Analisi economica del costo dell'indagine RM effettuata con tomografi di diversa intensità

1998 ◽  
Vol 11 (1) ◽  
pp. 79-84
Author(s):  
V. Coppola ◽  
L. Memoli ◽  
L. Brunese ◽  
M. Alfinito ◽  
M. Coppola ◽  
...  

Indipendentemente dalle prestazioni, sono stati valutati e confrontati i costi di gestione e di ammortamento di due apparecchiature per risonanza magnetica da 1 e 0,5 Tesla e si è ricavato il costo-medio per esame. Le condizioni lavorative sono state rappresentate in maniera ideale e i tempi tecnici standardizzati. Le nuove modalità di rimborso a prestazione, basata sulla verifica dei DRG deve obbligare a una preventiva valutazione strategica delle risorse da impiegare e dei costi da sopportare ai fini del raggiungimento del break even point. La modalità procedurale seguita deve rientrare nella pianificazione strategica delle risorse che tutte le amministrazioni devono effettuare preliminarmente alla indizione di una gara d'appalto.

2002 ◽  
Vol 15 (6) ◽  
pp. 705-711
Author(s):  
P. Renzetti ◽  
R. C. Parodi ◽  
C. Ottonello ◽  
F. Zandrino ◽  
M. Cossu ◽  
...  

L'elevato peso atomico del Gd giustifica l'ipotesi di un utilizzo in tomografia computerizzata (TC) di mezzi di contrasto (MdC) già clinicamente in uso in risonanza magnetica (RM). Il potenziamento TC determinato dalla Gadodiamide (Gd-DTPA-BMA, Omniscan, Nycomed-Amersham), MdC paramagnetico non ionico, è stato valutato e quantificato in vitro e in vivo. Due serie di soluzioni scalari di Gadodiamide e di MdC iodato (Iopamiro 370, Bracco) sono state sottoposte a scansione TC per la quantificazione densitometrica in unità Hounsfield (UH). Sette pazienti affetti da neoplasia intracranica sono stati sottoposti a TC prima e dopo somministrazione endovenosa di 0,3 mmol/Kg di Gadodiamide; sono stati rilevati i valori medi di densità pre- e postcontrasto a livello dell'arteria basilare e della massa tumorale. Nello studio in vitro, a parità di concentrazione molare del MdC, è risultata maggiore la densità media della soluzione di gadodiamide rispetto al MdC iodato, superiorità statisticamente significativa (test F, p < 0,0001), a conferma del fatto che il Gd ha caratteristiche fisiche che lo rendono utilizzabile in MdC per TC. Nello studio in vivo, la gadodiamide ha determinato incrementi densitometrici medi (postcontrasto /precontrasto) del 71,05% per l'arteria basilare e del 45,23% per la lesione tumorale, consentendo una sufficiente apprezzabilità soggettiva dell'enhancement. La Gadodiamide può essere utilizzata come MdC in TC in pazienti con dubbia o asserita diatesi allergica per i MdC iodati allorquando non sia praticamente disponibile la RM (urgenze!) o sussistano importanti controindicazioni (pacemaker, ecc.). L'osmolarità medio-bassa (780 mOsm/Kg) e il profilo tossi-cologico favorevole della Gadodiamide permettono di ipotizzare l'utilizzo di dosi anche più elevate. Tali risultati preliminari rafforzano l'ipotesi della messa a punto di MdC per TC a base di Gd; più atomi di Gd potrebbero ad esempio essere contenuti all'interno della molecola con il duplice effetto di ridurre la tossicità ed elevare il peso atomico del MdC. Gadolinium (Gd) high atomic weight can enable us to use the Gd-chelates as contrast agents (c.a.) in computed tomography (CT). CT contrast enhancement (c.e.) due to Gadodiamide (Gd-DTPA-BMA, Omniscan, Nycomed-Amersham), a non-ionic paramagnetic c.a. used in magnetic resonance (MR) imaging, was evaluated and quantified through an in vitro and in vivo study.


1997 ◽  
Vol 10 (2_suppl) ◽  
pp. 252-252
Author(s):  
M. Mortilla ◽  
M. Ermini ◽  
M. Nistri ◽  
G. Dal Pozzo ◽  
F. Falcini

Nel 30–60% dei soggetti con LES ad esordio pediatrico è stato descritto un coinvolgimento del SNC. In studi precedenti sono state riscontrate alterazioni metaboliche tramite indagine con SPECT cerebrale. Sono stati studiati con Risonanza Magnetica (Imaging e Spettroscopia 23 soggetti (18 F e 5 M; età media 15, 4 anni; range 8–27) con LES, 20 controlli di età e sesso adeguati, 5 soggetti con forma giovanile di dermatomiosite (5 F), 2 con sclerosi sistemica (1 F e 1 M) e 1 con malattia di Behçet (1 F). Altre 2 ragazze con LES erano state sottoposte all'esame RM, ma sono state escluse dallo studio per il rilievo di grossi artefatti dovuti alla presenza di apparecchio metallico ortodontico fisso. Gli esami sono stati effettuati con apparecchio Philips ACS-NT (Best, Olanda) 1,5T. Sono state eseguite scansioni assiali spin eco T2 e FLAIR, scansioni sagittali turbo T2 (5mm di spessore) e spettroscopia dell'idrogeno di un singolo volume 70times50times20mm (TE 272ms, TR 2000ms) posizionato sulla sostanza bianca sopraventricolare. 16 pazienti affetti da LES presentavano dati anamnestici e clinici di coinvolgimento del SNC: tra questi soltanto 9 hanno mostrato alterazioni all'esame di Imaging preliminare (atrofia e/o piccole lesioni focali della sostanza bianca). Anche in 2 dei pazienti senza sintomi neuropsichiatrici il quadro neuroradiologico è risultato alterato. L'indagine spettroscopica ha evidenziato una correlazione tra l'attività della malattia e la diminuzione dell'N-acetilaspartato espresso come rapporto NAA/Cr. 11 pazienti sono stati esaminati durante la presenza di sintomi neuropsichiatrici: tra questi 5 pazienti sottoposti a un prolungato periodo di trattamento con corticosteroidi per un coinvolgimento sistemico della malattia più marcato hanno mostrato il più basso valore del rapporto NAA/Cr. 2 tra essi hanno mostrato il quadro neuroradiologico nella norma. Dunque la Risonanza Magnetica per immagini e la Spettroscopia possono essere indagini non invasive da utilizzare in soggetti con LES pediatrico sia per rilevare un coinvolgimento precoce dell'encefalo sia per monitorizzare la gravità della malattia.


1996 ◽  
Vol 9 (3) ◽  
pp. 301-320 ◽  
Author(s):  
F. Roncallo ◽  
I. Turtulici ◽  
A. Bartolini ◽  
G. Margarino ◽  
P. Mereu ◽  
...  

La patologia neoplastica maligna del distretto-testa collo presenta un notevole polimorfismo istologico, in rapporto ai diversi tessuti fisiologicamente presenti. La grande maggioranza concerne comunque i carcinomi e tra questi prevale il carcinoma a cellule squamose. Nella prognosi e nella scelta e pianificazione del trattamento assumono una importanza decisiva l'estensione del tumore primitivo e l'eventuale presenza ed entità del coinvolgimento linfonodale. In base al quesito clinico sono stati preliminarmente distinte diverse categorie di esami TC e RM. Le immagini ottenute sono state interpretate sulla base di un criterio anatomo-topografico che separa diversi spazi fasciali nell'ambito delle regioni sopra- e sottoioidea del distretto testa- collo. È stata quindi effettuata una valutazione comparativa delle informazioni ottenute dagli esami clinico-endoscopici e dalla diagnostica per immagini. TC e RM consentono una stadiazione completa dei carcinomi sia su T, perchè sono in grado di documentare lo sviluppo profondo sottomucoso e nell'ambito degli spazi fasciali limitrofi, nonchè la diffusione perineurale, perivascolare e le erosioni osteocartilaginee, parametri non analizzabili dall'endoscopia, sia su N, perchè svelano linfoadenopatie che per dimensioni e soprattutto per sede sono occulte all'esame clinico. Al contrario lesioni non rilevate mucose superficiali possono risultare del tutto mute alla diagnostica per immagini, così come è pressochè impossibile formulare una corretta caratterizzazione tissutale delle ipertrofie anche spiccate degli spazi mucosi rino- ed orofaringeo, informazioni che sono esaustivamente ottenibili dagli esami endoscopico-bioptici. Pertanto TC e RM hanno un notevole impatto nella stadiazione dei carcinomi del distretto testa-collo, ma il loro utilizzo va effettuato sempre complementariamente e successivamente ad esame clinico specialistico del paziente ed indagine endoscopica delle vie aerodigestive superiori.


1995 ◽  
Vol 8 (4) ◽  
pp. 497-512 ◽  
Author(s):  
G.C. Ettorre ◽  
A.P. Garribba ◽  
A. Tirelli ◽  
P. Lavezzi ◽  
M.P. Bondioni ◽  
...  

L'impiego in risonanza magnetica delle sequenze 3DFT-CISS consente una rappresentazione anatomica dettagliata delle strutture dell'orecchio interno grazie alle possibilità di ottenere strati sottili ad alta risoluzione spaziale e di contrasto. Gli autori riportano la loro esperienza nello studio dell'anatomia dell'orecchio interno mediante imaging RM con sequenze 3DFT-CISS ed analizzano, nei casi patologici, i risultati ottenuti comparativamente con sequenze Spin-Echo (SE) convenzionali. 126 pazienti con deficit uditivo neurosensoriale sono stati sottoposti a RM delle rocche petrose secondo un protocollo che ha previsto l'impiego di sequenze SE convenzionali e sequenze 3DFT-CISS. In tutte le rocche petrose giudicate normali le sequenze 3DFT-CISS hanno consentito una rappresentazione anatomica definita e dettagliata della coclea, del canale semicircolare laterale e del vestibolo nel 100% dei casi, del canale semicircolare posteriore e superiore rispettivamente nel 92% e nell'89% dei casi. Il VII nervo cranico e le branche cocleare, vestibolare superiore e vestibolare inferiore dell'VIII sono state identificate rispettivamente nell'89%, 95%, 80% ed 87% dei casi. Nei casi patologici l'apporto delle sequenze 3DFT-CISS è stato giudicato decisivo nelle malformazioni, nei conflitti neuro-vascolari e nell'otosclerosi cocleare obliterativa. La loro utilizzazione ha escluso nei casi di labirintite la presenza di un processo espansivo intralabirintico. Nella patologia espansiva del nervo acustico le sequenze 3DFT-CISS hanno consentito sempre l'identificazione del processo espansivo e sono risultate superiori alle sequenze SE T2 nella definizione spaziale del tumore, anche se non hanno fornito ulteriori informazioni rispetto alle sequenze SE T1 senza Gadolinio. Gli autori, in conclusione, ritengono che l'impiego delle sequenze 3DFT-CISS in associazione con sequenze SE T1 senza e con mezzo di contrasto possono rappresentare una ottima combinazione per un approccio RM di prima istanza in tutti i deficit uditivi neurosensoriali.


1989 ◽  
Vol 2 (2) ◽  
pp. 113-124 ◽  
Author(s):  
F. Triulzi ◽  
M. Machado ◽  
A. Righi ◽  
G. Scotti

Vengono riportati 11 casi di agenesia parziale o totale del corpo calloso studiati mediante risonanza magnetica in un arco di tre anni. Sono state valutate le anomalie congenite del corpo calloso e le eventuali ulteriori anomalie encefaliche ad esso associate. I risultati ottenuti dallo studio RM sono stati correlati con il quadro clinico, evidenziando una particolare rilevanza clinica di anomalie in strutture strettamente correlate al corpo calloso quali la sostanza bianca profonda ed il sistema limbico. La RM si è dimostrata di fondamentale importanza sia nella valutazione delle anomalie del corpo calloso, sia nel delineare le correlazioni anatomiche fra corpo calloso malformato e strutture ad esso correlate.


1997 ◽  
Vol 10 (2_suppl) ◽  
pp. 46-46
Author(s):  
R. Floris ◽  
A. Castriota ◽  
M. Mulas ◽  
A. Apruzzese ◽  
L. Gagliarducci ◽  
...  

Scopo del nostro lavoro è di verificare il ruolo della Risonanza Magnetica funzionale con tecniche di diffusione, rispetto alle sequenze Spin-Echo T1 pesate dopo somministrazione di Gd-DTPA, nella valutazione dell'attività di placca nella Sclerosi Multipla. Abbiamo sottoposto ad esame RM tradizionale prima e dopo somministrazione di Gd-DTPA ed esame funzionale con tecniche di diffusione, 7 pazienti affetti da Sclerosi Multipla remittente, con controlli seriati eseguiti ad intervalli di 30 giorni. In ciascun paziente, oltre alle sequenze tradizionali, sono state utilizzate sequenze pesate in diffusione Echo-Planari Spin-Echo Single Shot, con due diversi coefficienti di diffusione (b=304 s/mm2, b= 1192 s/mm2). Nella valutazione delle immagini sono stati considerati i seguenti parametri: numero totale delle lesioni in fase attiva che si potenziano con il Gd-DTPA e valutazione comparativa tra le immagini T1 pesate con Gd-DTPA e le immagini pesate in diffusione. I risultati hanno dimostrato una significativa correlazione tra le lesioni con contrast-enhancement e le lesioni identificate nelle sequenze in diffusione con alto valore di b (1192 s/mm2). Le sequenze pesate in diffusione sembrano poter distingure le placche acute da quelle croniche. Inoltre dalla valutazione dei followup eseguiti si evince che tali sequenze sono in grado di rilevare più precocemente l'insorgenza di nuove placche.


1997 ◽  
Vol 10 (2) ◽  
pp. 157-164 ◽  
Author(s):  
M. Di Girolamo ◽  
F.G. Assael ◽  
S. Pirillo ◽  
V. Tancioni ◽  
R. Pastore ◽  
...  

La displasia fibrosa è una patologia caratterizzata da un disturbo nello sviluppo dell'osso. Scopo del lavoro è quello di valutare l'accuratezza diagnostica della risonanza magnetica nello studio della displasia fibrosa cranio-facciale, completando l'esame convenzionale con la somministrazione e.v. di mezzo di contrasto paramagnetico (gadolinio - DTPA) e con acquisizioni di angiografia RM. 5 pazienti con displasia fibrosa cranio-facciale, diagnosticata con biopsia, sono stati sottoposti a studio RM. L'esame è stato effettuato con scansioni assiali Spin-Echo pesate in T1, DP e T2. Altre scansioni assiali e coronali o sagittali pesate in T1 sono state effettuate dopo la somministrazione e.v. di gadolinio-DTPA. È stata quindi eseguita l'angiografia RM usando la tecnica «2D In-Flow» con scansioni assiali. Le immagini ottenute in tal modo sono state elaborate con tecnica MIP (Maximum Intensity Projection) in modo da ottenere delle ricostruzioni simil-angiografiche sul piano assiale e coronale. Le ossa coinvolte dalla displasia cranio-facciale sono state perfettamente valutate, specialmente mediante le scansioni pesate in T1. La somministrazione di gadolinio ha consentito di rilevare in un paziente un potenziamento omogeneo e in quattro pazienti un potenziamento disomogeneo. L'angiografia con RM ha consentito di rilevare l'arteria afferente alla lesione ossea in due pazienti e in due pazienti il coinvolgimento del circolo cerebrale. In conclusione, la RM risulta la migliore metodica per la valutazione radiologica dei pazienti con displasia cranio-facciale, specialmente nei controlli nel tempo.


2000 ◽  
Vol 13 (1) ◽  
pp. 131-138 ◽  
Author(s):  
P. Vitali ◽  
N. Mavilio ◽  
D. Capello ◽  
M. Rosa ◽  
A. Ferrari ◽  
...  

La valutazione non invasiva della dominanza emisferica per il linguaggio è una delle più promettenti applicazioni cliniche della risonanza magnetica funzionale, specie nei pazienti destinati alla neurochirurgia. In questo studio sono state eseguite due prove linguistiche in un gruppo di giovani volontari sani (8 destrimani, 12 non destrimani): una di fluenza fonemica ed una di associazione semantica. Tra i voxels statisticamente attivati nei due emisferi sono stati calcolati tre indici di asimmetria (emisferico, frontale e temporoparietale) in ogni soggetto e per ogni prova. Nel complesso, la prova di fluenza fonemica attivava fortemente il lobo frontale, mentre la prova di associazione semantica determinava un pattern di attivazione piu distribuito, che comprendeva anche il giro temporale medio ed il giro angolare. Per quanto riguarda gli indici di asimmetria, nei destrimani quello emisferico e quello frontale indicavano sempre l'attivazione prevalente dell'emisfero sinistro. Un solo soggetto ambidestro ha presentato nella prova di fluenza fonemica indici di asimmetria emisferico e frontale espressivi di lateralizzazione destra. D'altra parte, l'indice di asimmetria temporoparietale deponeva per una lieve revalenza dell'emisfero destro in un destrimane ed per una chiara lateralizzazione destra in un non destrimane. La risonanza magnetica funzionale appare dunque metodica sensibile ed appropriata nella valutazione della dominanza emisferica per il linguaggio. L'impiego di indici di asimmetria lobari può meglio evidenziare il differente contributo alla dominanza emisferica delle aree frontali rispetto a quelle temporoparietali. Infine, l'individuazione delle aree corticali correlate con la funzione linguistica è uno strumento potenzialmente utile per il neurochirurgo nel programmare resezioni di aree limitrofe.


1997 ◽  
Vol 10 (2_suppl) ◽  
pp. 168-168
Author(s):  
L. Manfrè ◽  
A. Banco ◽  
A. Affronti ◽  
M. Accardi ◽  
F. Ponte ◽  
...  

Esistono diversi sistemi di indagine della pervietà delle vie lacrimali (sondaggio, dacrioscintigrafia, dacriografia, dacrioTC). I sistemi suddetti presentano alcuni svantaggi, quali l'uso di radiazioni ionizzanti e la mancata ottimale valutazione dei tessuti molli circostanti. Valutazioni anatomo-patologiche hanno documentato la tollerabilità del Gd-DTPA da parte delle cellule endoteliali vascolari e dell'epitelio corneale stesso. Scopo del lavoro è quello di valutare la sensibilità della RM nella valutazione del normale ed anormale deflusso lacrimale mediante istillazione per via topica nel sacco congiuntivale di Gd-DTPA. Sono stati esaminati 6 volontari sani e 14 pazienti affetti da patologia ostruttiva delle vie lacrimali (stenosi secondaria a flogosi, mucocele, fibrosi post-chirurgica), preventivamente valutata mediante dacriocistografia o dacriocistoscintigrafia. L'indagine RM è stata effettuata mediante unità operante a 0.5T. Il mezzo di contrasto paramagnetico è stato diluito in concentrazioni dell'1% con lacrima artificiale e sono state istillate 5 gocce per sacco congiuntivale. In 4 pazienti è stata effettuata anche una incannulazione del canalicolo lacrimale inferiore. In nessuno dei volontari sani o dei pazienti esaminati è stato rilevato alcun disturbo obiettivo o soggettivo nei confronti della congiuntiva e cornea, né irritazione oculare. Nei 6 volontari sani le sequenze T1 ponderate hanno dimostrato la visualizzazione del sacco lacrimale e delle vie lacrimali. Nei pazienti con patologia ostruttiva, in 2 casi si è dimostrata una pervietà parziale delle vie lacrimali, con impcrvietà completa nei rimanenti pazienti. La dacriocistografia con RM ed uso del Gd-DTPA semplicemente istillato nel sacco congiuntivale costituisce una metodica innocua. In considerazione della frequente necessità di effettuare nei pazienti con patologia ostruttiva delle vie lacrimali un bilancio RM orbitario e dell'ottimale valutazione dei tessuti molli mediante RM, la dacriocistoscintigrafia per istillazione potrebbe costituire una interessante tecnica da aggiungere all'esame standard dell'orbita. La diluizione del mezzo di contrasto (1cc Gd-DTPA: 100 cc lacrima artificiale) ne minimizza peraltro le spese.


1995 ◽  
Vol 8 (3) ◽  
pp. 371-381 ◽  
Author(s):  
A. Righini ◽  
O. De Divitiis ◽  
A. Prinster ◽  
D. Spagnoli ◽  
I. Apollonio ◽  
...  

La Risonanza Magnetica Funzionale (RMF) ha dimostrato di poter localizzare la sede di aree corticali funzionali in numerosi protocolli su volontari sani. La identificazione prechirurgica di aree corticali eloquenti è molto importante al fine della realizzazione di un intervento il meno lesivo possibile per la funzione. Il sowertimento più o meno grossolano della regione anatomica da parte di un processo espansivo rende spesso difficile la identificazione di determinati reperi anatomici. Ci siamo proposti di studiare con RMF, su tomografo convenzionale, pazienti affetti da neoplasie intra ed extrassiali che interessavano il lobo frontale posteriore o quello parietale. Sono stati studiati quindici pazienti, tutti destrimani, di età compresa tra i 15 ed i 64 anni. Sono state ottenute mappe di attivazione, che hanno evidenziato aree di significativo aumento del segnale in regione parieto-frontale posteriore. La morfologia delle aree di significativo aumento di segnale era il più delle volte di tipo serpiginoso. Quando l'effetto massa era netto, l'area attivata nell'emisfero patologico appariva dislocata rispetto a quella nell'emisfero controlaterale. Sino ad ora sono stati ripetuti gli esami di RMF dopo l'intervento chirurgico in tre pazienti che non presentavano deficit motori significativi all'arto superiore. Neoplasms compressing or infiltrating cerebral cortex often alter the normal anatomy in such a way that the neurosurgeon can not easily localize and spare functional areas. Moreover, the results of mass effect on brain functional anatomy have not been extensively investigated in vivo yet.


Sign in / Sign up

Export Citation Format

Share Document