scholarly journals Il gioco del rovescio : attori e attanti della pandemia

2021 ◽  
pp. 295-305
Author(s):  
Pierluigi Cervelli
Keyword(s):  

Considerando il virus come una sorta di “trickster”, l’articolo analizza le risposte statali alla pandemia sulla base delle relazioni fra attori e attanti coinvolti, mediante il modello semiotico delle interazioni proposto da E. Landowski. Per ogni modalità di interazione cui sono riconducibili queste risposte é possibile individuare un complesso di relazioni specifiche fra attori. Nel regime programmatorio, un destinante sociale sovraindividuale stabilisce tutte le interazioni. I programmi individuali non sono permessi se non conformi al programma collettivo. Invece il regime manipolatorio articola rapporti in cui non c’è un programma unico da seguire ma coloro che possono stabilire fra loro programmi interdipendenti sono invitati alla rinuncia a comportamenti che danneggiarebbero il programma collettivo. Nel regime del caso, modalità attuata principalmente dai governi populisti, non c’è un programma collettivo. I programmi possono accordarsi incidentalmente sulla scala dei singoli individui, ma non a livello globale. Nell’aggiustamento infine, il valore a cui si mira è co-costruito : si inventa un soggetto plurale. Ma se questo è possibile alla scala dei singoli individui, sembra difficile da realizzare, e soprattuto impossibile da programmare, a quella collettiva.

2020 ◽  
pp. 29-38
Author(s):  
Emanuela Chiodo
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La povertà di bambini e adolescenti in famiglie deprivate del Mezzogiorno è sia la più invisi-bile, perché spesso occultata dalla più generale condizione di svantaggio del nucleo di appar-tenenza, sia la più estrema, per l'intensità con cui essa si lega a radicate disuguaglianze nella sfera dell'istruzione, della cultura e, in generale, nelle loro chances di vita al presente e nel futuro. In particolare, la povertà educativa è quella che meglio rappresenta lo svantaggio cumulativo che si genera a partire da condizioni di deprivazione materiale ed economica e trova nell'esclusione dall'accesso ad una formazione e a competenze adeguate, ma anche a spazi e ambienti di vita degni, a opportunità ludiche, culturali e di socializzazione più ampia le sue espressioni più evidenti. Napoli e le sue periferie più disagiate costituiscono un caso paradigmatico di tale scenario sia per la povertà multi-generazionale da cui sono interessate sia per l'elevata incidenza del-la popolazione minorile proprio nei quartieri più difficili. Ed è proprio nel contesto urbano e sociale della periferia est della città che l'articolo si cala per definire i contorni di quella «comunità educante» volta al contrasto della vulnerabilità sociale e dei rischi di esclusione per i tanti bambini e adolescenti in condizione di svantaggio economico e sociale. Alla luce della direttrice teorica sui legami sociali come fonte di protezione e riconoscimento (Paugam, 2008) e sulla base di un approccio di ricerca micro-sociologico basato su studi di caso, l'articolo descrive la qualità delle relazioni di social support (Meo, 1999) create, promosse, rafforzate da alcuni enti di terzo settore (associazioni e cooperative sociali) provando a sotto-linearne il valore embedded nel contrasto della povertà educativa. Già a partire dal recupero di spazi vuoti o abbandonati in cui le attività socio-educative promosse si radicano e realiz-zano le loro attività, i centri socioeducativi considerati nella ricerca appaiono in grado di ri-pristinare relazioni e significati plurimi. A partire dalle rappresentazioni raccolte tramite la voce e le parole degli attori intervistati la comunità educante prende forma nei vincoli e nelle risorse, nei limiti e nelle opportunità evidenziate da enti di terzo settore (associazioni e coo-perative sociali) che realizzano advocacy, affiancamento scolastico dei minori, accompagna-mento sociale per le loro famiglie. In particolare, nel testo si evidenzia come, non solo rico-noscendo la «responsabilità educativa» come principio cardine ma anche "agendo" tale principio come orientamento nella prassi concreta di intervento, organizzazioni diverse che abitano e animano la periferia est sono in grado di rendere permeabili tra loro sfere di inclu-sione diverse (culturale, educativa, sociale). Intervenendo nel contrasto della povertà minorile ed educativa tramite azioni di bridging con la famiglia, la scuola, i servizi sociali, le esperien-ze di affiancamento socio-educativo descritte interrogano e allo stesso tempo costruiscono il senso di quella «comunità educante e generativa», capace di «agire in comune» adottando «un modo di fare le cose inclusivo, integrativo e abilitante» (Magatti e Giaccardi, 2014).


2020 ◽  
Vol 171 (4) ◽  
pp. 189-192
Author(s):  
Roberto Bolgè
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La gestione del rischio è ora richiesta anche nella pianificazione forestale (saggio) I danni causati dalla siccità del 2018 che hanno interessato superfici estese di bosco suscitarono preoccupazioni tra gli addetti ai lavori nel settore forestale. Tra le riflessioni che ne scaturirono vi era anche la questione dei rischi e delle incertezze generate dal cambiamento climatico. In ambito forestale si trovano già varie pubblicazioni e ricerche al riguardo, tuttavia l’attiva e coordinata gestione del rischio dovrebbe essere ulteriormente implementata negli strumenti di gestione del bosco. Se per la selvicoltura sono già state intraprese delle iniziative sulla base dei risultati ottenuti dal programma di ricerca Bosco e cambiamento climatico, per quanto concerne la pianificazione forestale vi è la necessità di integrare maggiormente la gestione del rischio nei processi pianificatori e nei relativi prodotti (strategie, piani forestali e piani di gestione).


2019 ◽  
Author(s):  
Benedetta Viscidi

Sulla base degli studi di Mircea Eliade, l’Autore evidenzia, nel lai antico francese Yonec e in due racconti popolari riconducibili al tipo AT 432, «The Prince as bird» (Il Principe Verdeprato di G. B. Basile e La penna di Finist, falco splendente raccolto da A. N. Afanasev), tracce di scenari iniziatici femminili e del viaggio oltremondano sciamanico.


Author(s):  
Chiara Lucrezio Monticelli
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RiassuntoL’articolo intende rileggere la conquista napoleonica di Roma nel 1809 in più stretto rapporto con il coevo processo di definizione di spazialità imperiali e identità nazionali in Europa (in particolare nel versante mediterraneo e italiano) all’inizio del lungo XIX secolo. Roma fu al tempo stesso simbolo dell’Empire-building napoleonico - a partire dalla proclamazione di „seconda città dell’Impero“ - e terreno di sperimentazione delle forme di imperialismo generate dalla „missione civilizzatrice“ francese. Il contrasto tra le pratiche „coloniali“ di governo urbano e l’uso politico dell’idea imperiale di Roma antica produsse effetti significativi nel campo dell’amministrazione e della rappresentazione della città. Attraverso le fonti delle istituzioni romane e dell’amministrazione francese, nonché sulla base dei discorsi politici dei patrioti italiani si mostrerà la molteplicità delle implicazioni - politiche, spaziali, culturali - del mito e della realtà di Roma in questa cruciale fase di transizione del Risorgimento italiano.


1996 ◽  
Vol 9 (6) ◽  
pp. 761-767
Author(s):  
E. Veneselli
Keyword(s):  

Vengono evidenziate le linee guida nell'inquadramento clinico delle affezioni metaboliche. Dopo una prima indicazione in rapporto alla loro classificazione fisiopatologica, i criteri familiari di sospetto e i criteri di orientamento (età di esordio, modalità evolutive, circostanze provocanti, patologia extraneurologica, segni e sintomi neurologici «guida») delimitano significativamente i raggruppamenti patologici possibili. In ambito laboratoristico, il bilancio integrato dei profili neurofisiologici e neuroradiologici possono evidenziare pattern di riconoscimento di patologie definite, sulla base della vulnerabilità selettiva con cui singole affezioni interessano il sistema nervoso. Sono esaminati in particolare le epilessie miocloniche progressive, le affezioni associanti neuropatia periferica, le malattie mitocondriali. Rispetto all'identificazione di un'eziologia dismetabolica, viene sottolineato il carattere insidioso delle presentazioni clinico-laboratoristiche a tipo encefalopatia non evolutiva simil post-anosso-ischemica o di tipo encefalopatia malformativa.


1992 ◽  
Vol 5 (1_suppl) ◽  
pp. 135-140 ◽  
Author(s):  
S. Perini ◽  
A. Beltramello ◽  
C. Mazza ◽  
A. Maschio ◽  
E. Piovan ◽  
...  
Keyword(s):  

Sono stati sottoposti a trattamento endo-vascolare 19 pazienti in età pediatrica. L'embolizzazione è stata praticata come metodica pre-operatoria (9 casi); pre-radiochirurgica (2 casi); come singolo atto terapeutico per il trattamento di 1 fistola A-V diretta e di 1 aneursma della vena di Galeno; come terapia palliativa in 6 MAV giganti a sede centrale profonda. In tutti i casi è stata effettuata una embolizzazione particolata utilizzando in 17 casi come agente embolizzante il filo di polylene e in 2 casi particelle di spugna di Silastic. In base ai risultati, alle complicanze, al controllo successivo, sono state tratte le seguenti conclusioni: il trattamento vascolare delle lesioni del bambino rappresenta una efficace metodica prechirurgica soprattutto per le MAV estese e in sede critica. L'efficacia del trattamento come metodica pre-radiochirurgica non è ancora stata ben determinata. L'esiguità dei casi sottoposti non ha permesso una conclusione defmitiva, comunque l'embolizzazione ha permesso la riduzione del nido angiomatoso a dimensioni suscettibili di radio-chirurgia. Utilizzata come unica terapia, in assenza d'intervento, la metodica si è rivelata molto utile nel trattamento delle fistole A-V a linea retta (1 caso guarito definitivamente) e nel trattamento dell'aneurisma della vena di Galeno (1 caso trattato incompletamente e tuttora in osservazione). Non sono stati riscontrati, invece, risultati soddisfacenti nel trattamento palliativo di MAV cerebrali molto estese (sopra i 50 ml). In questi casi l'embolizzazione non ha contribuito ad un miglioramento significativo della recidiva emorragica e della mortalità, stimata sulla base della storia naturale ma, al contrario, ha sottoposto i piccoli pazienti a rischi di ischemia e soprattutto di emorragia. Per questi motivi il nostro orientamento attuale è di non sottoporre a trattamento tali malformazioni in età pedriatrica.


2011 ◽  
pp. 125-148
Author(s):  
Paolo Calvosa
Keyword(s):  

Negli ultimi anni, il processo di convergenza sta modificando radicalmente le logiche competitive nei mercati digitali. Alcuni studi hanno dimostrato che nei settori caratterizzati da elevata dinamicitÀ, come quelli creati da tale processo, la leadership di mercato č detenuta da imprese che assumono il ruolo di ‘innovatori strategici'. In questi mercati la Apple Inc. ha raggiunto un vantaggio competitivo durevole avendo sviluppato una capacitÀ di innovazione strategica continua che le ha consentito, nei diversi business in cui ha diversificato, di deviare sistematicamente dalle regole tradizionali del ‘gioco concorrenziale' e di creare un valore superiore per i clienti. Obiettivo del lavoro č quello di fornire, sulla base dell'analisi del modello di business adottato dalla Apple, alcune indicazioni circa le scelte da adottare per agevolare lo sviluppo di una serie di innovazioni strategiche di successo nei settori della convergenza digitale.


2020 ◽  
Vol 40 (1) ◽  
pp. 99-116
Author(s):  
Maurizio Masi
Keyword(s):  

Il seguente articolo intende valutare più approfonditamente alcune ipotesi sull’eziologia della nevrosi in Memoriale di Paolo Volponi, partendo proprio dall’originaria definizione di questa fornitaci da Freud. Spesso l’interpretazione del testo è rimasta troppo confinata ad un’esclusiva lettura in chiave di “romanzo familiare”, usando una dicitura strettamente analitica del contesto di riferimento, presentato quale unico fattore da cui scaturirebbe il disturbo nevrotico, ben più complesso e subdolo del previsto o di quanto, superficialmente, emerge dal vissuto di Albino, protagonista in primis ed io narrante della storia ed autore del memoriale. L’articolo, dopo una prima attenta e circostanziata descrizione della realtà interiore del nostro, delle sue attitudini ed aspettative, delle sue incertezze e, soprattutto, dei suoi “mali” fisici e morali che tornano quasi come un refrain nelle pagine e nelle note autobiografiche del romanzo, indaga il nesso molto stretto tra nevrosi, sindrome paranoide ed infezione tubercolotica, sulla base di quanto afferma in maniera profonda e precisa lo psichiatra francese Henri Baruk. La tesi si avvale, inoltre, di una confessione importante ad opera del protagonista che chiarisce bene le scaturigini della sua malattia fisica. Egli afferma, infatti, che la mancanza di una resistenza, di un pensiero “forte” fondato su progetti concreti e meno utopici ed astratti, aveva permesso alla tubercolosi d’insinuarsi inconsciamente e lentamente sotto la sua pelle.


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