Nell’intento di costruiremodelli di “Stati falliti” molti studiosi di relazioniinternazionali e di sviluppo concentranol’attenzione sulle istituzioni formaliche, ad avviso degli autori, possono essereconsiderate sinonimi di “rule of law”. Gli autoriritengono invece che gli Stati falliti – ein modo particolare la loro durata – non possonoessere compresi se non si prendono inconsiderazione le regole sociali informalisulle quali la “rule of law” si basa. Nel saggiotali regole, quando si tratti di Stati falliti,vengono trattate ipotizzando che non esistaalcuna norma che imponga di conformarsialla legge: in particolare si ritiene che i leaderpolitici, i ministri, i funzionari e i cittadinidegli Stati falliti siano privi di normesociali generali che li sollecitino a conformarsialla legge. In assenza di tali norme, ledinamiche socio-politiche producono inettitudine,autocrazie, burocrazie inefficienti epredatorie, abitudine diffusa alla violenza, einfine povertà. Il saggio si propone di spiegareil motivo per cui, nonostante i tanti interventi,il fenomeno degli Stati falliti siatanto persistente: all’origine di esso, infatti,stanno fenomeni sociali profondi, che nesono la causa e non la conseguenza.