scholarly journals L'epidemiologia dell'arteriopatia periferica nell'insufficienza renale cronica

2013 ◽  
Vol 25 (4_suppl) ◽  
pp. S30-S32
Author(s):  
Paola Brescia
Keyword(s):  

L'arteriopatia periferica (AP) non è al momento adeguata-mente diagnosticata e trattata dalla comunità medica. Eppure, l'AP rappresenta un potente predittore di coronaropatia e un fattore di rischio per mortalità nella popolazione generale. Questo aspetto dovrebbe essere di particolare interesse per i nefrologi, dato che la prevalenza di AP è sicuramente più elevata nei pazienti uremici che nella popolazione generale. La spiegazione del fenomeno è legata all'associazione, in questi pazienti, dei tradizionali fattori di rischio con quelli specifici della condizione uremica. Infatti, la malattia renale di per sé è un fattore di rischio indipendente per lo sviluppo di AP, con un rischio che si rafforza al progressivo declino della funzione renale. L'attuale situazione epidemiologica dell'AP nei pazienti uremici è oggetto di questa revisione.

PSICOBIETTIVO ◽  
2021 ◽  
pp. 157-166
Author(s):  
Luca Tornatola
Keyword(s):  
Dsm 5 ◽  
On Line ◽  

Pur non essendo stata inclusa nel DSM-5, la dipendenza sessuale è ritenuta da diversi autori un vero e proprio disturbo. Osservando la produzione scientifica degli ultimi dieci anni si riscontra una imponente ondata di articoli sulle nuove dipendenze e i comportamenti derivanti. Molte di queste ricerche si sono orientate verso lo studio della pornografia on-line e la fascia di età tra l'adolescenza e la prima età adulta. Tuttavia, ancora oggi risulta piuttosto complicato riuscire a delineare il profilo prototipico dell'individuo che mette in atto comportamenti, definibili patologici, legati alla dipendenza sessuale. Si tratta di una condizione che può comportare spesso delle conseguenze nella sfera relazionale, in quella professionale, in quella economica e, in casi particolarmente gravi, anche in quella legale. Alcuni rilievi indicano che tra il 3 ed il 6% della popolazione generale, in diversa misura, sarebbe dipendente dal sesso, una percentuale di per sé rilevante ma che risulterebbe essere una sottostima rispetto alla realtà non emersa. Tale percentuale arriva al 17% negli individui sotto i 25 anni. Si è potuta dimostrare l'efficacia di trattamenti di natura integrata, che contemplino sia una terapia psicofarmacologica che delle psicoterapie (individuali e di gruppo). Sono necessari ulteriori studi per poter delineare in modo più chiaro i criteri nosografici, i fattori di rischio più frequenti e la validazione di strumenti valutativi della dipendenza sessuale.


2020 ◽  
pp. 125-134
Author(s):  
Silvana Mirella Aliberti ◽  
Giuseppe Ferrucci ◽  
Antonio Nigro ◽  
Alfonso Della Corte ◽  
Rosetta Frammartino ◽  
...  
Keyword(s):  

Non tutte le persone possiedono le stesse competenze in materia di salute, non tutti sono in grado di organizzarsi e decidere rispetto a questioni riguardanti il proprio benessere psico-fisico, migliorarlo, trovare informazioni e comprenderle, assumersi la responsabilità della propria qualità della vita. Queste competenze non fanno parte del bagaglio esperienziale comune ma, come afferma l’OMS: «La salute è creata e vissuta dalle persone all’interno degli ambienti organizzativi della vita quotidiana: dove si studia, si lavora, si gioca e si ama» I fattori di rischio lavorativo non sono solo agenti chimici, fisici e biologici ma anche errori umani, procedure non corrette, comportamenti inadeguati. I lavoratori stessi possono risultare pericolosi per gli altri. Ciò accade quando essi presentano condizioni come: uso e abuso di alcol, farmaci o droghe; malattie neuro-psichiatriche (demenze, disturbi comportamentali, etc.), malattie infettive contagiose [5]. Il rischio per i terzi può essere maggiore in settori come la sanità, i trasporti, le forze armate e di polizia, gli impianti industriali ove si manipolino prodotti pericolosi. Ma, più in generale, in tutti gli ambienti di lavoro si possono registrare situazioni critiche per la presenza di lavoratori con gravi problemi comportamentali. La legislazione vigente nel nostro Paese ha recentemente previsto un più accurato controllo sui lavoratori che svolgono mansioni ad elevato rischio per sé e per gli altri, con l’obiettivo di disincentivare condotte pericolose. Si ritiene, tuttavia, che il principale strumento di contrasto delle dipendenze debba essere la sensibilizzazione degli interessati attraverso un’informazione chiara e completa, per ottenere luoghi di lavoro liberi dalle conseguenze negative legate al consumo di alcol e sostanze stupefacenti.


2016 ◽  
Vol 36 (3) ◽  
pp. 185-193
Author(s):  
E. Crosetti ◽  
A. Caracciolo ◽  
G. Molteni ◽  
A.E. Sprio ◽  
G.N. Berta ◽  
...  
Keyword(s):  

I pazienti anziani non sono generalmente considerati buoni candidati per trattamenti terapeutici impegnativi, quali ad esempio la chirurgia molto invasiva e i complessi trattamenti radio-chemioterapici. Ma la loro esclusione dalle opzioni terapeutiche standard non sembrerebbe essere del tutto giustificabile. Nel presente lavoro abbiamo esaminato 212 pazienti di età ≥ 70 anni, affetti da carcinoma squamoso della laringe, trattati chirurgicamente con diverse opzioni terapeutiche: laserchirurgia transorale o chirurgia a cielo aperto (laringectomia parziale e/o totale). L’obiettivo principale era quello di confrontare i risultati, al fine di identificare fattori predittivi utili al chirurgo per scegliere la modalità di trattamento più opportuna. Nella presente coorte, i pazienti affetti da tumore più avanzato e quindi sottoposti a interventi chirurgici a cielo aperto (soprattutto laringectomia totale) risultano maggiormente inclini a sviluppare complicanze, andando incontro a esito fatale, rispetto a quelli con malattia precoce trattati con microchirurgia laser indipendentemente dall’ età al tempo dell’intervento chirurgico. In conclusione, i pazienti anziani affetti da cancro della laringe possono essere trattati come i pazienti più giovani, tenendo presente che interventi chirurgici più invasivi determinano un maggior rischio di complicanze. I vantaggi della chirurgia mininvasiva in termini di basso numero di complicanze tendono a renderla interessante come possibile trattamento di prima scelta nei pazienti molto anziani e fragili, anche in casi più avanzati. Infine le comorbidità, di per sé, non rappresentano una giustificazione per sottoporre gli anziani a trattamenti differenti da quelli standard.


Author(s):  
F. G. Zaki ◽  
J. A. Greenlee ◽  
C. H. Keysser

Nuclear inclusion bodies seen in human liver cells may appear in light microscopy as deposits of fat or glycogen resulting from various diseases such as diabetes, hepatitis, cholestasis or glycogen storage disease. These deposits have been also encountered in experimental liver injury and in our animals subjected to nutritional deficiencies, drug intoxication and hepatocarcinogens. Sometimes these deposits fail to demonstrate the presence of fat or glycogen and show PAS negative reaction. Such deposits are considered as viral products.Electron microscopic studies of these nuclei revealed that such inclusion bodies were not products of the nucleus per se but were mere segments of endoplasmic reticulum trapped inside invaginating nuclei (Fig. 1-3).


2004 ◽  
Vol 32 (1) ◽  
pp. 181-184
Author(s):  
Amy Garrigues

On September 15, 2003, the US. Court of Appeals for the Eleventh Circuit held that agreements between pharmaceutical and generic companies not to compete are not per se unlawful if these agreements do not expand the existing exclusionary right of a patent. The Valley DrugCo.v.Geneva Pharmaceuticals decision emphasizes that the nature of a patent gives the patent holder exclusive rights, and if an agreement merely confirms that exclusivity, then it is not per se unlawful. With this holding, the appeals court reversed the decision of the trial court, which held that agreements under which competitors are paid to stay out of the market are per se violations of the antitrust laws. An examination of the Valley Drugtrial and appeals court decisions sheds light on the two sides of an emerging legal debate concerning the validity of pay-not-to-compete agreements, and more broadly, on the appropriate balance between the seemingly competing interests of patent and antitrust laws.


Author(s):  
H.B. Pollard ◽  
C.E. Creutz ◽  
C.J. Pazoles ◽  
J.H. Scott

Exocytosis is a general concept describing secretion of enzymes, hormones and transmitters that are otherwise sequestered in intracellular granules. Chemical evidence for this concept was first gathered from studies on chromaffin cells in perfused adrenal glands, in which it was found that granule contents, including both large protein and small molecules such as adrenaline and ATP, were released together while the granule membrane was retained in the cell. A number of exhaustive reviews of this early work have been published and are summarized in Reference 1. The critical experiments demonstrating the importance of extracellular calcium for exocytosis per se were also first performed in this system (2,3), further indicating the substantial service given by chromaffin cells to those interested in secretory phenomena over the years.


2002 ◽  
Vol 59 (7) ◽  
pp. 323-327
Author(s):  
Baum

Der mit zunehmendem Alter beobachtbare Verlust an Kraft, Koordination, Ausdauer und Flexibilität ist nur zum Teil als Alterungsprozess per se zu verstehen. Ein wesentlicher Einflussfaktor ist die körperliche Aktivität, d.h. die impliziten oder expliziten Trainingsreize. Denn alle körperlichen Leistungsmerkmale sind noch bis ins höchste Alter unter der Voraussetzung trainierbar, dass die Trainingsintensität und die Reizdichte hinreichend hoch sind. Bei Trainingsangeboten für ältere Menschen kommen der Kraft und der Koordination eine besondere Bedeutung zu, da sie die Basis für eine selbständige Lebensführung darstellen. Um das Krafttraining aus kardio-vaskulärer Sicht möglichst sicher zu gestalten, wurde von uns eine Trainingsform entwickelt und erprobt, bei der es im Gegensatz zu herkömmlichen Methoden zu signifikant geringeren Blutdruckanstiegen kommt.


2012 ◽  
Vol 69 (4) ◽  
pp. 249-252 ◽  
Author(s):  
Carrard ◽  
E. Pichler
Keyword(s):  

Hausstaubmilben sind kleine Spinnentiere, die weltweit vom gemäßigten bis zum tropischen Klima gefunden werden. Proteine, alle mit enzymatischen Eigenschaften, aus dem Gastrointestinaltrakt und folglich im Hausstaubmilbenkot sind Auslöser von allergischen Erkrankungen, die aufgrund einer kontinuierlichen Exposition von geringen Allergenmengen meist chronisch verlaufen. Klinisch äußert sich dies mit einem schleichenden Krankheitsbeginn: eine chronisch verstopfte Nase und - zu Beginn typischerweise - einem Anstrengungsasthma, das sich bei längerer Dauer verstärkt. Bei Vorliegen einer atopischen Dermatitis kann es auch nach Milbenkontakt zu einer Verstärkung der Dermatitis kommen. Die Anzahl an Hausstaubmilben und die Menge an Milbenallergen hängt von der relativen Luftfeuchtigkeit ab, wobei eine Luftfeuchtigkeit von > 50 %, wie es in sehr gut isolierten Häusern oder durch das Klima per se vorkommt, zu einem guten Gedeihen der Hausstaubmilben führt. Nahrungsquelle der Hausstaubmilben sind Hautschuppen, die ubiquitär in Polstermöbeln, Matratzen und Teppichen vorkommen. Die chronischen, recht unspezifischen und oft allergenunabhängigen Beschwerden verzögern oft die Diagnostik, welche durch eine ausgedehnte Allergieabklärung z. B. mittels Hauttestung erfolgt. Die Therapie besteht in erster Linie aus topischen Kortikosteroiden. Trotz widersprüchlicher Daten und Metaanalysen in der Literatur zur Hausstaubsanierung scheint das allgemein eher trockene Klima im Winter in der Schweiz eine Hausstaubsanierung in den Wohnungen zu begünstigen und wird deshalb auch empfohlen. Eine weitere Therapieoption ist die Durchführung einer spezifischen Immuntherapie mit gutem Erfolg bei Kindern und Erwachsenen. Verbesserungen der Diagnostik und Immuntherapie sind durch Einsatz der rekombinanten Allergene zu erwarten.


2016 ◽  
Vol 73 (3) ◽  
pp. 159-165 ◽  
Author(s):  
Min Jeong Kim ◽  
Helmut Hopfer ◽  
Michael Mayr

Zusammenfassung. Verschiedene Nierenerkrankungen können mit erhöhten Harnsäurewerten einhergehen, wobei die pathophysiologischen Vorgänge sich stark unterscheiden. Dies ist nicht nur von akademischer Bedeutung, sondern hat auch wichtige therapeutische Konsequenzen. Während ein massiver und plötzlicher Harnsäure-Anfall im Rahmen eines Tumor-Lyse-Syndroms zum akuten Nierenversagen führen kann, liegen der umstrittenen chronischen Urat-Nephropathie dauerhaft erhöhte Harnsäurewerte zugrunde. Möglicherweise ist hier das entscheidende Agens aber gar nicht die Hyperurikämie per se, sondern Blei, zumindest gibt es diese Assoziation. Bei der Nephrolithiasis mit Harnsäuresteinen ist der entscheidende Faktor nicht wie zu vermuten wäre eine Hyperurikämie oder Hyperurikosurie, sondern eine Azidifikationsstörung auf renaler Ebene mit persistierend tiefem Urin-pH. Es gibt starke Hinweise, dass die beiden metabolischen Erkrankungen Adipositas und der Diabetes mellitus Typ 2 mit Insulinresistenz wichtige pathophysiologische Faktoren in der Entstehung dieser Azidifikationsstörung sind. Patienten mit Harnsäuresteinen sollten deshalb immer auf das Vorliegen dieser metabolischen Faktoren abgeklärt und dementsprechend behandelt werden.


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