Ischemia cerebrale sperimentale nei gerbillo

1993 ◽  
Vol 6 (3) ◽  
pp. 325-330 ◽  
Author(s):  
G.P. Pelliccioli ◽  
P.F. Ottaviano ◽  
C. Gambelunghe ◽  
G. Mariucci ◽  
G. Bruschelli ◽  
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Il gerbillo (Meriones unguiculatus), avendo il circolo di Willis incompleto per la mancanza delle arterie comunicanti, è considerato il modello animale di elezione per lo studio dell'ischemia cerebrale. L'assenza di connessioni tra circolo carotideo e vertebro-basilare garantisce infatti l'induzione di un'ischemia cerebrale mediante occlusione delle arterie carotidi comuni (ACC). È stata osservata tuttavia una certa variabilità nel sistema vascolare cerebrale del gerbillo, che spiegherebbe la differente risposta individuale alla legatura delle ACC. In letteratura sono stati descritti i deficit funzionali e le modificazioni comportamentali secondari ad un'ischemia cerebrale, correlabili post mortem a definiti quadri istopatologici. Raramente sono stati applicati metodi certi di valutazione in vivo degli esiti di un'ischemia cerebrale sperimentale e/o dell'efficacia di eventuali interventi terapeutici. Un contributo alle indagini in vivo sull'ischemia cerebrale sperimentale potrebbe derivare dallo studio con risonanza magnetica. La nostra indagine ha avuto lo scopo di valutare alla RM, l'evoluzione e la gravità del danno prodotto nel gerbillo: a) dall'occlusione di entrambe le ACC per 5 mine (b) dalla legatura permanente di una ACC. Lo studio parenchimale ed angiografico è stato condotto utilizzando apparecchiature da 1,5 Tesla. Gli animali sono stati esaminati a tempi diversi dall'ischemia. L'iperintensità del segnale rilevata in alcuni casi con le sequenze spin echo a TR lungo a carico dell'ippocampo non era semprecorrelabile al tipo di ischemia indotta. In un 20% dei casi si è apprezzato un aumento di volume del sistema ventricolare, confermato dall'esame anatomo-patologico. Lo studio istologico ha dimostrato che l'aumento di intensità del segnale non era obbligatoriamente associato a severi danni del parenchima. I risultati di questo studio, seppure preliminare, sosterrebbero la validità della tecnica RM nello studio delle ischemie cerebrali sperimentali, poiché essa consente di individuare un edema nel tessuto ischemico anche in assenza di grave sofferenza e/o necrosi cellulare. Le differenti risposte del gerbillo all'ischemia cerebrale potrebbero essere dovute ad una variabilita sia anatomica che biologica.

2002 ◽  
Vol 15 (6) ◽  
pp. 705-711
Author(s):  
P. Renzetti ◽  
R. C. Parodi ◽  
C. Ottonello ◽  
F. Zandrino ◽  
M. Cossu ◽  
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L'elevato peso atomico del Gd giustifica l'ipotesi di un utilizzo in tomografia computerizzata (TC) di mezzi di contrasto (MdC) già clinicamente in uso in risonanza magnetica (RM). Il potenziamento TC determinato dalla Gadodiamide (Gd-DTPA-BMA, Omniscan, Nycomed-Amersham), MdC paramagnetico non ionico, è stato valutato e quantificato in vitro e in vivo. Due serie di soluzioni scalari di Gadodiamide e di MdC iodato (Iopamiro 370, Bracco) sono state sottoposte a scansione TC per la quantificazione densitometrica in unità Hounsfield (UH). Sette pazienti affetti da neoplasia intracranica sono stati sottoposti a TC prima e dopo somministrazione endovenosa di 0,3 mmol/Kg di Gadodiamide; sono stati rilevati i valori medi di densità pre- e postcontrasto a livello dell'arteria basilare e della massa tumorale. Nello studio in vitro, a parità di concentrazione molare del MdC, è risultata maggiore la densità media della soluzione di gadodiamide rispetto al MdC iodato, superiorità statisticamente significativa (test F, p < 0,0001), a conferma del fatto che il Gd ha caratteristiche fisiche che lo rendono utilizzabile in MdC per TC. Nello studio in vivo, la gadodiamide ha determinato incrementi densitometrici medi (postcontrasto /precontrasto) del 71,05% per l'arteria basilare e del 45,23% per la lesione tumorale, consentendo una sufficiente apprezzabilità soggettiva dell'enhancement. La Gadodiamide può essere utilizzata come MdC in TC in pazienti con dubbia o asserita diatesi allergica per i MdC iodati allorquando non sia praticamente disponibile la RM (urgenze!) o sussistano importanti controindicazioni (pacemaker, ecc.). L'osmolarità medio-bassa (780 mOsm/Kg) e il profilo tossi-cologico favorevole della Gadodiamide permettono di ipotizzare l'utilizzo di dosi anche più elevate. Tali risultati preliminari rafforzano l'ipotesi della messa a punto di MdC per TC a base di Gd; più atomi di Gd potrebbero ad esempio essere contenuti all'interno della molecola con il duplice effetto di ridurre la tossicità ed elevare il peso atomico del MdC. Gadolinium (Gd) high atomic weight can enable us to use the Gd-chelates as contrast agents (c.a.) in computed tomography (CT). CT contrast enhancement (c.e.) due to Gadodiamide (Gd-DTPA-BMA, Omniscan, Nycomed-Amersham), a non-ionic paramagnetic c.a. used in magnetic resonance (MR) imaging, was evaluated and quantified through an in vitro and in vivo study.


1995 ◽  
Vol 8 (4) ◽  
pp. 497-512 ◽  
Author(s):  
G.C. Ettorre ◽  
A.P. Garribba ◽  
A. Tirelli ◽  
P. Lavezzi ◽  
M.P. Bondioni ◽  
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L'impiego in risonanza magnetica delle sequenze 3DFT-CISS consente una rappresentazione anatomica dettagliata delle strutture dell'orecchio interno grazie alle possibilità di ottenere strati sottili ad alta risoluzione spaziale e di contrasto. Gli autori riportano la loro esperienza nello studio dell'anatomia dell'orecchio interno mediante imaging RM con sequenze 3DFT-CISS ed analizzano, nei casi patologici, i risultati ottenuti comparativamente con sequenze Spin-Echo (SE) convenzionali. 126 pazienti con deficit uditivo neurosensoriale sono stati sottoposti a RM delle rocche petrose secondo un protocollo che ha previsto l'impiego di sequenze SE convenzionali e sequenze 3DFT-CISS. In tutte le rocche petrose giudicate normali le sequenze 3DFT-CISS hanno consentito una rappresentazione anatomica definita e dettagliata della coclea, del canale semicircolare laterale e del vestibolo nel 100% dei casi, del canale semicircolare posteriore e superiore rispettivamente nel 92% e nell'89% dei casi. Il VII nervo cranico e le branche cocleare, vestibolare superiore e vestibolare inferiore dell'VIII sono state identificate rispettivamente nell'89%, 95%, 80% ed 87% dei casi. Nei casi patologici l'apporto delle sequenze 3DFT-CISS è stato giudicato decisivo nelle malformazioni, nei conflitti neuro-vascolari e nell'otosclerosi cocleare obliterativa. La loro utilizzazione ha escluso nei casi di labirintite la presenza di un processo espansivo intralabirintico. Nella patologia espansiva del nervo acustico le sequenze 3DFT-CISS hanno consentito sempre l'identificazione del processo espansivo e sono risultate superiori alle sequenze SE T2 nella definizione spaziale del tumore, anche se non hanno fornito ulteriori informazioni rispetto alle sequenze SE T1 senza Gadolinio. Gli autori, in conclusione, ritengono che l'impiego delle sequenze 3DFT-CISS in associazione con sequenze SE T1 senza e con mezzo di contrasto possono rappresentare una ottima combinazione per un approccio RM di prima istanza in tutti i deficit uditivi neurosensoriali.


1997 ◽  
Vol 10 (2) ◽  
pp. 157-164 ◽  
Author(s):  
M. Di Girolamo ◽  
F.G. Assael ◽  
S. Pirillo ◽  
V. Tancioni ◽  
R. Pastore ◽  
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La displasia fibrosa è una patologia caratterizzata da un disturbo nello sviluppo dell'osso. Scopo del lavoro è quello di valutare l'accuratezza diagnostica della risonanza magnetica nello studio della displasia fibrosa cranio-facciale, completando l'esame convenzionale con la somministrazione e.v. di mezzo di contrasto paramagnetico (gadolinio - DTPA) e con acquisizioni di angiografia RM. 5 pazienti con displasia fibrosa cranio-facciale, diagnosticata con biopsia, sono stati sottoposti a studio RM. L'esame è stato effettuato con scansioni assiali Spin-Echo pesate in T1, DP e T2. Altre scansioni assiali e coronali o sagittali pesate in T1 sono state effettuate dopo la somministrazione e.v. di gadolinio-DTPA. È stata quindi eseguita l'angiografia RM usando la tecnica «2D In-Flow» con scansioni assiali. Le immagini ottenute in tal modo sono state elaborate con tecnica MIP (Maximum Intensity Projection) in modo da ottenere delle ricostruzioni simil-angiografiche sul piano assiale e coronale. Le ossa coinvolte dalla displasia cranio-facciale sono state perfettamente valutate, specialmente mediante le scansioni pesate in T1. La somministrazione di gadolinio ha consentito di rilevare in un paziente un potenziamento omogeneo e in quattro pazienti un potenziamento disomogeneo. L'angiografia con RM ha consentito di rilevare l'arteria afferente alla lesione ossea in due pazienti e in due pazienti il coinvolgimento del circolo cerebrale. In conclusione, la RM risulta la migliore metodica per la valutazione radiologica dei pazienti con displasia cranio-facciale, specialmente nei controlli nel tempo.


1992 ◽  
Vol 5 (3) ◽  
pp. 309-330 ◽  
Author(s):  
R. Gasparotti ◽  
G.F. Gualandi ◽  
M. Bonetti ◽  
A. Chiesa ◽  
G. Galli

L'Angiografia a Risonanza Magnetica (ARM) è stata utilizzata per lo studio del circolo cerebrale a completamento della convenzionale indagine RM spin-echo (RM-SE) in 20 pazienti portatori di malformazioni artero-venose (MAV) cerebrali (17 sovratentoriali e 3 sottotentoriali). Per un'efficace dimostrazione sia delle afferenze arteriose che del drenaggio venoso sono stati contemporaneamente impiegati diversi tipi di sequenze ad «pacchetto» 2D e 3D (Time-of-Flight MR Angiography). Nei 5 casi con emorrragia intraparenchimale spontanea è stata utilizzata l'Angio-RM a contrasto d'ampiezza (Magnitude MR Angiography). I reperti sono stati confrontati con quelli dell'angiografia e della RM spin-echo. L'angio-RM è risultata essenziale ai fini di una diagnosi non invasiva di malformazione artero-venosa cerebrale in 3 pazienti (15%) con MAV di piccole dimensioni (diametro max di 15 mm), non riconoscibili nelle immagini spin-echo, ed in 4 casi dubbi (20%) in cui la RM-SE poneva solo un sospetto sulla base di rilievi indiretti. In tutti i casi di emorragia cerebrale da rottura spontanea di MAV l'Angio-RM ha permesso il riconoscimento del nidus angiomatoso residuo, mascherato dal segnale del sangue nelle immagini spin-echo, trovando successiva conferma nell'angiografia. L'Angio-RM si è inoltre dimostrata superiore alia RM spin-echo nella caratterizzazione anatomica delle MAV, riconoscendo un maggior numero di vasi afferenti e precisando meglio il tipo di drenaggio venoso. Confrontata con l'angiografia, l'Angio-RM in 3 casi è risultata insufficiente per la dimostrazione di vasi afferenti di calibro sottile, quali le arterie corioidee e le arterie cerebellari superiori, mentre in altri 3 casi ha mancato la visualizzazione di scarichi venosi profondi non dilatati. Nonostante l'angiografia rimanga l'unica indagine radiologica in grado di fornire una completa caratterizzazione sia morfologica che emodinamica delle MAV cerebrali, indispensabile ai fini di una terapia chirurgica o di un trattamento endovascolare, in base ai risultati del presente studio l'angio-RM può essere considerata come indagine fondamentale nella fase di inquadramento diagnostico, complementare alia RM tradizionale.


2002 ◽  
Vol 11 (2) ◽  
pp. 88-99 ◽  
Author(s):  
Paolo Brambilla ◽  
Francesco Barale ◽  
Edgardo Caverzasi ◽  
Jair Constante Soares

RIASSUNTOScopo – Gli studi con Risonanza Magnetica Nucleare (RMN) hanno permesso la valutazione in vivo dell'anatomia cerebrale di vari disturbi psichiatrici e l'approfondimento degli ipotetici circuiti cerebrali disfunzionali coinvolti nella patofisiologia di queste malattie. In questo articolo abbiamo revisionato la letteratura comprendente gli studi con RMN condotti nei disturbi dell'umore e d'ansia. Metodi – Tutti gli studi in Inglese con RMN condotti in pazienti con disturbo dell'umore o d'ansia pubblicati tra il 1966 ed il gennaio 2002 sono stati identificati attraverso una ricerca Medline, completata dall'analisi manuale delle referenze bibliografiche. Risultati – Differenti aree anatomiche cerebrali sembrano essere coinvolte nei diversi sottotipi di disturbo dell'umore. Infatti, l'ippocampo ed i gangli della base sembrano essere anormali nei disturbo unipolare, mentre l'amigdala ed il cervelletto in quello bipolare. Questo suggerisce che le due malattie abbiano un substrata biologico distinto. Per quanto riguarda i disturbi d'ansia, le regioni orbito-frontali ed i gangli della base sembrano avere un'anatomia anormale nei disturbo ossessivo-compulsivo, i lobi temporali nei disturbo da attacchi di panico e l'ippocampo nei disturbo post-traumatico da stress. Conclusioni – I dati della letteratura riassunti in questo articolo suggeriscono che specifiche aree cerebrali siano coinvolte nella patofisiologia dei disturbi dell'umore e d'ansia. Tuttavia, gli studi a tutt'oggi a disposizione sono stati condotti su campioni relativamente piccoli di soggetti, spesso sottoposti a medicamenti psicotropi, e sono in gran parte studi trasversali. Per tale motivo gli studi con RMN in futuro dovranno avere un disegno di tipo longitudinale ed arruolare campioni più ampi di soggetti, possibilmente senza trattamento psicofarmacologico, al primo episodio di malattia o ad alto rischio di sviluppare un disturbo dell'umore o d'ansia. Inoltre, l'associazione di questo tipo di ricerche con studi di tipo genetico potranno essere estremamente utili per separare anomalie anatomiche cerebrali di stato da quelle di tratto e per ulteriormente caratterizzare la patofisiologia di questi disturbi.


1992 ◽  
Vol 5 (4) ◽  
pp. 465-471 ◽  
Author(s):  
M. Sharples ◽  
B. du Boulay

Il presente lavoro tratta dell'insegnamento dell'interpretazione delle immagini mediche basato sul computer. Esso indica i vantaggi dell'assistenza del computer come metodo per fornire una consulenza sistematica accessibile per l'interpretazione delle immagini mediche, nonchè i problemi dati dalla sostituzione o dall'integrazione della figura dell'insegnante. Esso descrive il prototipo di un sistema di insegnamento relativo alle radiografie al torace ed illustra un progetto attualmente in corso per estendere il sistema alle immagini neurologiche della risonanza magnetica. Insegnare ad interpretare le immagini mediche è molto simile all'insegnamento in altre discipline, come la meteorologia, la botanica e la geologia, nelle quali le informazioni si presentano principalmente come immagini visive. Testi di psicologia dell'insegnamento forniscono chiare indicazioni su come insegnare le immagini visive e molte possono essere applicate all'insegnamento riferito alle immagini mediche. Ma le immagini mediche presentano problemi particolari: la qualità dell'immagine è fortemente influenzata da fattori tecnici come il tempo di esposizione; l'immagine è un'astrazione degradata della struttura fisica; le strutture tridimensionali sono ridotte a modulazioni dell'intensità dell'immagine; caratteristiche anatomiche cruciali possono essere nascoste da altre caratteristiche; e le caratteristiche possono assumere un'ampia gamma di valori in pazienti normali e in quelli con anomalie. Nonostante queste difficoltà non esiste un metodo affermato per insegnare ad esaminare le immagini mediche. Generalmente gli studenti imparano sui libri di testo e la loro esperienza di studio di casi è limitata a brevi incontri con un insegnante e un set di immagini scelte ad hoc. I sistemi di insegnamento basato sul computer offrono una soluzione al problema di fornire una consulenza sistematica accessibile. Essi sono stati sviluppati per altri settori della formazione professionale, come l'elettronica, la diagnosi di malattie infettive ed il controllo di processi industriali. Sono in grado di utilizzare varie strategie di insegnamento e di apprendimento, compresi lo sfogliare rapidamente il testo, l'esplorazione guidata, l'assistenza nello studio di casi e l'insegnamento diretto. Un computer può immagazzinare migliaia di immagini interrelate e collegate ad informazioni relative alle loro caratteristiche e alle patologie ad esse associate. Questo database può essere consultato per tenere una «lezione» costituita da una sequenza studiata di immagini esemplificatrici o per correggere le concezioni errate di uno studente mostrandogli immagini comparate.


1997 ◽  
Vol 10 (2_suppl) ◽  
pp. 46-46
Author(s):  
R. Floris ◽  
A. Castriota ◽  
M. Mulas ◽  
A. Apruzzese ◽  
L. Gagliarducci ◽  
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Scopo del nostro lavoro è di verificare il ruolo della Risonanza Magnetica funzionale con tecniche di diffusione, rispetto alle sequenze Spin-Echo T1 pesate dopo somministrazione di Gd-DTPA, nella valutazione dell'attività di placca nella Sclerosi Multipla. Abbiamo sottoposto ad esame RM tradizionale prima e dopo somministrazione di Gd-DTPA ed esame funzionale con tecniche di diffusione, 7 pazienti affetti da Sclerosi Multipla remittente, con controlli seriati eseguiti ad intervalli di 30 giorni. In ciascun paziente, oltre alle sequenze tradizionali, sono state utilizzate sequenze pesate in diffusione Echo-Planari Spin-Echo Single Shot, con due diversi coefficienti di diffusione (b=304 s/mm2, b= 1192 s/mm2). Nella valutazione delle immagini sono stati considerati i seguenti parametri: numero totale delle lesioni in fase attiva che si potenziano con il Gd-DTPA e valutazione comparativa tra le immagini T1 pesate con Gd-DTPA e le immagini pesate in diffusione. I risultati hanno dimostrato una significativa correlazione tra le lesioni con contrast-enhancement e le lesioni identificate nelle sequenze in diffusione con alto valore di b (1192 s/mm2). Le sequenze pesate in diffusione sembrano poter distingure le placche acute da quelle croniche. Inoltre dalla valutazione dei followup eseguiti si evince che tali sequenze sono in grado di rilevare più precocemente l'insorgenza di nuove placche.


1988 ◽  
Vol 1 (2) ◽  
pp. 169-180 ◽  
Author(s):  
C.F. Andreula

L'uso del mezzo di contrasto per via venosa nella TC dell'encefalo svolge un ruolo chiave nell'incremento di sensibilità della metodica, ma vieppiù immette altri dati nel raggiungimento di una diagnosi di specificità. L'autore riporta e discute le concentrazioni, le dosi riguardanti il mezzo di contrasto, sottolineando la necessità di uso di mezzi di contrasto a bassa osmolarità per la minore incidenza di effetti indesiderati, con predilezione per i non ionici. Le tecniche di somministrazione più utilizzate sono la bifasica la metodica del bolo rapido e le tecniche speciali con doppia dose di contrasto e scansioni ritardate. I reperti TC sono stati distinti utilizzando come parametro di valutazione la barriera ematoencefalica, importante struttura anatomo funzionale, la cui integrità, assenza, danneggiamento o malfunzionamento determinano rilievi tomodensitometrici di contrast-enhancement (CE) importanti per una diagnosi di specificità. L'autore inoltre sottolinea l'importanza della valutazione della dinamica del CE e delle curve densità/tempo, utilizzando la tecnica speciale di doppia dose e scansioni ritardate, discutendone i rapporti con le sequenze di impulsi in Risonanza Magnetica.


1996 ◽  
Vol 9 (5) ◽  
pp. 529-540 ◽  
Author(s):  
G. Sparacia ◽  
R. Lagalla ◽  
M. De Maria ◽  
A.E. Cardinale

Nell'ambito delle potenzialità di studi funzionali con risonanza magnetica (fMRI), la tecnica «diffusion-weighted imaging» (DWI) – consentendo la misurazione «in vivo» delle alterazioni del coefficiente di diffusione apparente (ADC) delle molecole dell'acqua nel contesto del tessuto encefalico – riveste un ruolo di preminente importanza quale strumento di valutazione non invasivo del danno ischemico cerebrale in fase iperacuta. Nei pazienti affetti da ictus cerebrale il focolaio ischemico si dimostra, sin dai primi minuti dalla sua insorgenza, come area di iperintensità di segnale nelle immagini DWI in relazione alla riduzione del coefficiente di diffusione apparente che consegue al deficit energetico indotto dall'ipossia ischemica e all'associata insorgenza dell'edema citotossico. Attraverso la tecnica DWI è pertanto possibile identificare il focolaio ischemico con netto anticipo rispetto alla comparsa di anomalie di segnale nelle immagini RM convenzionali T2 ponderate. In questo articolo vengono discussi i principi fisici e i preliminari riferimenti metodologici di questa tecnica funzionale, nonché le potenzialità diagnostiche nella valutazione dell'ischemia cerebrale. In particolare, l'utilizzo di sequenze Eco-Planari (EPI) «diffusion-weighted» consente di ipotizzare larghe prospettive di impiego della tecnica DWI nel monitoraggio dell'evoluzione dell'ischemia cerebrale, con riferimento anche all'avvento di nuove strategie terapeutiche che consentano di realizzare in ambito neurologico quanto, in ambito cardiologico, è già stato messo in atto per il trattamento precoce dell'ischemia miocardica.


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