Utilità clinica della RM nello studio della regione sellare

1991 ◽  
Vol 4 (3_suppl) ◽  
pp. 89-99
Author(s):  
S. Pieralli ◽  
G. Scotti ◽  
E. Bianchini ◽  
F. Simionato ◽  
A. Mazza

Lo studio RM della regione sellare si avvale di una tecnica ormai standardizzata; le sequenze abitualmente realizzate sono Spin-Echo ponderate in T1 (SE T1W) (TR = 550, TE = 20, 4 acquisizioni), Field of view (FOV) <20 cm, matrice 256, secondo piani coronali e sagittali, con sezioni di 3 mm di spessore. Sezioni di spessore sottile, con alta matrice e FOV ridotto, dotate di buon rapporto segnale rumore potevano essere prodotte fino a poco tempo fa solo da apparecchi ad alto campo magnetico, ma attualmente anche dai più recenti apparecchi 0,5 T. Le sequenze Densità Protonica e T2W sono generalmente limitate allo studio di lesioni ad estensione extrasellare. I mezzi di contrasto paramagnetici vengono utilizzati sempre più frequentemente come completamento della indagine allo scopo di aumentare la sensibilità nei confronti di patologie di piccole dimensioni, introdurre ulteriori elementi di specificità e permettere una miglior delimitazione delle lesioni rispetto alle strutture viciniori. Sequenze Gradient Echo 3D, con acquisizione volumetrica, appaiono secondo i primi risultati molto promettenti 18in quanto permettono di ottenere sezioni di spessore fino ad 1 mm, ralmente contigue e senza effetti di interferenza o di volume parziale tra fette adiacenti, con possibilità di ricostruire successivamente immagini secondo piani diversi dalla orientazione originaria. In sintesi è stato possibile ottenere una buona risoluzione spaziale, necessaria per lo studio della sella e del suo contenuto, in una metodica caratterizzata da alta risoluzione di contrasto, dalla multiplanarità e dalla assenza di artefatti da osso e da amalgami dentari oltre che di radiazioni ionizzanti. Per queste ragioni la RM è attualmente l'esame di prima scelta nello studio delle patologie della regione sellare.

1998 ◽  
Vol 11 (4) ◽  
pp. 507-515 ◽  
Author(s):  
G.C. Ettorre ◽  
P. D'Aprile ◽  
N. Medicamento ◽  
P. Spagnolo ◽  
M. Stefanelli ◽  
...  

La letteratura più recente ha dimostrato l'alta affidabilità diagnostica delle tecniche RM ad alta risoluzione nello studio dell'osso temporale. Lo sviluppo di sequenze 3D Turbo Spin Echo (TSE) con sezioni fino a 0,4 mm consente un elevato dettaglio anatomico anche tridimensionale del labirinto cocleo-vestibolare. L'utilizzo di idonee bobine di superficie centrate sulla regione dell'osso temporale e l'impiego di adeguati parametri di acquisizione permette di ottenere la migliore risoluzione spaziale e di contrasto, rendendo le sequenze TSE elettive soprattutto nello studio della patologia malformativa dell'orecchio interno. Tali sequenze sono preferibili alle Spin Echo tradizionali o alle sequenze Gradient Echo (CISS, GRASS etc.) per la minore incidenza di artefatti da suscettibilità magnetica dovuti alle innumerevoli interfaccie osso-aria dell'osso temporale e per la più elevata risoluzione spaziale e il più elevato rapporto segnale/rumore che esse offrono. Infine le sequenze TSE con TR e TF (Turbo Factor) molto alti consen-teno di ottenere un elevato contrasto liquor/nervi cranici che decorrono nel meato acustico interno.


1996 ◽  
Vol 9 (5) ◽  
pp. 565-571 ◽  
Author(s):  
T. Scarabino ◽  
G. Polonara ◽  
F. Perfetto ◽  
G.M. Giannatempo ◽  
A. Ceddia ◽  
...  

Gli autori illustrano gli aspetti tecnici e semeiologici della sequenza Fast Spin Echo nello studio dei traumi vertebro-midollari acuti. La rapidità di acquisizione, il mantenimento del contrasto Spin Echo e quindi della semeiotica delle lesioni vertebro- midollari, rendono tale sequenza una valida alternativa alla Spin Echo tradizionale, almeno nello studio su piani sagittali. Su piani assiali invece la Gradient Echo risulta ancora superiore alla Fast Spin Echo in virtù di un migliore contrasto sostanza bianca/sostanza grigia midollare e alla mancanza degli artefatti da pulsazione liquorale.


2013 ◽  
Vol 23 (3) ◽  
pp. 215-221 ◽  
Author(s):  
Mei-Yu Yeh ◽  
Changwei W. Wu ◽  
Wan-Chun Kuan ◽  
Pei-Shan Wei ◽  
Yung-Liang Wan ◽  
...  

2002 ◽  
Vol 43 (5) ◽  
pp. 464-473
Author(s):  
M. Alemany Ripoll ◽  
R. Raininko

Purpose: To compare the detectability of small experimental intracranial haemorrhages on MR imaging at 0.5 T and 1.5 T, from hyperacute to subacute stages. Material and Methods: 1 ml of autologous blood was injected into the brain of 15 rabbits to create intraparenchymal haematomas. Since the blood partially escaped into the cerebrospinal fluid (CSF) spaces, detectability of subarachnoid and intraventricular blood was also evaluated. MR imaging at 0.5 T and at 1.5 T was repeated up to 14 days, including T1-, proton density- and T2-weighted (w) spin-echo (SE), FLAIR and T2*-w gradient echo (GE) pulse sequences. The last MR investigation was compared to the formalin-fixed brain sections in 7 animals. Results: The intraparenchymal haematomas were best revealed with T2*-w GE sequences, with 100% of sensitivity at 1.5 T and 90–95% at 0.5 T. Blood in the CSF spaces was significantly ( p < 0.05) better detected at 1.5 T with T2*-w GE sequences and detected best during the first 2 days. The next most sensitive sequence for intracranial blood was FLAIR. SE sequences were rather insensitive. Conclusion: 1.5 T equipment is superior to 0.5 T in the detection of intracranial haemorrhages from acute to subacute stages. T2*-w GE sequences account for this result but other sequences are also needed for a complete examination.


2003 ◽  
Vol 48 (3) ◽  
pp. 230-236 ◽  
Author(s):  
Tabassum Laz Haque ◽  
Yukio Miki ◽  
Mitsunori Kanagaki ◽  
Takahiro Takahashi ◽  
Akira Yamamoto ◽  
...  

2021 ◽  
Vol 10 (9) ◽  
pp. 1850
Author(s):  
Seun-Ah Lee ◽  
Sang-Won Jo ◽  
Suk-Ki Chang ◽  
Ki-Han Kwon

This study aims to investigate the diagnostic ability of the contrast-enhanced 3D T1 black-blood fast spin-echo (T1 BB-FSE) sequence compared with the contrast-enhanced 3D T1-spoiled gradient-echo (CE-GRE) sequence in patients with facial neuritis. Forty-five patients with facial neuritis who underwent temporal bone MR imaging, including T1 BB-FSE and CE-GRE imaging, were examined. Two reviewers independently assessed the T1 BB-FSE and CE-GRE images in terms of diagnostic performance, and qualitative (diagnostic confidence and visual asymmetric enhancement) and quantitative analysis (contrast-enhancing lesion extent of the canalicular segment of the affected facial nerve (LEC) and the affected side-to-normal signal intensity ratio (rSI)). The AUCs of each reviewer, and the sensitivity and accuracy of T1 BB-FSE were significantly superior to those of CE-GRE (p < 0.05). Regarding diagnostic confidence and visual asymmetric enhancement, T1 BB-FSE tended to be rated greater than CE-GRE (p < 0.05). Additionally, in quantitative analysis, LEC and rSI of the canalicular segment on T1 BB-FSE were larger than those on CE-GRE (p < 0.05). The T1 BB-FSE sequence was significantly superior to the CE-GRE sequence, with more conspicuous lesion visualization in terms of both qualitative and quantitative aspects in patients with facial neuritis.


2002 ◽  
Vol 15 (6) ◽  
pp. 705-711
Author(s):  
P. Renzetti ◽  
R. C. Parodi ◽  
C. Ottonello ◽  
F. Zandrino ◽  
M. Cossu ◽  
...  

L'elevato peso atomico del Gd giustifica l'ipotesi di un utilizzo in tomografia computerizzata (TC) di mezzi di contrasto (MdC) già clinicamente in uso in risonanza magnetica (RM). Il potenziamento TC determinato dalla Gadodiamide (Gd-DTPA-BMA, Omniscan, Nycomed-Amersham), MdC paramagnetico non ionico, è stato valutato e quantificato in vitro e in vivo. Due serie di soluzioni scalari di Gadodiamide e di MdC iodato (Iopamiro 370, Bracco) sono state sottoposte a scansione TC per la quantificazione densitometrica in unità Hounsfield (UH). Sette pazienti affetti da neoplasia intracranica sono stati sottoposti a TC prima e dopo somministrazione endovenosa di 0,3 mmol/Kg di Gadodiamide; sono stati rilevati i valori medi di densità pre- e postcontrasto a livello dell'arteria basilare e della massa tumorale. Nello studio in vitro, a parità di concentrazione molare del MdC, è risultata maggiore la densità media della soluzione di gadodiamide rispetto al MdC iodato, superiorità statisticamente significativa (test F, p < 0,0001), a conferma del fatto che il Gd ha caratteristiche fisiche che lo rendono utilizzabile in MdC per TC. Nello studio in vivo, la gadodiamide ha determinato incrementi densitometrici medi (postcontrasto /precontrasto) del 71,05% per l'arteria basilare e del 45,23% per la lesione tumorale, consentendo una sufficiente apprezzabilità soggettiva dell'enhancement. La Gadodiamide può essere utilizzata come MdC in TC in pazienti con dubbia o asserita diatesi allergica per i MdC iodati allorquando non sia praticamente disponibile la RM (urgenze!) o sussistano importanti controindicazioni (pacemaker, ecc.). L'osmolarità medio-bassa (780 mOsm/Kg) e il profilo tossi-cologico favorevole della Gadodiamide permettono di ipotizzare l'utilizzo di dosi anche più elevate. Tali risultati preliminari rafforzano l'ipotesi della messa a punto di MdC per TC a base di Gd; più atomi di Gd potrebbero ad esempio essere contenuti all'interno della molecola con il duplice effetto di ridurre la tossicità ed elevare il peso atomico del MdC. Gadolinium (Gd) high atomic weight can enable us to use the Gd-chelates as contrast agents (c.a.) in computed tomography (CT). CT contrast enhancement (c.e.) due to Gadodiamide (Gd-DTPA-BMA, Omniscan, Nycomed-Amersham), a non-ionic paramagnetic c.a. used in magnetic resonance (MR) imaging, was evaluated and quantified through an in vitro and in vivo study.


Author(s):  
Elisabeth Sartoretti ◽  
Sabine Sartoretti-Schefer ◽  
Luuk van Smoorenburg ◽  
Barbara Eichenberger ◽  
Árpád Schwenk ◽  
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Objectives: To compare a novel 3D spiral gradient echo (GRE) sequence with a conventional 2D cartesian turbo spin echo (TSE) sequence for sagittal contrast-enhanced (CE) fat-suppressed (FS) T1 weighted (T1W) spine MRI. Methods: In this inter-individual comparison study, 128 patients prospectively underwent sagittal CE FS T1W spine MRI with either a 2D cartesian TSE (“TSE”, 285 s, 64 patients) or a 3D spiral GRE sequence (“Spiral”, 93 s, 64 patients). Between both groups, patients were matched in terms of anatomical region (cervical/thoracic/lumbar spine and sacrum). Three readers used 4-point Likert scales to assess images qualitatively in terms of overall image quality, presence of artifacts, spinal cord visualization, lesion conspicuity and quality of fat suppression. Results: Spiral achieved a 67.4% scan time reduction compared to TSE. Interreader agreement was high (alpha=0.868-1). Overall image quality (4;[3,4] vs 3;[3,4], p<0.001 – p=0.002 for all readers), presence of artifacts (4;[3,4] vs 3;[3,4] p=0.027 – p=0.046 for all readers), spinal cord visualization (4;[4,4] vs 4;[3,4], p<0.001 for all readers), lesion conspicuity (4;[4,4] vs 4;[4,4], p=0.016 for all readers) and quality of fat suppression (4;[4,4] vs 4;[4,4], p=0.027 – p=0.033 for all readers), were all deemed significantly improved by all three readers on Spiral images as compared to TSE images Conclusion: We demonstrate the feasibility of a novel 3D spiral GRE sequence for improved and rapid sagittal CE FS T1W spine MRI. Advances in knowledge: A 3D spiral GRE sequence allows for improved sagittal CE FS T1W spine MRI at very short scan times.


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