Genericidio e aborto nell’intuizionismo di Ross / Gendercide and abortion in Ross’s Intuitionism

2018 ◽  
Vol 67 (1) ◽  
pp. 55-69
Author(s):  
George L. Mendz

Le relazioni etiche tra l’eliminazione su vasta scala di feti o neonati di sesso femminile (genericidio) e l’aborto sono state studiate nell’ambito della teoria dei doveri prima facie di Ross e della metodologia ampiamente applicata del Principialismo. Entrambi i sistemi sono stati brevemente esaminati, ponendo particolare attenzione alla valutazione che questi hanno espresso sull’aborto e sul genericidio. Nell’ambito della teoria morale dei doveri prima facie che in condizioni particolari consente l’aborto e l’infanticidio, la percezione di feti o neonati femminili come membri inferiori di una comunità può rendere ammissibile il genericidio come misura per proteggere la famiglia e la società. Nelle stesse comunità, portatrici di background culturali e condizioni socio-economiche specifiche, l’applicazione del Principialismo alla decisione se abortire i feti femmine o abbandonare le neonate potrebbe portare ad un’analoga accettazione della liceità del genericidio. Le implicazioni di queste conclusioni sono state analizzate e discusse. ---------- The ethical relationships between the large scale termination of female fetuses or infants (gendercide) and abortion were investigated in the context of Ross’s prima facie duty theory and the widely applied method of Principlism. Both systems were reviewed briefly with focus on their evaluation on abortion and gendercide. In a prima facie duty moral theory that allowed abortion and infanticide under special conditions, the perception of female fetuses or infants as a lower class of members of a community could make gendercide permissible as a measure to protect family and society. In communities with these cultural backgrounds and socio-economic conditions, an application of Principlism to the decision of whether to abort female foetuses or neglect female infants could lead to a similar acceptance of the permissibility of gendercide. The implications of these conclusions were analysed and discussed.

Author(s):  
David Phillips

This book has two connected aims. The first is to interpret and evaluate W. D. Ross’s ethics, focusing on the key elements of his moral theory: his introduction of the concept of prima facie duty, his limited pluralism about the right, and his limited pluralism about the good. The second is to articulate a distinctive view intermediate between consequentialism and absolutist deontology, “classical deontology.” According to classical deontology the most fundamental normative principles are principles of prima facie duty, principles which specify general kinds of reasons. Consequentialists are right to think that reasons always derive from goods; and ideal utilitarians are right, contra hedonistic utilitarians, to think that there are a small number of distinct kinds of intrinsic goods. But consequentialists are wrong to think that all reasons have the same weight for all agents. Instead there are a small number of distinct kinds of agent-relative intensifiers: features that increase the importance of certain goods for certain agents. It is argued that classical deontology combines the best elements of the moral theories of Ross and of Sidgwick, and that the best philosophical interpretation of Ross is that he is a classical deontologist.


2019 ◽  
pp. 1-12
Author(s):  
David Phillips

This chapter introduces the project of Rossian Ethics. The book has two connected aims. The first is to interpret and evaluate W. D. Ross’s ethics, focusing on the key elements of his moral theory: his introduction of the concept of prima facie duty, his limited pluralism about the right, and his limited pluralism about the good. The second is to articulate a distinctive view intermediate between consequentialism and absolutist deontology, “classical deontology.” The introductory chapter includes brief accounts of the kind of project of philosophical interpretation that the book undertakes, and of Ross’s place in the Sidgwick-to-Ewing school recently discussed by Hurka.


1996 ◽  
Vol 9 (2_suppl) ◽  
pp. 115-125 ◽  
Author(s):  
A. Saletti ◽  
F. Calzolari ◽  
S. Ceruti ◽  
R. Tamarozzi

Scopi del presente studio sono il confronto tra angio-TC ed angiografia digitalizzata intaarteriosa nello studio delle biforcazioni carotidee, la descrizione del metodo utilizzato in angio-TC per la quantificazione delle stenosi e la discussione dell'eventuale collocazione dell'angio-TC nel protocollo di studio di questa patologia. La nostra casistica comprende 16 pazienti, 12 maschi e 4 femmine, di età compresa tra 52 e 78 anni, sottoposti preventivamente ad esame ultrasonografico delle biforcazioni carotidee, risultato positivo per patologia ateromasica. Sono state studiate con angio-TC 32 biforcazioni carotidee, utilizzando un apparecchio Elscint CT Twin II.I dati sono stati acquisiti in maniera continua, con tecnica volumetrica (double helix - dual slice) per un tempo di scansione complessivo di 24 secondi. Sono stati somministrati 80 ml di mezzo di contrasto non ionico (300 mg I / 100 ml) per via endovenosa. Le acquisizioni sono state ottenute utilizzando una collimazione del fascio di 2,5 mm ed una velocità di spostamento del tavolo di 3,7 mm / sec (pitch 0,7). Le immagini «angiografiche» sono state successivamente ricostruite utilizzando l'algoritmo «maximum intensity projection» (MIP). Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad angiografia digitalizzata intraarteriosa; ogni biforcazione carotidea è stata analizzata attraverso almeno 2 proiezioni angiografiche. La percentuale di stenosi è stata determinata secondo i criteri del North American Symptomatic Endarterectomy Trial (NASCET). Una concordanza globale tra le due metodiche nella misura dei diametri carotidei si è verificata in 23/32 casi (71,8%). La stenosi è stata sovrastimata dall'angio-TC rispetto all'angiografia digitalizzata in 6/32 casi (18,8%); in 3 casi (9,4%) la stenosi è stata sottostimata dall'angio-TC. Aspetti peculiari dell'angio-TC sono la possibilità di analisi della biforcazione in qualsiasi proiezione (rotazione delle immagini MIP), la precisa misurazione delle stenosi (ottenibile nelle immagini assiali) e l'individuazione delle componenti molli e/o calcifiche delle placche ateromasiche. La rapidità di acquisizione dei dati riduce al minimo l'evenienza di artefatti da movimento. A nostro parere l'angio-TC potrebbe essere attualmente eseguita dopo l'esame ultrasonografico e prima dell'eventuale endarterectomia per ottenere una ulteriore rappresentazione della biforcazione carotidea quando angio-RM e angiografia sono controindicate, quando l'angio-RM o l'angiografia forniscono reperti di dubbia interpretazione ed infine se necessario dimostrare la morfologia della placca o altre alterazioni della parete arteriosa (ad esempio aneurismi trombizzati).


2013 ◽  
Vol 25 (3) ◽  
pp. 181-190
Author(s):  
Giancarlo Ruggieri

Oltre dieci anni fa venne osservata e analizzata la marginalità in Italia della dialisi peritoneale (DP). Questo lavoro rivisita questo problema della DP in Italia e nel mondo, valutandone le possibili cause su basi economiche e medi-che. Sono state studiate le possibili relazioni esistenti fra prodotto interno loro pro-capite (PIL/pC) e DP %, utilizzando i dati di prevalenza della DP 2007–2008 di 106 Paesi e associando a tali dati quelli dei corrispondenti PIL/pC della World Bank. Non è risultata nessuna correlazione diretta fra PIL/pC e DP %, ma è risultata un'evidente tendenza dei Paesi con reddito maggiore a ricorrere meno alla DP rispetto ai Paesi con reddito minore. Ciò è stato definito più chiaramente rapportando il PIL/pC con la DP % normalizzata sul reddito (DPn): questo approccio ha dimostrato un'evidente e significativa differenza fra Paesi con maggiore e minore PIL/pC, questi ultimi avendo una quota di DPn assai più elevata rispetto ai primi (fra cui l'Italia), in cui la scelta dialitica è apparsa chiaramente basata su altri fattori che non il PIL/pC, assai presumibilmente su un miglior rapporto rimborso/costo e su un minore affidamento verso la DP. Per quest'ultimo aspetto sono stati presi in considerazione dei problemi persistenti nell'esercizio della DP, il drop out per peritonite, che, anche se molto ridotto, merita ancora una valutazione in tutte le statistiche, e la perdita di efficacia peritoneale, dovuta ai perduranti danni legati alle soluzioni di dialisi, ridotti ma non ancora aboliti: si deve ritenere che rimborsi inadeguati e problemi clinici pesino negativamente sul trend della diffusione della DP.


2019 ◽  
pp. 155-196
Author(s):  
David Phillips

This chapter focuses on the metaethical and epistemological framework within which Ross develops his moral theory. It is argued that the most important distinctive feature of Ross’s nonnaturalist metaethics is his emphasis on the distinction between essence theories and grounds theories, which is the product of his introduction of the concept of prima facie duty; that Ross does a better job of arguing for nonnaturalism than Moore does in Principia Ethica; and that Ross also does well in recognizing and taking on two new alternative positions in metaethics: noncognitivism (against which he raises a version of the Frege-Geach problem decades before Geach) and error theory. It is then argued that his moral epistemology is less satisfactory. He inherits from Prichard a distinctive form of knowledge-first epistemology that (unlike Sidgwick’s fallibilist intuitionism) leads to dogmatism. And his claims about the special epistemic status of principles of prima facie duty are problematic.


Social Forces ◽  
2021 ◽  
Author(s):  
Gabriel Otero ◽  
Beate Volker ◽  
Jesper Rozer

Abstract This paper studies how social capital is divided across classes in Chile, one of the most unequal countries in the world. We analyse the extent to which upper-, middle-, and lower class individuals congregate in social networks with similar others, while following Bourdieu and expecting that in particular the networks of the higher social strata are segregated in terms of social capital. We test our argument with large-scale, representative survey data for the Chilean urban population aged 18–75 years (n = 2,517) and build an integrated indicator of people’s social class that combines measures of education, occupational class, and household income. Our regression analyses show that upper-class individuals have larger networks and access to more varied and prestigious social resources than their middle- and lower class counterparts. Interestingly, however, we found a U-shaped relationship between social class and class homogeneity, indicating that network segregation is high at the top as well as at the bottom of the class-based social strata. In contrast, the classes in the middle have more heterogeneous class networks, possibly forming an important bridge between the “edges” of the class structure. These findings demonstrate that whereas social and economic capital cumulates in higher classes, the lower classes are socially deprived next to their economic disadvantage.


2021 ◽  
pp. 002076402199238
Author(s):  
Or Burstein ◽  
Alon Shamir ◽  
Nurit Abramovitz ◽  
Ravid Doron

Background: As many patients view conventional antidepressants and anxiolytics negatively, it is not surprising that the willingness to apply these treatments is far from ideal, thus posing a critical barrier in promoting an effective and durable treatment. Aim: The present study aimed to explore patients’ attitudes toward conventional and herbal treatments for depression and anxiety, while considering cultural and demographic factors, to further elucidate the antecedes that putatively determine the treatment’s outcome. Methods: During June 2017, a cross-sectional survey was conducted using stratified sampling from a large-scale Israeli volunteer online panel. The final sample included 591 Jewish Israeli adults that reported they were suffering from depression or anxiety. Results: A heterogeneous range of attitudes toward treatment was found: for example, a large group of patients did not utilize prescription medications (39%), a professional consultation (12.9%), or any form of treatment (17.4%). Interestingly, these patients were significantly more likely to support naturally-derived treatments and were less concerned with scientific proof. Further, adverse effects were demonstrated as a prominent factor in the choice of treatment. A higher incidence of adverse effects was associated with an increased willingness to consider an alternative herbal treatment. Noteworthy attitudes were found in orthodox-Jewish individuals, who showed similar consultation rates, but utilized more psychological, rather than pharmacological treatments. Conclusions: It is proposed that patients’ perspectives and cultural backgrounds are needed to be taken into consideration during the clinical assessment and choice of treatment. The findings imply that a particular emphasis should be placed on patients that discard conventional pharmacological options and on distinct cultural aspects. Several recommendations for revising the current policy are advocated to promote more culturally-informed and patient-oriented care.


2002 ◽  
Vol 15 (6) ◽  
pp. 705-711
Author(s):  
P. Renzetti ◽  
R. C. Parodi ◽  
C. Ottonello ◽  
F. Zandrino ◽  
M. Cossu ◽  
...  

L'elevato peso atomico del Gd giustifica l'ipotesi di un utilizzo in tomografia computerizzata (TC) di mezzi di contrasto (MdC) già clinicamente in uso in risonanza magnetica (RM). Il potenziamento TC determinato dalla Gadodiamide (Gd-DTPA-BMA, Omniscan, Nycomed-Amersham), MdC paramagnetico non ionico, è stato valutato e quantificato in vitro e in vivo. Due serie di soluzioni scalari di Gadodiamide e di MdC iodato (Iopamiro 370, Bracco) sono state sottoposte a scansione TC per la quantificazione densitometrica in unità Hounsfield (UH). Sette pazienti affetti da neoplasia intracranica sono stati sottoposti a TC prima e dopo somministrazione endovenosa di 0,3 mmol/Kg di Gadodiamide; sono stati rilevati i valori medi di densità pre- e postcontrasto a livello dell'arteria basilare e della massa tumorale. Nello studio in vitro, a parità di concentrazione molare del MdC, è risultata maggiore la densità media della soluzione di gadodiamide rispetto al MdC iodato, superiorità statisticamente significativa (test F, p < 0,0001), a conferma del fatto che il Gd ha caratteristiche fisiche che lo rendono utilizzabile in MdC per TC. Nello studio in vivo, la gadodiamide ha determinato incrementi densitometrici medi (postcontrasto /precontrasto) del 71,05% per l'arteria basilare e del 45,23% per la lesione tumorale, consentendo una sufficiente apprezzabilità soggettiva dell'enhancement. La Gadodiamide può essere utilizzata come MdC in TC in pazienti con dubbia o asserita diatesi allergica per i MdC iodati allorquando non sia praticamente disponibile la RM (urgenze!) o sussistano importanti controindicazioni (pacemaker, ecc.). L'osmolarità medio-bassa (780 mOsm/Kg) e il profilo tossi-cologico favorevole della Gadodiamide permettono di ipotizzare l'utilizzo di dosi anche più elevate. Tali risultati preliminari rafforzano l'ipotesi della messa a punto di MdC per TC a base di Gd; più atomi di Gd potrebbero ad esempio essere contenuti all'interno della molecola con il duplice effetto di ridurre la tossicità ed elevare il peso atomico del MdC. Gadolinium (Gd) high atomic weight can enable us to use the Gd-chelates as contrast agents (c.a.) in computed tomography (CT). CT contrast enhancement (c.e.) due to Gadodiamide (Gd-DTPA-BMA, Omniscan, Nycomed-Amersham), a non-ionic paramagnetic c.a. used in magnetic resonance (MR) imaging, was evaluated and quantified through an in vitro and in vivo study.


2003 ◽  
Vol 12 (1) ◽  
pp. 116-118 ◽  
Author(s):  
Aaron Spital

In their recent article, Glannon and Ross remind us that family members have obligations to help each other that strangers do not have. They argue, I believe correctly, that what creates moral obligations within families is not genetic relationship but rather a sharing of intimacy. For no one are these obligations stronger than they are for parents of young children. This observation leads the authors to the logical conclusion that organ donation by a parent to her child is not optional but rather a prima facie duty. However, Glannon and Ross go a step further by suggesting that because parent-to-child organ donation is a duty, it cannot be altruistic. They assert that “altruistic acts are optional, nonobligatory…supererogatory…. Given that altruism consists in purely optional actions presupposing no duty to aid others, any parental act that counts as meeting a child's needs cannot be altruistic.” Here I think the authors go too far.


1997 ◽  
Vol 10 (2_suppl) ◽  
pp. 148-148
Author(s):  
L. Manfrè ◽  
R. Angileri ◽  
G. Caruso ◽  
V. D'Antonio ◽  
M. De Maria ◽  
...  

A differenza dell'Angiografia, l'esame Angio-RM consente la simultanea visualizzazione dei vasi del poligono. Si è valutata la correlazione esistente tra calibro dei sifoni e asimmetrie di sviluppo del poligono nella popolazione normale. Sono stati esaminati 3 casi di occlusione totale di una carotide. 120 pazienti privi di patologie vascolari o neoplastiche sono stati sottoposti ad esame Angio-RM 3DTOF con Magnetization Tranfer e TONE. Sono state valutate le immagini di sorgente e 3DMIP, prima e dopo sottrazione dei pixel non vascolari. I pazienti sono stati suddivisi in 5 gruppi: I = aplasia di A1, II = ipoplasia di A1, III = lieve asimmetria di A1, IV ? arteria comunicante posteriore fetale, V = poligono simmetrico. Inoltre i pazienti sono stati suddivisi in base al calibro della carotide interna in: A (simmetrico), B (lieve asimmetria), e C (marcata asimmetria). è stata calcolata la percentuale di differenza di calibro (PDC) tra carotide destra e sinistra (Cmin/Cmax). Sono stati posti in correlazione PDC e simmetria dei vasi del poligono. I pazienti del gruppo C sono stati sottoposti a color Doppler dei vasi al collo, per escludere vasculopatia a monte. Una differenza statisticamente significativa in termini di PDC tra sifone carotideo destro e sinistro è stata osservata unicamente nei pazienti di gruppo I e II. I pazienti affetti da occlusione del sifone carotideo con compenso via Al dimostravano un calibro di Al superiore rispetto ai gruppi III, IV e V. Per quanto una asimmetria di calibro dei sifoni carotidei possa suggerire l'esistenza di una patologia vascolare a monte, è necessario considerare le varianti anatomiche correlate all'asimmetrico del poligono di Willis. Il bilancio dei rami collaterali esistenti a livello del poligono di Willis mediante Angio-RM è importante per la valutazione dei possibili circoli di compenso.


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