Sicurezza e gestione del rischio nel porto di Genova: un approccio ergonomico all'analisi del servizio di pilotaggio

RISORSA UOMO ◽  
2011 ◽  
pp. 97-111
Author(s):  
Alessandra Re ◽  
Gianna Carta ◽  
Tiziana C. Callari

La ricerca affronta il tema della sicurezza e della gestione dei fattori di rischio insiti nel servizio di pilotaggio svolto dalla Corporazione Piloti del porto di Genova. Č stato condotto uno studio di caso, attraverso la raccolta di tre fonti di prova: analisi di documenti tecnici e procedurali, interviste strutturate sulla traccia della; osservazione. Sono stati descritti 53 eventi critici, successivamente analizzati e categorizzati, secondo il modello SHELL, in rischi ambientali, procedurali, strumentali e relazionali. I risultati mettono in evidenza le piů rilevanti situazioni critiche presenti nell'attivitŕ di pilotaggio e le strategie, formali e informali, di gestione dei fattori di rischio, insieme a possibili interventi migliorativi di immediata applicazione o a piů ampio respiro.

2017 ◽  
Vol 37 (4) ◽  
pp. 303-307
Author(s):  
C. Zhang ◽  
X. Ding ◽  
Y. Lu ◽  
L. Hu ◽  
G. Hu

Lo scopo del presente studio è stato quello di chiarire i fattori di rischio della rinoliquorrea a seguito di un approccio transfenoidale e di discuterne la prevenzione e il trattamento. Abbiamo revisionato retrospettivamente 474 casi consecutivi di adenoma ipofisario trattati con 485 procedure chirurgiche per via transfenoidale da Gennaio 2008 a Dicembre 2011 nel nostro dipartimento. Abbiamo analizzato l’incidenza di fuoriuscita di liquor cefalorachidiano intraoperatoriamente e nel postoperatorio, e la riuscita di varie strategie di riparazione. Abbiamo riscontrato fuoriuscita di liquor intraoperatoriamente in 85 casi (17.9%) e postoperatoriamente in 13 casi (2.7%). Sette dei 13 pazienti con rinoliquorrea postoperatoria non avevano mostrato fuoriuscita di liquor intraoperatoriamente; tre di questi pazienti avevano adenomi secernenti ADH. Dei rimanenti 6 pazienti con fuoriuscita di liquor sia intra che postoperatoria, 2 erano stati trattati per prolattinoma gigante e invasivo e 2 erano già stati sottoposti in passato a chirurgia trasnfenoidale. In 8 pazienti la fuoriuscita è stata risolta mediante puntura lombare, drenaggio lombare, riposo in posizione semi-reclinata o altri trattamenti conservativi. Due casi sono stati trattati mediante schiuma di gelatina e colla di fibrina utilizzando un approccio transfenoidale e due con grasso autologo e ricostruzione del pavimento della sella utilizzando un approccio transnasale endoscopico. Dopo essere stato sottoposto a due tentativi di riparazione per via transasale, un paziente è stato trattato con successo mediante un ulteriore drenaggio subaracnoideo. In conclusone le procedure che fanno uso di schiuma di gelatina, colla di fibrina e impianti di grasso autologo sono efficaci ai fini del trattamento della rinoliquorrea postoperatoria in pazienti sottoposti a chirurgia transfenoidale. Quando viene rilevata una perdita di liquido cefalorachidiano in corso di chirurgia transfenoidale, un’appropriata ricostruzione del pavimento della sella e un follow up a lungo termine sono necessari.


2015 ◽  
Vol 4 (1) ◽  
Author(s):  
L. Fubini ◽  
O. Pasqualini ◽  
L. Gilardi ◽  
M. Marino ◽  
S. Santoro

Introduzione: La narrazione della dinamica infortunistica è fondamentale per l’analisi eziologica e l’identificazione di strategie per gli interventi preventivi. L’obiettivo è stato sperimentare l’utilità di un sistema di raccolta di storie sulla capacità di comunicarle con un metodo di trasferimento delle evidenze basato sulla narrazione. Metodologia: Gli operatori dei SPreSAL sono stati arruolati mediante laboratori volti a individuare gli infortuni, adottare una scrittura efficace, identificare gli elementi chiave. Risultati: Hanno aderito 43 operatori SPreSAL. Sono state raccolte e pubblicate sul sito Dors 33 storie. Conclusione: La sperimentazione ha dimostrato come la narrazione permetta di interpretare gli infortuni dando un senso che consente di ampliare la visione dei fattori di rischio e migliorare le indicazioni per la prevenzione.


Author(s):  
Arthur Aires de Oliveira ◽  
Danilo José Silva Moreira ◽  
Jhon Allyson Sena Pimentel ◽  
Pedro Henrique de Magalhães Costa ◽  
Claudio Alberto Gellis de Mattos Dias ◽  
...  

Covid-19 (Coronavirus Disease 2019) è un’infezione causata dal virus SARS-CoV-2, con i primi casi segnalati a dicembre 2019 a Wuhan City. È stato scoperto che nei pazienti con comorbilità, c’è un rischio più elevato di complicanze e mortalità in caso di infezione. La malattia è stata considerata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2020 come un’emergenza di salute pubblica e, in Brasile, il Ministero della Salute ha implementato misure per il monitoraggio epidemiologico dei casi registrati nelle diverse unità federative del paese. Tra questi, Amapá assume alti livelli di incidenza e mortalità. Questo studio mira ad analizzare i principali fattori di rischio precedenti riscontrati nei pazienti con COVID-19 nello stato di Amapá. Per questo, i dati secondari disponibili nel Pannello Coronavirus Amapá sono stati utilizzati attraverso una ricerca condotta il 22 maggio 2020. Sulla piattaforma sono stati raccolti dati sul numero di pazienti a cui è stato diagnosticato covid-19, nonché sul numero di decessi dovuti alla malattia, con valutazione congiunta in ogni argomento di comorbilità riscontrata. Dopo aver raggruppato questi dati in fogli di calcolo di Microsoft Excel, è stata eseguita un’analisi quantitativa e descrittiva di questi dati. Nello Stato, un totale di 28.927 pazienti con diagnosi di COVID-19 sono stati registrati fino al giorno della raccolta. Circa l’1,31% (378 casi) di questi aveva un fattore di rischio che poteva suscettibili loro di sviluppare complicazioni derivanti dal COVID-19, con diabete e malattie cardiache croniche che erano le condizioni con il maggior numero di record. Sempre nello stato di Amapá, sono stati trovati 420 decessi in pazienti con COVID-19. Di questo totale, il 75,71% (318 casi) aveva precedenti fattori di rischio per un maggiore rischio di complicanze dovute al COVID-19, con ipertensione e diabete come condizioni predominanti. Con lo studio, è stato notato ad Amapá che gran parte della popolazione di pazienti con diagnosi di malattia e che sono morti aveva una storia di fattore di rischio per COVID-19. A causa della notifica dei fattori di rischio nella situazione di morte che non sono stati registrati nel numero di pazienti diagnosticati, nonché della non specificità inerente alle condizioni dei pazienti monitorati dai meccanismi sanitari dello stato, non è stato possibile eseguire un’analisi più dettagliata sul grado di complicanza e tasso di letalità generato da un dato fattore di rischio e sulla sua associazione con l’infezione da coronavirus.


2012 ◽  
pp. 29-40
Author(s):  
Elisa Salvi ◽  
Vincenzo Guideti ◽  
Andrea Lo Noce

Lo scopo di questo studio e stato quello di indagare il rapporto tra cefalea, temperamento, e comportamento in un campione di bambini reclutati presso gli ambulatori di Neuropsichiatria di Roma. Si tratta di 150 bambini, 90 maschi e 60 femmine, di eta compresa tra i 6-11 anni, durante il 2011-2012. I problemi di comportamento sono stati valutati attraverso la Child Behaviour Check List (CBCL) e le dimensioni temperamento attraverso il "Questionario Italiano del Temperamento" (QUIT). QUIT e CBCL sono state somministrate ai genitori dei bambini. La diagnosi e stata effettuata in base ai criteri della Classificazione Internazionale della Cefalea (ICHD II). Emicrania e cefalea tensiva hanno mostrato punteggi simili per quanto riguarda le scale principali della CBCL, con differenze significative nella scale dei problemi internalizzanti, dove hanno riportato punteggi peggiori i bambini con cefalea tensiva, e in quella dei problemi esternalizzanti punteggi peggiori per i soggetti emicranici. La cefalea e uno dei sintomi neurologici piu comuni riportati durante l'infanzia, che porta ad alti livelli di assenze scolastiche e si associa a diverse patologie. In generale, emicrania e cefalea tensiva sono associate a depressione, disturbi d'ansia, e ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder). I risultati, confermati dalla letteratura, sembrano sostenere l'ipotesi che ci sia una relazione tra cefalea e comportamenti psicopatologici. Lo sviluppo di una psicopatologia in soggetti con determinati profili temperamentali non e una regola. Dobbiamo porre attenzione nel lavoro quotidiano ad identificare i soggetti a rischio, sia per temperamento o fattori ambientali. L'identificazione precoce di questi fattori di rischio potrebbe dare la possibilita di interventi precoci che potrebbero tenere i bambini lontani dalla patologia.


2015 ◽  
Vol 35 (6) ◽  
pp. 400-405
Author(s):  
M. BUSONI ◽  
A. DEGANELLO ◽  
O. GALLO

In questo studio sono state valutate l’incidenza, i fattori di rischio e le modalità di trattamento in pazienti con fistola faringocutanea dopo laringectomia totale primaria e di salvataggio. Nel periodo compreso tra gennaio 1999 e ottobre 2014, 352 pazienti affetti da carcinoma squamocellulare della laringe sono stati sottoposti a laringectomia totale. Il decosro postoperatorio di 86 pazienti è stato complicato dall’insorgenza di fistola fainrogcutanea. Questi sono stati comparati in uno studio caso-controllo con 86 pazienti selezionati tramite software, fra quelli che non avevano sviluppato la fistola salivare. L’incidenza globale di fistola dopo laringectomia totale è stata del 24,4%, rispettivamente abbiamo registrato incidenze del 19,0%, del 28,6% e del 30,3% dopo laringectomia totale primaria, dopo radioterapia e dopo radiochemioterapia. L’analisi multivariata ha rivelato che per ipoalbuminemia ≤3,5 g/dL, per pregressa radioterapia e radiochemioterapia il rischio relativo di sviluppo di fistola è stato rispettivamente 2,47, 3,09 e 7,69. In caso di laringectomia totale di salvataggio abbiamo registrato una comparsa precoce della fistola entro i primi 10 giorni postoperatori. Le modalità di trattamento della fistola faringocutanea sono risultate essere significativamente differenti in caso di laringectomia totale primaria, dopo radioterapia e dopo radiochemioterapia. Infatti, mentre nel primo caso è stato sufficiente un trattamento di tipo conservativo (93,55%), dopo chemioradioterapia ha prevalso il ricorso a tecniche chirurgiche ricostruttive con lembi regionali (58,82%). Nel caso dei pazienti radiotrattati, le opzioni terapeutiche della fistola sono risultate essere equamente distribuite tra quella medica, eventualmente con l’aggiunta dell’ossigenoterapia iperbarica, e quella chirurgica ricostruttiva. La conoscenza dei fattori di rischio soggettivi e il loro valore prognostico, permettono al chirurgo di pianificare le strategie preventive al fine di ridurre il rischio di formazione della complicanza e, conseguentemente, dei tempi di degenza e dei relativi costi.


2020 ◽  
pp. 170-182
Author(s):  
Marta Casonato ◽  
Anna Ghioni ◽  
Chiara Avataneo ◽  
Antonella Caprioglio

Il tema delle "crisi adottive" è stato affrontato in Piemonte attraverso un gruppo di lavoro interistituzionale composto da assistenti sociali, psicologi, magistrati che si è interrogato sulla definizione del fenomeno e sulle modalità di presa in carico. Il monitoraggio sui dati del 2018 ha evidenziato 30 casi di minori adottati andati incontro a inserimento extra-familiare. Attraverso un'intervista agli operatori, sono state raccolte informazioni su questi nuclei familiari e sugli interventi messi in atto dai Servizi. I dati raccolti informano sulle caratteristiche della crisi che ha portato all'allontanamento e sui possibili fattori di rischio (ascrivibili al minore, ai genitori adottivi e all'intervento professionale). Nel campione troviamo minori adottati a differenti età, dall'Italia e dall'estero, da coppie descritte positivamente in fase istruttoria. La crisi si manifesta con gravi disturbi comportamentali comparsi o aggravati principalmente in età adolescenziale e sovente anticipati da segnali di difficoltà. Minori e famiglie sono stati oggetto di numerosi interventi prima dell'inserimento in comunità. Fra i fattori di rischio primari spiccano quelli legati alla corrispondenza fra caratteristiche del minore e della coppia e quelli relativi alla storia pre-adottiva del minore. I dati confermano la delicatezza dell'abbinamento e l'importanza del monitoraggio post-adottivo al fine di intervenire in maniera precoce sulle situazioni critiche.


1995 ◽  
Vol 4 (2) ◽  
pp. 110-144 ◽  
Author(s):  
Giovanni de Girolamo ◽  
Elisabetta Marchiori

RiassuntoScopo- Presentare una esaustivareviewdegli studi riguardanti l'epidemiologia del DPTS condotti nella popolazione generale, tra i soggetti a rischio, e, infine, tra gruppi clinicamente selezionati.Disegno- AttraversoExcepta Medica PsychiatryCD-ROM 1980-1993 (ottobre), utilizzando come parola chiave «Post-Traumatic Stress Disorder», sono stati identificati 1.057 articoli pubblicati nel periodo considerate Sono stati anche consultati altridata basedella letteratura medica (MEDLINE CD-ROM 1988-1993); è stata quindi operata una ricerca manuale su tutti i numeri delJournal of Traumatic Stress. Risultati- In totale, 135 lavori che hanno soddisfatto i criteri di inclusione prescelti sono stati inclusi nella review. I due terzi (n = 86, 64%) di queste ricerche sono state condotte negli USA. Solo 8 (6%) sono le indagini effettivamente realizzate nei paesi del Terzo Mondo. L'ampiezza del campione varia da un minimo di 11 soggetti, numero riscontrato in due studi, sino ad un massimo di 22.436, per un campione medio di 500 e mediano di 108. Per quanto attiene ai metodi di valutazione, in un terzo degli studi (n = 45, 33%), i ricercatori hanno impiegato un questionario (auto- o etero- somministrato). In un altro terzo delle ricerche elencate (n = 44, 33%) e stata somministrata un'intervista strutturata (la DIS, la SCID, o la SADS), mentre nei rimanenti studi la valutazione diagnostica si è basata o su una procedura clinica non strutturata, o sulla somministrazione di altri strumenti specifici dai quali è possibile inferire una diagnosi di DPTS (M-PTSD, IES, SCL-90-R,o pochi altri). In 77 studi (57%) i ricercatori hanno basato la loro valutazione sui criteri diagnostici propri del DSM-III, mentre in altri 55 (41%) su quelli del DSM-III-R. La prevalenza del DPTS e analizzata quindi separatamente per le diverse popolazioni studiate.Conclusioni- Nell'arco di soli 13 anni, a partire cioe dalla definizione di criteri diagnostici operazionali ben definiti per il DPTS, sono stati condotti numerosi studi volti ad indagare la prevalenza, i fattori di rischio, la storia naturale, il decorso e l' esito di questo disturbo tra campioni diversi di popolazioni a rischio; inoltre, anche il livello qualitativo di queste ricerche, per quanto attiene alia sofisticazione metodologica, si è accresciuto sensibilmente in un tempo tutto sommato breve. Molte aree, pero', restano tuttora inesplorate, ed inoltre appare imperativo avviare ricerche estensive tra le popolazioni dei paesi in via di sviluppo, maggiormente esposte a disastri naturali o provocati dall'uomo.


2018 ◽  
Vol 24 (2) ◽  
pp. 24-33
Author(s):  
C. Guastoni ◽  
B. Gidaro ◽  
P. Covella

La nefropatia da mezzo di contrasto (contrast induced nephropathy) (CIN) è una delle cause più frequenti di danno renale acuto nei pazienti ricoverati. L'incidenza di CIN dipende dalla presenza di fattori di rischio legati al paziente (insufficienza renale, diabete, malattie cardiovascolari, età avanzata) e da cause dipendenti dalla procedura (dose elevata di mezzo di contrasto, via di somministrazione intra-arteriosa). L'insufficienza renale rappresenta il maggiore fattore di rischio di CIN, in particolare quando è associata al diabete. L'idratazione pre- e post-somministrazione di MDC rappresenta la sola terapia di prevenzione ad essere strettamente raccomandata dalle Linee Guida nei pazienti a rischio. Gli studi sulla prevenzione della CIN hanno riguardato soprattutto casistiche cardiologiche di pazienti con moderato rischio renale (GFR 60– 40 mL/min) sottoposti a somministrazione intra-arteriosa di mezzo di contrasto. In molti trial clinici è stata valutata l'efficacia dell'idratazione con bicarbonato di sodio e della N-acetilcisteina (NAC) nella prevenzione della CIN. L'infusione con sodio bicarbonato ha dimostrato una maggiore efficacia rispetto alla fisiologica, in modo particolare quando l'idratazione necessita tempi rapidi come nelle procedure in emergenza. La NAC non ha dimostrato una chiara efficacia in quanto i risultati positivi osservati in alcuni studi non sono stati confermati in altri. Il problema aperto rimane la prevenzione della CIN nei soggetti con elevato rischio renale (e-GFR < 30 mL/min) nei quali la presenza di CIN può associarsi all'ingresso in dialisi cronica.


2002 ◽  
Vol 15 (1) ◽  
pp. 119-128
Author(s):  
R. Scienza ◽  
G. Pavesi

Vi sono 2 motivi per cui la MAV cerebrali si pongono come un problema neurochirurgico particolarmente difficile da affrontare. In primo luogo l'indicazione al trattamento (e con quali metodiche); e in secondo luogo l'obiettiva difficoltà tecnica che queste lesioni presentano alla chirurgia. Quali sono le MAV che si giovano di un trattamento chirurgico? Questa decisione si basa sulla storia naturale, la cui previsione è tuttora deducibile più dalle modalità d'esordio clinico che dagli aspetti morfologici. Sulla base dei dati della letteratura sono state redatte delle tabelle di calcolo per il rischio individuale di emorragia nell'arco di una vita che sono uno strumento imprescindibile per affrontare questi delicati problemi terapeutici in maniera razionale. Per quanto concerne il rischio chirurgico sono stati identificati precisi fattori di rischio morfo-funzionali che permettono una quantificazione preoperatoria del rischio di mortalità e morbilità cui può andare incontro il paziente, una volta operato. Inoltre, la terapia delle MAV è oggi un intervento multidisciplinare, in quanto nel percorso decisionale si inseriscono anche le opzioni di tecniche alternative quali il trattamento endovascolare e la radiochirurgia. Attualmente il nostro orientamento è quello di riservare alle tecniche di embolizzazione un ruolo di ‘preparazione’ al trattamento definitivo, sia esso chirurgico o radioterapico. Le nostre osservazioni sulla terapia chirurgica delle MAV cerebrali si basano su 175 casi personalmente operati. La chirurgia delle MAV cerebrali richiede una alta specializzazione nella microchirurgia vascolare affiancata da una adeguata struttura organizzativa. L'esperienza personale può orientare nella indicazione al miglior trattamento possibile, senza tuttavia pretendere di rappresentare un algoritmo decisionale assolutamente attendibile e standardizzabile. Infatti, mancano studi randomizzati di terapia radiochirurgica, endovascolare o microchirurgica, in grado di definire i criteri di trattamento. Questi studi, che richiedono una collaborazione multicentrica, sono necessari per stabilire la prognosi dei pazienti portatori di MAV cerebrali.


Author(s):  
Kauê de Melo Souza ◽  
Lucas Facco ◽  
Amanda Alves Fecury ◽  
Maria Helena Mendonça de Araújo ◽  
Euzébio de Oliveira ◽  
...  

Il diabete mellito è un susseguirsi di diversi tipi di disturbi nel metabolismo che sono caratterizzati dalla causa di un alto tasso di zucchero nel sangue. Poiché si tratta di una malattia con fattori genetici, il diabete di tipo 1 ha come principale fattore di rischio l’eredità, mentre il diabete di tipo 2 oltre a questi fattori, include obesità, ipertensione, scarsa educazione alimentare e avanzamento dell’età. Questo studio mira a mostrare il numero di casi di diabete di tipo 1 e 2 diagnosticati ad Amapá con le variabili sesso, fascia d’età, stile di vita sedentario, sovrappeso, fumo, tra il 2007 e il 2012. I dati della ricerca sono stati presi dal dipartimento informatico di SUS, DATASUS (http://datasus.saude.gov.br). Il diabete mellito di tipo 1 e 2 (DM1 e DM2) sono malattie legate a disturbi nella produzione o nell’uso efficiente dell’insulina. Il fumo, così come lo stile di vita sedentario e il sovrappeso sono importanti fattori di rischio per lo sviluppo di DM2. Il diabete mellito di tipo 2 fornisce lo sviluppo di varie lesioni nervose organiche. Inoltre, DM2, attraverso la sua cronicità, consente lo sviluppo di retinopatie, nefropatie e altre condizioni negative per la salute dell’individuo.


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