Attaccamento e bullismo: un confronto tra bulli, vittime, bulli-vittime e non-coinvolti in età scolare

2020 ◽  
pp. 119-145
Author(s):  
Lorenza Di Pentima ◽  
Sara Ramelli

Scopo del presente studio è stato analizzare il fenomeno del bullismo secondo la prospettiva dell'attaccamento, ponendo a confronto i bulli, i bulli-vittima, le vittime e i non-coinvolti nei modelli mentali e nei comportamenti socio-emozionali (in particolare aggressività, evitamento dell'interazione, manifestazioni di ansia e depressione). Hanno partecipato allo studio 365 bambini, 208 maschi (57%) e 157 femmine (43%), di 5 scuole di Roma, di età compresa tra 8 e 11 anni (M = 9.28, DS = 0.81). Gli strumenti impiegati sono stati: Nomina dei Pari (Menesini, 2003), per individuare i ruoli di bullo, vittima, bullo-vittima e non coinvolto, Separation Anxiety Test (Attili, 2001) per la misura dei modelli mentali dell'attaccamento e Social Emo-tional Dimension Scale (Ianes, & Savelli, 1994) per la valutazione dei comportamenti socio-emozionali. Dai risultati emerge che, nel confronto con i non-coinvolti, i bulli mostrano più attaccamenti ambivalenti ed evitanti, li dove le vittime e i bulli-vittima mostrano per lo più modelli mentali di tipo ambivalente. Inoltre i bulli, i bulli-vittima e le vittime presentano più alti livelli di aggressività, di evitamento delle interazioni con i pari e di comportamenti inappropriati.

2020 ◽  
pp. 871-903
Author(s):  
Lorenza Di Pentima ◽  
Sara Ramelli

Obiettivo del presente studio è stato analizzare l'influenza delle precoci rela-zioni di attaccamento sullo sviluppo dei processi cognitivi di disimpegno morale e come quest'ultimo possa rappresentare una variabile di mediazione con condot-te aggressive, con particolare riferimento al fenomeno del bullismo nel confronto tra bulli, vittime e non-coinvolti. I partecipanti allo studio sono stati 199 alunni, 106 maschi e 93 femmine di età compresa tra 8 e 11 anni (M = 9.39, DS = 0.91), frequentanti le classi terza, quarta e quinta elementare, all'interno delle quali è stata rilevata la presenza di bulli, vittime e non-coinvolti. La rilevazione dei ruoli è stata effettuata mediante la Nomina dei Pari (Menesini, 2003); per misurare il disimpegno morale è stata impiegata la Scala di Disimpegno Morale per il Bullismo (Gini & Caravita, 2013); mentre per i modelli operativi interni dell'attaccamento è stato somministrato il Separation Anxiety Test, SAT (Attili, 2001). La valutazione dei comportamenti socio-emozionali, con specifico riferimento alle condotte aggressive, è stata svol-ta dalle insegnanti mediante il Social Emotional Dimention Scale, SEDS (Ianes & Savelli, 1994). I risultati complessivi mettono in luce come il disimpegno morale rappresenti un mediatore tra l'attaccamento insicuro e il comportamento aggressivo. Nel confronto tra bulli, vittime e non-coinvolti, i primi non solo sono più frequente-mente insicuri, ma riportano anche punteggi più elevati nel disimpegno morale e vengono valutati come più aggressivi dalle insegnanti.


2021 ◽  
pp. 83-107
Author(s):  
Lorenza Di Pentima ◽  
Alessandro Toni ◽  
Grazia Attili

Obiettivo del presente studio è stato esplorare l'impatto della violenza assistita in famiglia da parte di minori sull'emergere di eventuali quadri sintomatologici, sulla costruzione dei loro legami di attaccamento e sulla strutturazione del locus of control. I partecipanti allo stu-dio sono stati minori (n = 30), vittime di violenza assistita in famiglia (età media: 11.57 an-ni, DS = 2.01), confrontati con un gruppo di controllo (n = 60; età media: 11.03 anni, DS = 1.96). Le ipotesi verificate sono state le seguenti: 1) le vittime di violenza assistita nel con-fronto con il gruppo di controllo hanno più frequentemente un attaccamento insicuro, valu-tato mediante il Separation Anxiety Test (Attili, 2001); 2) le vittime di violenza assistita rive-lano un assetto psicopatologico più severo, valutato mediante le Scale Psichiatriche di Au-tosomministrazione per Fanciulli e Adolescenti (Cianchetti & Sannio Fancello, 2001); 3) le vittime di violenza assistita hanno un locus of control più esterno, valutato mediante la Sca-la di Nowicki-Strickland (1973). Dai risultati emerge che i minori, testimoni di violenza in famiglia, rispetto al gruppo di controllo, hanno più di frequente un legame di attaccamento insicuro, in particolare di tipo evitante e, a seguire, di tipo ambivalente. Mostrano un assetto sintomatologico che comprende le dimensioni di ansia, depressione, disturbi alimentari psi-cogeni e sintomi somatici. Rivelano, infine, la presenza di più elevati livelli di locus of con-trol esterno.


MISSION ◽  
2019 ◽  
pp. 7-16
Author(s):  
Roberto Berrini ◽  
Renato Sidoti ◽  
Federica Beltrami ◽  
Laura De Vecchi ◽  
Eugenia Luraschi ◽  
...  

Questo lavoro si propone di esaminare la connessione tra lo sviluppo di una dipendenza patologica dalle sostanze e la presenza di una diagnosi di attaccamento insicuro, valutato attraverso la somministrazione del Separation Anxiety Test (SAT) su un campione di pazienti degenti in comunità terapeutica. Per ogni paziente sono evidenziati i principali dati storici, ricavati all'interno di un setting psicoterapeutico, che permettono di inferire la sua vicenda di allevamento nella relazione con entrambi i genitori.  Il pattern di attaccamento individuato con il SAT trova corrispondenza nello schema relazionale prevalente adottato dal soggetto nel contesto di cura, consente di orientare le decisioni terapeutiche e aiuta a regolare la responsività degli operatori. I risultati dell'indagine evidenziano la presenza nella quasi totalità del campione di pattern insicuri di attaccamento, con un'elevata percentuale di modelli operativi interni disorganizzati. Questi dati trovano conferma in analoghe ricerche sul pattern di attaccamento di soggetti dipendenti da sostanze.  È quindi possibile che la sostanza, per le sue qualità dopaminergiche che attivano i circuiti cerebrali legati alla ricompensa, alla gratificazione, risponda ad una domanda del soggetto che proviene da uno stato carenziale originario, connesso con esperienze prevalentemente non gratificanti, se non dolorose, nella relazione di caregiving. Sono stati inoltre confrontati i pattern di attaccamento dei soggetti con diagnosi di alcolismo con quelli dei soggetti che hanno una diagnosi di tossicodipendenza in cui le sostanze principali sono oppiacei e cocaina.


2010 ◽  
pp. 135-156
Author(s):  
Erika Petech ◽  
Alessandra Simonelli ◽  
Gianmarco Altoč

La ricerca si č proposta di studiare la qualitŕ delle interazioni triadiche in famiglie con bambini in etŕ prescolare, considerando il possibile ruolo di due fattori contestuali, la relazione di coppia e il coinvolgimento del padre nella cura del figlio, nell'influenzare la co-costruzione delle dinamiche familiari. Allo studio hanno partecipato 19 famiglie appartenenti ad una popolazione non clinica reclutate ai corsi di psicoprofilassi al parto. Il disegno longitudinale della ricerca ha previ- sto 5 tappe di somministrazione: al 7° mese di gravidanza č stata somministrata la Dyadic Adjustment Scale ad entrambi i partner; al 4°, 9° e 12° mese del bambino sono stati somministrati alle madri e ai padri la Dyadic Adjustment Scale e il Questionario sul Coinvolgimento paterno; a 4 anni del bambino sono stati somministrati alle madri e ai padri la Dyadic Adjustment Scale e il Questionario sul Coinvolgimento paterno e, alla triade familiare, il Lausanne Trilogue Play. I risultati hanno evidenziato che la qualitŕ delle interazioni triadiche familiari valutata a 4 anni dei bambini risulta significativamente associata al grado di coinvolgimento paterno nella stessa fase temporale. Viceversa la qualitŕ della relazione di coppia, considerata longitudinalmente, non sembra un fattore connesso alle competenze interattive familiari.


2012 ◽  
pp. 87-102
Author(s):  
John L. Dennis ◽  
Aldo Stella
Keyword(s):  

Questa ricerca ha preso in esame come il priming che induce una rappresentazione subconscia di maggiore/minore agentività può influire sull'interpretazione di oggetti/eventi dinamici che si collocano nello spazio (Studio 1) e nel tempo (Studio 2). Nello Studio 1, i partecipanti sottoposti al priming della maggiore agentività sono stati indotti a pensare il movimento verso alto, come se l'oggetto fosse dotato di una forza interna (secondo quanto accade agli esseri viventi), mentre i partecipanti sottoposti al priming della minore agentività sono stati indotti a pensare il movimento verso il basso, come se l'oggetto subisse una forza esterna (ad es., la forza della gravità). I partecipanti allo Studio 2, sottoposti al priming della maggiore agentività sono stati indotti a pensare sé stessi come se si muovessero attivamente attraverso il tempo, in linea con la metafora dell'ego-moving, mentre i partecipanti sottoposti al priming della minore agentività sono stati indotti a pensare sé stessi come se fossero meno attivi nel loro muoversi attraverso il tempo, in linea con la metafora del time-moving. Questi risultati sono stati messi a confronto con quelli di una nostra ricerca precedente, che ha usato lo stesso priming, ma con compiti diversi.


2018 ◽  
Vol 28 (0) ◽  
Author(s):  
Grazia Attili ◽  
Lorenza Di Pentima ◽  
Alessandro Toni ◽  
Antonio Roazzi

Abstract Research on eating disorders (ED) has shown in patients a prevalence of insecure attachment working models (IWMs). Nevertheless, the issue of a prevalence, in patients, of high anxiety IWMs (HAIWMs) has rarely been addressed. This study aimed to investigate the prevalence in ED patients of high anxiety IWMs and their transmission by parents. The Separation Anxiety Test was administered to 55 patients with an ED, a control sample (n = 80), their mothers and fathers. The two groups differed significantly, with a prevalence of HAIWMs in the patients and their parents compared to the controls; in ED no significant difference appeared in mother-patient versus father-patient matching for HAIWMs. The implication is that patients with an ED might benefit more from individual attachment-based therapy and/or a family therapy than from other types of psychotherapeutic approaches.


2014 ◽  
Vol 32 (3) ◽  
pp. 289-306
Author(s):  
Sónia Catarina Carvalho Simões ◽  
Filipa Nunes Vicente Filipe de Oliveira Filipe ◽  
Carlos Manuel da Cruz Farate

A literatura tem referido que as crianças de famílias nucleares apresentam uma vinculação mais seguracomparativamente às de famílias monoparentais ou reconstituídas.Foram objetivos deste estudo investigar a qualidade da vinculação em crianças em idade escolarpertencentes a famílias nucleares, monoparentais e reconstituídas e observar a convergência entreperceção materna dos comportamentos de vinculação e representação da qualidade de vinculação dascrianças.É um estudo transversal, com 168 crianças dos 8 aos 11 anos (M=9.17) e respetivas mães. O protocolode investigação incluiu o Separation Anxiety Test (SAT) e a Escala de Perceção Materna doComportamento de Vinculação da Criança (PCV-M).Os resultados mostram não haver convergência significativa entre a perceção materna doscomportamentos de vinculação e a representação da vinculação pela criança. Somente nas famíliasmonoparentais houve diferenças no comportamento base segura do PCV-M em função darepresentação da vinculação da criança (segura/insegura). Não se observou uma associação entre otipo de família e a representação da vinculação da criança, nem diferenças na perceção materna doscomportamentos de vinculação entre os diferentes tipos de família.Em conclusão, a qualidade da vinculação das crianças não varia em função do tipo de família, mesmose há uma baixa convergência entre as perspetivas de mães e filhos em relação à qualidade docomportamento de vinculação destes últimos.


1996 ◽  
Vol 9 (5) ◽  
pp. 551-563 ◽  
Author(s):  
E. Cotroneo ◽  
R. Gigli ◽  
I. Onofri ◽  
M. Kropp ◽  
G. Simonetti ◽  
...  
Keyword(s):  

Sono state messe a confronto due serie di meningiomi intracranici (78 pazienti in totale) omogenei per sede, dimensioni, istotipo, sesso ed età dei pazienti. Una serie è stata sottoposta ad embolizzazione preoperatoria, dal febbraio 1992 al maggio 1996, con successiva eradicazione chirurgica da parte della stessa équipe. La serie di confronto è stata individuata attraverso una ricerca retrospettiva che, per ottenere omogeneità di sede, dimensioni ed istotipo, si è spinta dal febbraio 1992 al marzo 1987. Le due serie di meningiomi, quella sottoposta ad embolizzazione e quella non embolizzata, sono state confrontate in rapporto al dato quantitativo delle sacche di sangue infuse durante l'intervento. Questi dati sono stati sottoposti ad elaborazione statistica. Gli autori presentano i risultati, discutono la metodica di embolizzazione, la morbilità e l'efficacia della stessa. Gli autori discutono inoltre la valutazione dell'efficienza della metodica, intesa come capacità di far giungere gli emboli all'interno del parenchima tumorale ottenendo una devascolarizzazione ed una necrosi intratumorale. Sono discusse le tecniche di embolizzazione e le complicanze. Gli autori concludono sottolineando la necessità di un ulteriore studio, possibilmente multicentrico, per valutare statisticamente il rapporto costo-beneficio dell'embolizzazione preoperatoria dei meningiomi intracranici. La valutazione della necrosi e della diminuita perfusione è stata affidata allo studio con RM pre o post embolizzazione (SE 400/20 prima e dopo contrasto paramagnetico e.v.), in tutti i 39 meningiomi. In casi selettivi si è ricorsi allo studio istologico del pezzo operatorio.


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