Studio neuroradiologico su 10 pazienti con distrofia neuroassonale infantile

1997 ◽  
Vol 10 (2_suppl) ◽  
pp. 167-167
Author(s):  
L. Farina ◽  
L. D'Incerti ◽  
M. Grisoli ◽  
M.G. Bruzzone ◽  
N. Nardocci ◽  
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La distrofia neuroassonale infantile (INAD) è una malattia degenerativa ereditaria con esordio nel primo o nel secondo anno di vita e progressivo sviluppo di spasticità, deficit visivo e demenza. La diagnosi si ottiene con biopsia cutanea che dimostra le tipiche alterazioni costituite dagli sferoidi assonali. Presentiamo i dati neuroradiologici di 10 pazienti, 7 maschi e 3 femmine, studiati presso il nostro Istituto tra il 1987 e il 1996. Nove pazienti avevano 1 esame RM e 4 pazienti 2 per un totale di 13 esami RM: 12 erano stati ottenuti con apparecchio 0.5T., 1 con apparecchio 1.5T. Due pazienti hanno anche effettuato 1 esame TC; un paziente è stato sottoposto unicamente ad 1 esame TC. Il reperto più costante è la presenza di atrofia cerebellare riscontata in 8 casi su 10 e sempre associata ad una iperintensità di segnale in T2 della corteccia cerebellare; la cisterna magna e le cisterne intorno al tronco erano ingrandite in 6 casi. In 4 casi era presente un'atrofia del chiasma. Reperti più rari sono stati una iperintensità in T2 dei nuclei dentati (3 casi), della sostanza bianca periventricolare posteriore (2 casi) e del grigio periacqueduttale (2 casi). Nei 2 fratelli è stata evidenziata una iperintensità della porzione mediale dei globi pallidi. Dei 5 pazienti con controlli a distanza 3 mostravano una progressione dell'atrofia cerebellare e 2 nessuna evoluzione. Il dato RM più costante sembra essere quindi l'atrofia cerebellare associata ad una iperintensità in T2 della corteccia cerebellare. L'assenza di questo reperto non esclude peraltro la diagnosi. La coesistenza di un'alterazione dei globi pallidi riscontrata nei 2 fratelli rappresenta probabilmente un aspetto fenotipico diverso della stessa malattia piuttosto che una malattia differente.

2020 ◽  
pp. 119-145
Author(s):  
Lorenza Di Pentima ◽  
Sara Ramelli

Scopo del presente studio è stato analizzare il fenomeno del bullismo secondo la prospettiva dell'attaccamento, ponendo a confronto i bulli, i bulli-vittima, le vittime e i non-coinvolti nei modelli mentali e nei comportamenti socio-emozionali (in particolare aggressività, evitamento dell'interazione, manifestazioni di ansia e depressione). Hanno partecipato allo studio 365 bambini, 208 maschi (57%) e 157 femmine (43%), di 5 scuole di Roma, di età compresa tra 8 e 11 anni (M = 9.28, DS = 0.81). Gli strumenti impiegati sono stati: Nomina dei Pari (Menesini, 2003), per individuare i ruoli di bullo, vittima, bullo-vittima e non coinvolto, Separation Anxiety Test (Attili, 2001) per la misura dei modelli mentali dell'attaccamento e Social Emo-tional Dimension Scale (Ianes, & Savelli, 1994) per la valutazione dei comportamenti socio-emozionali. Dai risultati emerge che, nel confronto con i non-coinvolti, i bulli mostrano più attaccamenti ambivalenti ed evitanti, li dove le vittime e i bulli-vittima mostrano per lo più modelli mentali di tipo ambivalente. Inoltre i bulli, i bulli-vittima e le vittime presentano più alti livelli di aggressività, di evitamento delle interazioni con i pari e di comportamenti inappropriati.


MISSION ◽  
2019 ◽  
pp. 9-25
Author(s):  
Enrico De Vivo ◽  
Marilu Foti ◽  
Manuela Mellano ◽  
Emanuele Bignamini
Keyword(s):  

Un paziente ad "Elevata Complessità SocioSanitaria" (ECoSS), rappresenta l'esito conclusivo di un investimento terapeutico e, tendenzialmente, non ha più possibilità di riabilitazione; quindi, impegnerà risorse del sistema di cura per tutta la durata della sua vita, costituendo un elemento da considerare in termini di programmazione e investimento delle risorse.  A fronte di queste considerazioni, si pongono diverse questioni. Quando è possibile definire un paziente ECoSS? Qual è la prevalenza dei pazienti che possono essere definiti ECoSS sul totale di quelli in cura? Quali caratteristiche specifiche hanno rispetto ai pazienti "non ECoSS" in cura e rispetto alla popolazione generale? Sono stati esaminati 1003 pazienti allo scopo di rispondere a queste domande.


2020 ◽  
pp. 115-140
Author(s):  
Mirko Dai Prà
Keyword(s):  

Il presente lavoro si pone lo scopo di descrivere un intervento diretto ad un paziente con disabilità cognitiva e disturbo Bipolare e la valutazione degli esiti rispetto a: comportamenti di aggressività e furto, terapie farmacologiche assunte e Qualità della Vita. Metodo: È stato utilizzato un intervento integrato con tecniche di tipo Comportamentale e Cognitivo condotto dall'équipe riabilitativa a seguito di valutazione funzionale del caso con modello Comportamentale ABC (Antecedenti Behavior Conseguenze) con un paziente di 41 anni con disabilità cognitiva di tipo moderato e disturbo Bipolare. L'intervento è stato progettato con modelli di condizionamento operante e l'équipe riabilitativa è stata istruita. Al primo intervento è seguito un secondo additivo di token economy volto a rinforzare i comportamenti acquisiti. In fine è stato eseguito un intervento di tipo Cognitivo seguendo i principi della psicoeducazione ed è stato adattato alle capacità di comprensione dell'utente. Gli outcome sono stati il tipo e la quantità di farmaci assunti, il numero di comportamenti aggressivi e di comportamenti di furto, i risultati relativi alla Qualità della Vita percepita. È stato condotto uno studio di caso. Risultati: Sono diminuiti comportamenti di Aggressività e furto, diminuita l'assunzione di Benzodiazepine e di Antipsicotici, diminuita la somministrazione di terapie meccaniche restrittive quali terapia al bisogno Intra Muscolo e isolamento in camera, migliorata la Qualità della Vita nei domini Ruolo e salute Fisica, Salute in Generale, Vitalità, Attività Sociali Ruolo e Stato emotivo. Conclusioni: L'intervento si è dimostrato efficace a livello di decremento di comportamenti problema, diminuzione dei farmaci assunti e di Qualità della Vita percepita. Il lavoro offre spunti di riflessione relativi ai fattori del gruppo di lavoro e dei singoli che possono favorire l'intervento.


2020 ◽  
pp. 91-100
Author(s):  
Vittorio Lannutti

L'esperienza pratica proposta riporta i principali risultati del progetto BeFriend, svolto in due scuole medie di secondo grado della provincia di Ascoli Piceno negli anni scolastici 2017/2018 e 2018/2019. BeFriend ha affrontato il problema della povertà educativa da un punto di vista relazionale e socio-affettivo utilizzando lo strumento del peer mentoring, inteso come modello psicopedagogico e best practice che pone al centro la relazione di sostegno che si instaura tra un giovane, che vive situazioni problematiche durante il suo percorso di cre-scita, il mentee, e un giovane, il mentor, che ha lo scopo di aiutare il mentee a individuare le proprie potenzialità valorizzandole in modo sano e funzionale. Il progetto è stato diviso in due step. Nel primo 120 studenti frequentanti il triennio delle due scuole sono stati formati al mentoring, attraverso gli strumenti del Gestalt counseling e della sociologia delle migrazioni. Nel secondo step i 120 studenti formati, divenuti mentor hanno lavorato con 120 studenti del biennio, i mentee (scelti in base a difficoltà emotive e a rischio di drop-out), sotto la supervisione e con la sollecitazione di educatori e formatori all'interno di attività laboratoriali volte sia ad affrontare e a discutere in gruppo e a coppie le fragilità e le difficoltà relazionali vissute dai mentee, sia per acquisire gli strumenti per un uso consapevole, critico e creativo dei media, sia per affrontare le questioni inerenti i pregiudizi, e le principali motivazioni delle migrazioni. L'obiettivo del progetto è stato raggiunto, come dimostrato sia dagli spot sulla lotta e la pre-venzione al bullismo/cyberbullismo e al razzismo, realizzati durante uno dei laboratori sia dalle risposte fornite nei questionari sottoposti agli studenti alla conclusione del progetto, i cui aspetti più rilevanti sono stati: il superamento della fase infantile dell'egocentrismo, un aumento della fiducia negli altri e dell'autostima, una maggiore tendenza all'ascolto e all'empatia e la disponibilità a mettersi in gioco e a rischiare nella relazione con l'altro sco-nosciuto.


Author(s):  
Nasim Gul ◽  
Ruba Almazyad ◽  
Hajaj Alhomaidan ◽  
Nora Alsedrani ◽  
Sultan Alreshood

2019 ◽  
Vol 24 (6) ◽  
pp. 652-662 ◽  
Author(s):  
Marc Oria ◽  
Soner Duru ◽  
Federico Scorletti ◽  
Fernando Vuletin ◽  
Jose L. Encinas ◽  
...  

OBJECTIVEThe authors hypothesized that new agents such as BioGlue would be as efficacious as kaolin in the induction of hydrocephalus in fetal sheep.METHODSThis study was performed in 34 fetal lambs randomly divided into 2 studies. In the first study, fetuses received kaolin, BioGlue (2.0 mL), or Onyx injected into the cisterna magna, or no injection (control group) between E85 and E90. In the second study, fetuses received 2.0-mL or 2.5-mL injections of BioGlue into the cisterna magna between E85 and E90. Fetuses were monitored using ultrasound to assess lateral ventricle size and progression of hydrocephalus. The fetuses were delivered (E120–E125) and euthanized for histological analysis. Selected brain sections were stained for ionized calcium binding adaptor 1 (Iba1) and glial fibrillary acidic protein (GFAP) to assess the presence and activation of microglia and astroglia, respectively. Statistical comparisons were performed with Student’s t-test for 2 determinations and ANOVA 1-way and 2-way repeated measures for multiple determinations.RESULTSAt 30 days after injection, the lateral ventricles were larger in all 3 groups that had undergone injection than in controls (mean diameter in controls 3.76 ± 0.05 mm, n = 5). However, dilatation was greater in the fetuses injected with 2 mL of BioGlue (11.34 ± 4.76 mm, n = 11) than in those injected with kaolin (6.4 ± 0.98 mm, n = 7) or Onyx (5.7 ± 0.31 mm, n = 6) (ANOVA, *p ≤ 0.0001). Fetuses injected with 2.0 mL or 2.5 mL of BioGlue showed the same ventricle dilatation but it appeared earlier (at 10 days postinjection) in those injected with 2.5 mL. The critical threshold of ventricle dilatation was 0.1 for all the groups, and only the BioGlue 2.0 mL and BioGlue 2.5 mL groups exceeded this critical value (at 30 days and 18 days after injection, respectively) (ANOVA, *p ≤ 0.0001). Moderate to severe hydrocephalus with corpus callosum disruption was observed in all experimental groups. All experimental groups showed ventriculomegaly with significant microgliosis and astrogliosis in the subventricular zone around the lateral ventricles. Only kaolin resulted in significant microgliosis in the fourth ventricle area (ANOVA, *p ≤ 0.005).CONCLUSIONSThe results of these studies demonstrate that BioGlue is more effective than Onyx or kaolin for inducing hydrocephalus in the fetal lamb and results in a volume-related response by obstructive space-occupancy without local neuroinflammatory reaction. This novel use of BioGlue generates a model with potential for new insights into hydrocephalus pathology and the development of therapeutics in obstructive hydrocephalus. In addition, this model allows for the study of acute and chronic obstructive hydrocephalus by using different BioGlue volumes for intracisternal injection.


2001 ◽  
Keyword(s):  

Dalla tavola rotonda del 27 gennaio è emerso che lo "strumento" Internet è un affilato coltello: da una parte le tecnologie uccidono impietose chi non è pronto ad accoglierle e a difendersene, dall'altra possono rendere più efficace e dinamici l'archivistica, la biblioteconomia, la catalogazione - che rischierebbero la paralisi o la confusione. È stata sottolineata la difficoltà di trovare un punto di incontro tra un'area così tradizionale e oggettivamente piuttosto statica con la mobilità turbinosa e incontrollabile della rete. La rete fa paura perchè in essa è molto facile perdersi e restare con un pugno di mosche. I termini più ripetuti sono stati: controllo terminologico - le parole cambiano senso a seconda del contesto, figuriamoci in uno scenario ipertestuale animato da link, continui riferimenti, aggiornamenti e rivisitazioni! - qualità, autenticità dell'informazione - come riuscire a dare fiducia ad un'informazione che non riusciamo a "guardare in faccia"? - irreperibilità della fonte originaria.


Author(s):  
Alessandro Chiaramonte
Keyword(s):  

La riforma elettorale tra speranze e scetticismoAl tempo della campagna in favore dell'adozione del principio maggioritario di rappresentanza in Italia, la speranza di molti era che il nuovo sistema elettorale potesse produrre effetti simili a quelli delle democrazie anglosassoni cui intendeva ispirarsi, ossia che strutturasse la competizione partitica in termini bipolari – se non bipartitici – e favorisse quindi l'alternanza dei governi.Sebbene siano trascorsi ormai più di tre anni da allora e, soprattutto, abbiano avuto luogo due elezioni, è ancora presto per dire se le nuove regole abbiano prodotto gli effetti desiderati. La transizione politica italiana è un processo ancora lontano dall'approdo finale e non consente ad oggi valutazioni definitive. Certo è che i sistemi elettorali introdotti nel 1993 sono stati caricati da molti di attese taumaturgiche, nonostante i moniti lanciati dal mondo scientifico sulla necessità di una modifica ben più incisiva dell'architettura istituzionale del sistema politico italiano. Qualunque sistema elettorale, infatti, costituisce di per sésolouna struttura di vincoli e di opportunità, dunque di vincoli più o meno stringenti e di opportunità che possono essere colte o meno. Inoltre, riguardo all'effettiva configurazione della normativa elettorale approvata dal Parlamento nell'agosto del 1993, la cautela sulle prospettive del cambiamento muoveva dalla considerazione che le nuove regole incarnavano entrambi i principi maggioritario (pur prevalente) e proporzionale di rappresentanza, quindi due logiche distinte di competizione e di voto sulla combinazione delle quali era difficile fare previsioni.


2019 ◽  
Vol 13 ◽  
pp. 01002
Author(s):  
Silvia Vezzulli ◽  
Chiara Dolzani ◽  
Daniela Nicolini ◽  
Paola Bettinelli ◽  
Daniele Migliaro ◽  
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Il programma di miglioramento genetico per le resistenze a stress biotici ha avuto inizio presso la Fondazione Edmund Mach (FEM) nel 2010. Inizialmente è stata condotta una caratterizzazione sia genotipica che fenotipica di materiali acquisiti da altri programmi di breeding e di materiale selvatico raccolto in New Jersey. Sia i genotipi conosciuti nei database internazionali che i genotipi sconosciuti, imparentati e non, sono stati impiegati come linee parentali nel processo di introgressione e di piramidazione di loci di interesse. Una volta pianificati e ottenuti gli incroci, la valutazione delle progenie è avvenuta seguendo un processo di Marker-Assisted Selection: dapprima è avvenuta la selezione fenotipica in serra in base al tipo di malattia e al numero di loci attesi per la medesima malattia; successivamente si è proceduto con lo screening molecolare in base ai loci specifici attesi nei parentali. Cinque sono i loci Run/Ren associati alla resistenza all'oidio presenti nel programma FEM; riguardo ai loci associati alla resistenza alla peronospora, quattro Rpv sono ben rappresentati nel piano di incroci. Ad oggi il 26% delle F1 è piramidizzato per quattro loci di resistenza.


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