scholarly journals Family Mediation of Mathematically Based Concepts While Engaged in a Problem-Solving Activity With Their Young Deaf Children

2008 ◽  
Vol 13 (4) ◽  
pp. 503-517 ◽  
Author(s):  
K. L. Kritzer
1994 ◽  
Vol 60 (5) ◽  
pp. 434-449 ◽  
Author(s):  
Janet R. Jamieson

This study examines the processes by which mothers communicate with their hearing and deaf preschool children during a problem-solving task. Mothers and children from three matched groups—hearing mother-hearing child, hearing mother-deaf child, and deaf mother-deaf child—were videotaped while the mother taught the child to assemble a wooden pyramid. Hearing mothers of deaf children were less likely to adapt their interactional strategies to meet their children's communicative needs and achieve intersubjectivity than were the other mothers. Findings support Vygotsky's dialectical notion of cognitive development.


2017 ◽  
Vol 37 (3) ◽  
pp. 175-179
Author(s):  
A. Serra ◽  
G. Spinato ◽  
S. Cocuzza ◽  
L. Licciardello ◽  
P. Pavone ◽  
...  

La presente ricerca affronta i problemi clinici e sociali che riguardano lo sviluppo linguistico e cognitivo nei bambini sordi. Attualmente, lo sviluppo della “Teoria della mente” rappresenta un importante campo di ricerca nello studio della sordità. Questi studi internazionali hanno evidenziato nei bambini sordi una significativa alterazione nello sviluppo della “Teoria della Mente”, soprattutto in caso di perdita congenita o preverbale dell’udito. In particolare, la ricerca si concentra sulle competenze dei bambini sordi nel riconoscere emozioni e desideri, attraverso metodi sia cognitivi che percettivi, per la valutazione delle capacità psico-cognitiva attraverso una serie di domande composte da alcuni test adeguati, da somministrare ai pazienti con perdita uditiva. L’esperimento è stato condotto su un gruppo composto da 10 bambini (5 maschi e 5 femmine), di età compresa tra 4 e 9 anni e tra 54 e 108 mesi), affetti da perdita uditiva congenita bilaterale (da grave a cofosi), o da perdita uditiva preverbale sviluppata sia in bambini che attendono l’ultimo anno prima di frequentare la scuola elementare, sia in quelli che frequentano il quarto anno di scuola elementare. I criteri di selezione sono stati basati su: valutazione audiologica, somministrazione di test neuropsicologici al fine di valutare, in generale, le capacità cognitive e percettive e osservazioni cliniche effettuate, al fine di valutare la psicopatologia del campione, attraverso dei test che valutano più facilmente lo sviluppo sia della percettività visiva (Coloured Progressive Matrices), sia della rappresentazione grafica (Test di disegno sulla figura umana e il Test di disegno sulla famiglia). Lo strumento di misurazione “cognitiva” è stato il “Deaf Children Series”, test strutturato da noi, che consiste in un esame dello stato mentale (MSE), capace di valutare: il livello di capacità cognitiva (conoscenza-correlato), l’umore e modelli di discorso e di pensiero di un paziente al momento della valutazione. I bambini sordi mostrano sul lato percettivo una sensibilità ridotta alle espressioni di tristezza. Nel test possiamo osservare un meccanismo di difesa psicodinamico per quanto riguarda la prestazione percettiva. Al contrario, per quanto riguarda i bambini normoudenti, la paura è l’emozione più difficile da identificare. I bambini sordi sembrano essere maggiormente predisposti al riconoscimento di emozioni visive. Inoltre, i bambini sordi presentano notevoli capacità di “problem solving”, capacità di riconoscimento emotivo, probabilmente a causa del loro problema.


1991 ◽  
Vol 55 (5) ◽  
pp. 327-331 ◽  
Author(s):  
GT Chiodo ◽  
WW Bullock ◽  
HR Creamer ◽  
DI Rosenstein
Keyword(s):  

1982 ◽  
Vol 13 (2) ◽  
pp. 129-133
Author(s):  
A. D. Pellegrini

The paper explores the processes by which children use private speech to regulate their behaviors. The first part of the paper explores the ontological development of self-regulating private speech. The theories of Vygotsky and Luria are used to explain this development. The second part of the paper applies these theories to pedagogical settings. The process by which children are exposed to dialogue strategies that help them solve problems is outlined. The strategy has children posing and answering four questions: What is the problem? How will I solve it? Am I using the plan? How did it work? It is argued that this model helps children systematically mediate their problem solving processes.


1990 ◽  
Vol 21 (3) ◽  
pp. 147-150
Author(s):  
Ronald A. Wilde

A commercial noise dose meter was used to estimate the equivalent noise dose received through high-gain hearing aids worn in a school for deaf children. There were no significant differences among nominal SSPL settings and all SSPL settings produced very high equivalent noise doses, although these are within the parameters of previous projections.


1989 ◽  
Vol 20 (3) ◽  
pp. 320-332 ◽  
Author(s):  
David A. Shapiro ◽  
Nelson Moses

This article presents a practical and collegial model of problem solving that is based upon the literature in supervision and cognitive learning theory. The model and the procedures it generates are applied directly to supervisory interactions in the public school environment. Specific principles of supervision and related recommendations for collaborative problem solving are discussed. Implications for public school supervision are addressed in terms of continued professional growth of both supervisees and supervisors, interdisciplinary team functioning, and renewal and retention of public school personnel.


1987 ◽  
Vol 18 (3) ◽  
pp. 194-205 ◽  
Author(s):  
Phil J. Connell

The teaching procedures that are commonly used with language-disordered children do not entirely match the goals that they are intended to achieve. By using a problem-solving approach to teaching language rules, the procedures and goals of language teaching become more harmonious. Such procedures allow a child to create a rule to solve a simple language problem created for the child by a clinician who understands the conditions that control the operation of a rule.


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