente mediante le scansioni pesate in T1. La somministrazione di gadolinio ha consentito di rilevare in un paziente un potenziamento omogeneo e in quattro pazienti un potenziamento disomogeneo. L'angiografia con RM ha consentito di rilevare l'arteria afferente alla lesione ossea in due pazienti e in due pazienti il coinvolgimento del circolo cerebrale. In conclusione, la RM risulta la migliore metodica per la valutazione radiologica dei pazienti con displasia cranio-facciale, specialmente nei controlli nel tempo.


1988 ◽  
Vol 1 (2) ◽  
pp. 169-180 ◽  
Author(s):  
C.F. Andreula

L'uso del mezzo di contrasto per via venosa nella TC dell'encefalo svolge un ruolo chiave nell'incremento di sensibilità della metodica, ma vieppiù immette altri dati nel raggiungimento di una diagnosi di specificità. L'autore riporta e discute le concentrazioni, le dosi riguardanti il mezzo di contrasto, sottolineando la necessità di uso di mezzi di contrasto a bassa osmolarità per la minore incidenza di effetti indesiderati, con predilezione per i non ionici. Le tecniche di somministrazione più utilizzate sono la bifasica la metodica del bolo rapido e le tecniche speciali con doppia dose di contrasto e scansioni ritardate. I reperti TC sono stati distinti utilizzando come parametro di valutazione la barriera ematoencefalica, importante struttura anatomo funzionale, la cui integrità, assenza, danneggiamento o malfunzionamento determinano rilievi tomodensitometrici di contrast-enhancement (CE) importanti per una diagnosi di specificità. L'autore inoltre sottolinea l'importanza della valutazione della dinamica del CE e delle curve densità/tempo, utilizzando la tecnica speciale di doppia dose e scansioni ritardate, discutendone i rapporti con le sequenze di impulsi in Risonanza Magnetica.


1992 ◽  
Vol 5 (1_suppl) ◽  
pp. 57-64 ◽  
Author(s):  
B. Bernardi ◽  
A. Zimmerman

Le malformazioni vertebro-midollari possono essere classificate in diversi gruppi, le forme phù comuni sono comprese in due grandi categorie: 1- disrafismi spinali (spina bifida aperta, disrafismo spinale occulto), 2- altre anomalie spinocaudali. La conoscenza sia dell'embriologia normale che degli aspetti anatomici delle lesioni congenite porta alla comprensione del momento e della fase di sviluppo in cui la normale sequenza era stata interrotta e permette la classificazione delle malformazioni midollari. La risonanza magnetica fornisce la migliore descrizione delle relazioni anatomiche nelle lesioni congenite e quindi rappresenta il modo migliore per pianificare ii trattamento. Alcune anomalie congenite, sebbene presenti alla nascita, non giungono all'attenzione clinica fino all'età adulta. Altre lesioni sono tipicamente evidenti alla nascita o nei primi anni di vita. Il diffuso uso della RM riduce la diagnosi tardiva delle malformazioni occulte e fornisce le informazioni richieste per la pianificazione chirurgica. La proposta di questo lavoro è di utilizzare l'esperienza acquisita dalla revisione della casistica del Children's Hospital di Philadelphia per evidenziare il ruolo della RM nella scoperta e nella valutazione delle malformazioni midollari nei primi due anni di vita. I problemi diagnostici per la giovane eta dei pazienti (0–2 anni), particolarmente importanti nello studio del neonato sono dovuti a considerazioni anatomiche sulla colonna in sviluppo ed alla necessità di ottenere immagini in tempi brevi per avere un controllo del movimento senza anestesia. Sono stati valutati retrospettivamente 64 esami RM di 52 pazienti con evidente o sospetto disrafismo spinale. Sedici presentavano alla nascita una massa dorsale coperta o non coperta da cute. Trentasei erano disrafismi spinali sospetti senza massa dorsale associata (disrafismi spinali occulti) di cui nove presentavano una RM negativa. La RM è attualmente una procedura diagnostica sicura, sensibile e di facile esecuzione e pertanto va utilizzata non appena se ne renda evidente la necessità.


1996 ◽  
Vol 9 (2) ◽  
pp. 193-212
Author(s):  
F. Roncallo ◽  
I. Turtulici ◽  
A. Bartolini ◽  
I. Ferrea ◽  
G. Garrone ◽  
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Scopo del lavoro è quello di razionalizzare l'utilizzo ed ottiminizzare i parametri TC e RM nello studio del distretto testa-collo e di valutare correttamente la complessa geografia della regione. I protocolli iniziali di esame sono stati selezionati sulla base delle informazioni della recente letteratura, adattandoli alle apparecchiature a disposizione. Nella interpretazione delle immagini è stata utilizzata una impostazione anatomo-topografica che si fonda preliminarmente sulla suddivisione del distretto testa-collo in due regioni sopra- e sottoidea e successivamente sulla individuazione di diversi spazi fasciali nell'ambito delle due regioni, sottesi dagli sdoppiamenti dei foglietti della fascia cervicale profonda, che convergono sull'osso ioide. Tali spazi fasciali sono dettagliatamente analizzati da queste metodiche, dal momenta che ben si prestano ad uno studio effettuato secondo piani assiali. Il ricorso alla TC e alla RM è giustificato dai fini rilievi anatomici ottenibili, specie per quanto riguarda l'analisi degli spazi fasciali profondi, occulti all'esame clinico e all'endoscopia. Le informazioni integrate istopatogiche ed anatomo-topografiche consentono una diagnosi precisa di sede, estensione e natura, finalizzate alla pianificazione di un corretto approccio terapeutico.


1992 ◽  
Vol 5 (3) ◽  
pp. 309-330 ◽  
Author(s):  
R. Gasparotti ◽  
G.F. Gualandi ◽  
M. Bonetti ◽  
A. Chiesa ◽  
G. Galli

L'Angiografia a Risonanza Magnetica (ARM) è stata utilizzata per lo studio del circolo cerebrale a completamento della convenzionale indagine RM spin-echo (RM-SE) in 20 pazienti portatori di malformazioni artero-venose (MAV) cerebrali (17 sovratentoriali e 3 sottotentoriali). Per un'efficace dimostrazione sia delle afferenze arteriose che del drenaggio venoso sono stati contemporaneamente impiegati diversi tipi di sequenze ad «pacchetto» 2D e 3D (Time-of-Flight MR Angiography). Nei 5 casi con emorrragia intraparenchimale spontanea è stata utilizzata l'Angio-RM a contrasto d'ampiezza (Magnitude MR Angiography). I reperti sono stati confrontati con quelli dell'angiografia e della RM spin-echo. L'angio-RM è risultata essenziale ai fini di una diagnosi non invasiva di malformazione artero-venosa cerebrale in 3 pazienti (15%) con MAV di piccole dimensioni (diametro max di 15 mm), non riconoscibili nelle immagini spin-echo, ed in 4 casi dubbi (20%) in cui la RM-SE poneva solo un sospetto sulla base di rilievi indiretti. In tutti i casi di emorragia cerebrale da rottura spontanea di MAV l'Angio-RM ha permesso il riconoscimento del nidus angiomatoso residuo, mascherato dal segnale del sangue nelle immagini spin-echo, trovando successiva conferma nell'angiografia. L'Angio-RM si è inoltre dimostrata superiore alia RM spin-echo nella caratterizzazione anatomica delle MAV, riconoscendo un maggior numero di vasi afferenti e precisando meglio il tipo di drenaggio venoso. Confrontata con l'angiografia, l'Angio-RM in 3 casi è risultata insufficiente per la dimostrazione di vasi afferenti di calibro sottile, quali le arterie corioidee e le arterie cerebellari superiori, mentre in altri 3 casi ha mancato la visualizzazione di scarichi venosi profondi non dilatati. Nonostante l'angiografia rimanga l'unica indagine radiologica in grado di fornire una completa caratterizzazione sia morfologica che emodinamica delle MAV cerebrali, indispensabile ai fini di una terapia chirurgica o di un trattamento endovascolare, in base ai risultati del presente studio l'angio-RM può essere considerata come indagine fondamentale nella fase di inquadramento diagnostico, complementare alia RM tradizionale.


1994 ◽  
Vol 7 (6) ◽  
pp. 859-873 ◽  
Author(s):  
C.F. Andreula ◽  
A.N.M. Recchia-Luciani ◽  
A. Carella

L'introduzione del mezzo di contrasto in risonanza magnetica nello studio della Sclerosi Multipla (SM) ha accresciuto la sensibilità e la specificità della tecnica, individuando l'attività infiammatoria di quelle placche che evidenziano assunzione di contrasto paramagnetico (Gadopentato Dimeglumina, Gd-DTPA), con il relativo accorciamento dei tempi di rilassamento e l'aumento del segnale in T1. Tale caratteristica propone la possibilità di una verifica della disseminazione nel tempo delle lesioni, disseminazione che, combinata con la disseminazione spaziale (individuata già dall'esame di base anche in virtù della multiplanarietà) permette fin dal primo esame di definire la diagnosi di SM. L'aumento della intensità di segnale di una lesione avviene in proporzione all'incremento della dose di mdc paramagnetico utilizzata, fino a 0,3 mmol/Kg di peso corporeo. Scopo del nostro lavoro è individuare la dose ottimale di mdc paramagnetico in RM nel sospetto diagnostico di SM, per eliminare il sospetto di falsi negativi ingenerato nella pratica quotidiana a fronte di un quadro clinico e di un quadro RM fortemente suggestivi. Sono stati eseguiti esami pre- e post-contrasto in 150 pazienti con Sclerosi Multipla sospetta o definita. Dopo la prima dose di Gd-DTPA introdotta endovena, con tecnica a bolo, alla posologia di 0,2 ml/Kg di peso corporeo, sono state effettuate scansioni T1, immediatamente dopo la somministrazione. Quindi, è stata somministrata una seconda dose di Gd-DTPA endovena, sempre alla posologia di 0,2 ml/Kg di peso corporeo con tecnica a bolo, dopo la quale sono state ripetute le medesime scansioni T1, a distanza di 3–5 minuti dalla somministrazione della prima dose. Nel gruppo totale di pazienti che hanno mostrato impregnazione di placca (71 = 47,33%), il rapporto tra i casi con impregnazione dopo dose singola (6 casi = 4%), e quelli con impregnazione dopo doppia dose (65 casi = 63,33%) è stato dell '11,825 (incremento proporzionale 1082,5%). Nel corso del nostro lavoro, abbiamo distinto le placche in cinque «tipi», in base al differente segnale RM e al comportamento dopo somministrazione di mdc. L'aumento della dose permetterebbe un miglior rapporto contrasto/rumore, con il rilievo di lesioni di dimensioni al limite della rilevabilità, nonchè una maggiore «confidence» di rilevamento per una migliore delineazione delle lesioni, e dunque della diagnosi per immagini. Obiettivo finale del lavoro è una possibile revisione del protocollo diagnostico della SM, con l'introduzione della RM con doppia dose di Gd-DTPA in tutti i casi di sospetto clinico di patologia demielinizzante, nella speranza di una possibile drastica riduzione del tempo necessario per giungere alla definizione diagnostica.


1996 ◽  
Vol 5 (3) ◽  
pp. 178-189 ◽  
Author(s):  
Graziella Civenti ◽  
Roberto Blaco ◽  
Antonio Lora ◽  
Angelo Cocchi

RIASSUNTOScopo - Lo studio è stato condotto con l'obiettivo di descrivere le linee di tendenza manifestatesi nel periodo 1983-1993 nei Servizi psichiatrici pubblici lombardi relativamente a indicatori di struttura, personale e attività. Setting - Sono stati utilizzati dati relativi a tutti i presidi facenti capo, secondo quanto previsto dal Progetto Obiettivo Regionale, alle Unità Operative di Psichiatria della Regione Lombardia, ovvero Centri Psico-sociali, Ambulatori, Strutture Intermedie Non Residenziali, Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura, Centri Residenziali di Terapie Psichiatriche e di Risocializzazione e Comunita Protette. Non sono stati inclusi nello studio i dati relativi all'attivita svolta dagli ex Ospedali Psichiatrici e dalle strutture private. Disegno - I dati sono stati forniti dal Sistema Informativo Psichiatrico Regionale che dal 1983 rileva in maniera omogenea e sistematica su tutto il territorio regionale informazioni relative alle strutture, al personale e alle prestazioni erogate dalle Unita Operative di Psichiatria. Sui dati relativi al periodo 1983-1993 e stata condotta un'analisi grafica della dinamica dei servizi con descrizione delle tendenze evidenziatesi nel periodo in oggetto e delle interazioni tra le variabili considerate. Principali misure utilizzate - Variabili di risorse e di prestazioni relative all'attivita degenziale e a quella non residenziale dei servizi. Formulazione di indicatori che permettano l'analisi delle relazioni tra le variabili stesse. Risultati - Nel periodo considerato si assiste globalmente a un aumento consistente del volume di attivita (residenziale e non) spiegabile solo parzialmente attraverso l'aumento delle risorse a disposizione. L'incremento quantitative dell'assistenza fornita pare infatti legato da un lato a una sempre maggiore utilizzazione delle risorse allocate e a un aumento della produttivita dei servizi, dall'altro alia pressione crescente della domanda. I dati a disposizione, inoltre, evidenziano come il baricentro della organizzazione dei servizi pubblici si sia spostato sempre piú negli anni sul momento di trattamento non residenziale, anche se l'assenza di una analoga documentazione per quanto attiene alle strutture private rende questa conclusione parziale. Conclusioni - L'analisi condotta testimonia l'importanza del Sistema Informativo per monitorare i cambiamenti nella organizzazione dei servizi e per fornire i dati necessari alia attivazione di indagini ad hoc (per es. studi di esito).


1993 ◽  
Vol 6 (3) ◽  
pp. 325-330 ◽  
Author(s):  
G.P. Pelliccioli ◽  
P.F. Ottaviano ◽  
C. Gambelunghe ◽  
G. Mariucci ◽  
G. Bruschelli ◽  
...  

Il gerbillo (Meriones unguiculatus), avendo il circolo di Willis incompleto per la mancanza delle arterie comunicanti, è considerato il modello animale di elezione per lo studio dell'ischemia cerebrale. L'assenza di connessioni tra circolo carotideo e vertebro-basilare garantisce infatti l'induzione di un'ischemia cerebrale mediante occlusione delle arterie carotidi comuni (ACC). È stata osservata tuttavia una certa variabilità nel sistema vascolare cerebrale del gerbillo, che spiegherebbe la differente risposta individuale alla legatura delle ACC. In letteratura sono stati descritti i deficit funzionali e le modificazioni comportamentali secondari ad un'ischemia cerebrale, correlabili post mortem a definiti quadri istopatologici. Raramente sono stati applicati metodi certi di valutazione in vivo degli esiti di un'ischemia cerebrale sperimentale e/o dell'efficacia di eventuali interventi terapeutici. Un contributo alle indagini in vivo sull'ischemia cerebrale sperimentale potrebbe derivare dallo studio con risonanza magnetica. La nostra indagine ha avuto lo scopo di valutare alla RM, l'evoluzione e la gravità del danno prodotto nel gerbillo: a) dall'occlusione di entrambe le ACC per 5 mine (b) dalla legatura permanente di una ACC. Lo studio parenchimale ed angiografico è stato condotto utilizzando apparecchiature da 1,5 Tesla. Gli animali sono stati esaminati a tempi diversi dall'ischemia. L'iperintensità del segnale rilevata in alcuni casi con le sequenze spin echo a TR lungo a carico dell'ippocampo non era semprecorrelabile al tipo di ischemia indotta. In un 20% dei casi si è apprezzato un aumento di volume del sistema ventricolare, confermato dall'esame anatomo-patologico. Lo studio istologico ha dimostrato che l'aumento di intensità del segnale non era obbligatoriamente associato a severi danni del parenchima. I risultati di questo studio, seppure preliminare, sosterrebbero la validità della tecnica RM nello studio delle ischemie cerebrali sperimentali, poiché essa consente di individuare un edema nel tessuto ischemico anche in assenza di grave sofferenza e/o necrosi cellulare. Le differenti risposte del gerbillo all'ischemia cerebrale potrebbero essere dovute ad una variabilita sia anatomica che biologica.


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